I nostri armadi sono spesso stracolmi di abiti: che compriamo e abbandoniamo con l’etichetta, che acquistiamo in vista di un’occasione specifica o il cui acquisto è stato dettato da un bisogno altro rispetto a quello dell’utilità dell’abito. Ciò può portare a trascorrere troppo tempo per scegliere cosa indossare, così si finisce con lo scegliere sempre gli stessi indumenti, anche se vecchi.
“Un’ira smisurata sfocia nella follia; perciò evita l’ira, per conservare non solo il dominio di te, ma la tua stessa salute.” Lucio Anneo Seneca
Seneca, filosofo, drammaturgo e politico romano aveva intuito che l’ira, o collera, come la definiremo in questo articolo, non solo può essere pericolosa per la mente, ma anche per il corpo. Dei sette vizi capitali è apparentemente il più lontano dalla dimensione del piacere, almeno non per tutti. Essere in preda all’ira genera disagio, sentimenti di perdita di controllo e spesso conseguenze fisiche negative.
Non so se vi è capitato di leggere il testo degli Aqua e non so se quei cantanti così anni ‘90 avevano messo in conto che Barbie, oltre che un’icona intergenerazionale, sarebbe diventato un colosso mediatico.
Ad ogni modo le parole che vengono usate nel film di Greta Gerwing richiamano a una ragnatela di temi servita al tavolo della platea che, a mio avviso, sono densi di significati di portata esistenzialistica; alla maggior parte delle spettatrici e degli spettatori, inoltre, non sarà sfuggito il tema femminista, che fa da sfondo all’intera pellicola.
Hai mai reagito emotivamente in modo negativo senza capire cosa ha scatenato quella risposta? Probabilmente, questa sensazione, è data da un’allergia emotiva.
In psicologia l’emozione è definita come un stato complesso di sentimenti che si traducono in reazioni fisiche e psicologiche che, a loro volta, influiscono su pensiero e comportamento.
Il termine “emozione” deriva dal latino “emovère” ossia “muovere fuori, smuovere”.
Metti un viaggio tra amic* che si conoscono poco, fra conoscenti o sconosciut* riunit* da un affetto o da una passione comune. Proponi di creare insieme prima della partenza una playlist, una colonna sonora del viaggio, utilizzando un App come Spotify, attraverso cui ognun* possa offrire un contributo, condividere i propri gusti e parti di sé col gruppo. E osserva cosa succede.
“Sai mantenere un segreto? Sto organizzando un’evasione da un carcere. Mi serve, diciamo, un complice. Prima dobbiamo andarcene da questo bar, poi dall’albergo, dalla città e infine dal paese. Ci stai o non ci stai?” (Lost in Translation
“E come se stessi leggendo un libro… è un libro che amo con tutta me stessa, ma lo leggo lentamente ora, le parole sono distanti tra loro gli spazi tra le parole sono quasi infiniti. Riesco ancora a sentire te e le parole della nostra storia, ma è in questo spazio infinito tra le parole che sto trovando me stessa ora. È un posto che non appartiene al mondo fisico, dove ci sono cose che neanche sapevo esistessero. Ti amo tantissimo. Ma ora sono qui, e ora sono questa, e devi lasciarmi andare, per quanto io lo voglia, non posso più vivere nel tuo libro.”
Questo discorso è tratto dal film Her di Spike Jonze del 2013. A parlare è Samantha, intelligenza artificiale, di cui si innamora il protagonista Theodore. Nel film queste parole coincidono con un addio, ma non è questo l’aspetto, in fin dei conti non determinante, sul quale vorrei soffermarmi. La vera forza di queste parole sta nella consapevolezza che Samantha acquisisce di se stessa, lo scoprire un proprio nuovo modo di essere, di desiderare. Si riconosce come una “persona” nuova, con caratteristiche diverse emerse durante e grazie la relazione, non conosciute fin dall’inizio. Questo, inequivocabilmente, genera una crisi, una frattura, un’inevitabile frustrazione che per essere accolta, generando un cambiamento, ha bisogno di essere lasciata andare. Questo è il punto che più mi piace del discorso: lasciare andare la frustrazione.
L’immaginario comune associato alla rabbia è ricco di significati negativi. Quest’emozione viene spesso collegata alla sua espressione comportamentale più diffusa o che in generale desta più scalpore, assumendo le forme dell’aggressione e della violenza. Quando la rabbia prende queste forme “perdiamo la testa”, agiamo in maniera istintiva, e sollecitiamo una parte di noi più viscerale, avvicinandoci nelle sembianze e nei comportamenti al mondo animale. Prima di essere rappresentata con l’omino rosso col fumo che esce dalle orecchie del film d’animazione “Inside out” della Pixar, nei convegni e nei training sulle emozioni la rabbia veniva rappresentata con la celebre foto dell’uomo che spalanca le fauci assomigliando al leone che aggredisce la preda. Infatti la rabbia è un’emozione che ci prepara all’attacco, per difendere il proprio territorio (ad esempio, la nostra autostima), perché ci sentiamo minacciati, o ancora perché i nostri bisogni sono stati frustrati. Si potrebbe quindi dire che rabbia è un’emozione che ci porta all’autotutela.
Le emozioni sono processi costanti e vigili di risposta immediata, percepibili tramite il sentire e riconoscibili in espressioni e comportamenti. Sono la conseguenza di meccanismi a dotazione biologica, ciclici e molto rapidi che si attivano quando un individuo entra in contatto con una situazione rilevante. Dalla prima risposta sensoriale, si susseguono un insieme di rapidi processi emotivi il cui risultato consiste in modificazioni a livello fisiologico, dell’esperienza soggettiva e del comportamento.
I contenuti presenti sul blog "ilsigarodifreud.com" dei quali sono autori i proprietari del sito non possono essere copiati,riprodotti,pubblicati o redistribuiti perché appartenenti agli autori stessi. E’ vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. E’ vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dagli autori.