Mese: Luglio 2017

Il mutismo selettivo. Quando parla il silenzio

Il Mutismo Selettivo è un disturbo poco conosciuto perché poco riscontrato, ne sono affetti 7 bambini su 1000, che colpisce prevalentemente i bambini senza distinzioni relative al sesso e all’etnia e che è caratterizzato dalla persistente incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche, come ad esempio a scuola, quando ci si aspetta che si parli, mentre in altre situazioni parlare risulta possibile. Nei contesti in cui questi bambini si sentono a proprio agio riescono ad esprimersi normalmente e per questo spesso la loro difficoltà nel parlare viene scambiata per timidezza.

Nel mutismo selettivo lo sviluppo e la comprensione del linguaggio sono nella norma e non sono presenti disfunzioni organiche, disturbi della comunicazione (come la balbuzie) o disturbi mentali (come autismo, schizofrenia, ritardo mentale). Il disagio si può manifestare anche nella difficoltà che i bambini muto selettivi hanno nel mantenere il contatto visivo, nella loro rigidità fisica e nell’inespressività del volto. I bambini affetti da questo disturbo possono comunicare attraverso gesti, annuendo o scuotendo il capo in segno di diniego.

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Il bacio. Incontrarsi sulla pelle

C’è il bacio che sveglia una principessa da un lungo sonno… c’è il bacio della buonanotte, dato dal genitore amorevole ad un figlio prima di lasciarlo al mondo dei sogni… c’è il bacio in grado di trasformare un rospo in un principe… c’è il bacio di un discepolo che tradisce il maestro… 

Ci sono primi baci, e ultimi baci… Ci sono baci lenti, morbidi, dolci, e baci tiepidi, insipidi… Baciamo sulle labbra, baciamo sulla fronte, baciamo sulle guance, baciamo sul collo… Baciamo gli amanti, ma baciamo anche gli amici, i genitori, i fratelli… Baciamo per salutare, baciamo per ringraziare, baciamo per chiedere scusa, baciamo per condividere… 

Attraverso una così piccola parte del corpo come le labbra, siamo in grado di trasmettere un numero infinito di sensazioni ed emozioni e di veicolare tanti messaggi quanti possono le parole.

Alle origini del bacio… 

La biologa Kirshenbaum ha definito l’atto di baciare come l’aderire bocca a bocca di due individui o il premere le labbra su qualche altra parte del corpo di un altro o di un oggetto. I primissimi riferimenti storici al bacio sono rintracciabili in testi indù del 1000 a.C., anche solo in seguito il bacio ha acquisito la correlazione con la sessualità che ha oggi. 

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Genitorialità Pride. Basta che….Mi vuoi bene!

Chi tace spaventa

(Alda Merini)

“Diversi follow-up su questo campione hanno mostrato che l’adattamento psicologico, le relazioni tra pari, le relazioni familiari e i progressi scolastici di questi bambini erano del tutto paragonabili a quelli dei bambini cresciuti in famiglie eterosessuali, sottolineando come l’adattamento nell’infanzia sia determinato in gran parte dal funzionamento familiare (accordo tra i genitori, condivisione delle responsabilità, stabilità economica ecc.), indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori” (Castagnoli, 2009).

Provate a mettervi nei panni di … Di chi desidera un figlio e non può “naturalmente” averlo, chi deve ricorrere a percorsi di procreazione medicalmente assistita per riuscirci, chi a un utero surrogato, chi all’adozione. Quale di questi percorsi è meno privo di dolore, sofferenza, sacrificio? Percorsi che comunque portano alla vita.

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Il Butoh. La danza delle tenebre

image courtesy of allabout-japan.com

Un uomo nudo danza, con il corpo completamente ricoperto di pittura bianca. Le membra scosse da tremori sincopati e dolenti. La mimica del suo viso si tende, digrigna i denti, soffre, mentre ogni muscolo del suo corpo  si contrare in spasmi ritmici che compongono la danza delle tenebre.

Il butoh nasce in Giappone, tra gli anni cinquanta e sessanta grazie agli sforzi di Tatsumi Hijikata, e Kazuo Ohno. In origine il movimento artistico del Butoh si caratterizzava per il suo aspetto provocatorio, mettendo in scena tabù sessuali, una rappresentazione grottesca, decadente, mortifera eppure umoristica, in cui il corpo è sempre al centro della scena. L’attore è organico, amplia il concetto di danza trascendendo il concetto di estetica, diventando egli stesso luogo della rappresentazione drammatica.

Per molti il Butoh rappresenta un “grido primordiale che annienta e vanifica ogni norma, la trasformazione e la metamorfosi della ribellione del corpo naturale contro la violenza della cultura, che porta alla luce pure visioni dal subconscio sostenute unicamente dall’urgenza del desiderio e dell’istinto primitivo.

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L’ultima seduta. La fine del rapporto terapeutico

Concludere  un percorso psicoterapeutico, durato magari diversi anni, è l’ultimo atto “terapeutico” che si compie all’interno del setting clinico. Terapeuta e paziente sono giunti al termine del loro percorso comune. In base alla mia formazione, al momento del contratto terapeutico, all’inizio di una psicoterapia o di un percorso di consulenza, non viene fornito un termine, questo perché la relazione è il primo elemento che concorre alla cura della persone che si è rivolta al professionista. All’interno di essa, come attraverso pagine di un romanzo di cui ci siamo limitati a leggere la quarta di copertina, si svolgeranno tutte le vicende, verrà narrata e poi ri-narrata la storia del paziente, verranno messi in atto degli agiti, e la realtà irromperà diverse volte nel setting, ricordando che il qui ed ora è legato inevitabilmente al “lì ed allora” del passato della persona che si trova con noi nel campo analitico.

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Le Emozioni. Vale la pena conoscerle?

Come scrive McDougall (McDougall, Teatri del corpo, 2012 Raffaello Cortina Editore): “il cuore è l’organo privilegiato dell’affetto, la metafora dell’amore, della sofferenza e della nostalgia, come peraltro dell’odio, della violenza e della collera”.

Non c’è cosa più complessa e difficile del mettersi in contatto con le proprie emozioni. Tentiamo costantemente di ignorarle, ma anche se proviamo a metterle a tacere cercando di non ascoltarle, loro sono presenti, ci sono, vengono comunque immagazzinate in qualche lato a noi oscuro, pronte a riaffiorare con una forza e un’intensità che le rende poi di difficile gestione.

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