Mese: Gennaio 2015

Nel vortice della Depressione
La vita di coppia e la sessualità

Noia. Senso di vuoto. Impotenza. Bassa autostima. Apatia. Rabbia. Tristezza..

Sono solo alcuni, i più diffusi, vissuti associati alla depressione.

Qualche volta ci capita di sperimentarli sulla nostra pelle, conosciamo questi sentimenti ed anche quando siamo sereni, può capitare, leggendo i loro nomi, di sentirli vivi dentro di noi. La depressione è infatti un’esperienza molto più “nostra” e comune di quanto immaginiamo (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “La Depressione- La crosta di una ferita interna” della rivista del mese di Gennaio 2015).

Secondo Melanie Klein, ogni individuo entra in contatto con le seguenti sensazioni nel momento di separazione primaria con la madre (“posizione depressiva normale”). Nel primo anno di vita, infatti, il bambino per la prima volta fa esperienza di quel sentimento di vulnerabilità, impotenza e tristezza che caratterizza la depressione in ogni fase di vita. È posto di fronte al dilemma di non poter bastare a se stesso, di essere dipendente da un oggetto esterno, come la mamma che ha un compito centrale nel superamento della 

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Il Tatuaggio. Storie incise sulla pelle

Blue Ruin 1, Irezumi, 1937

Il bagnasciuga in estate è una passerella dove sfila la variopinta diversità dei bagnanti: corpi armoniosi che sembrano aver passato l’inverno in preparazione di quel preciso istante si alternano ad altri che sembrano esser stati sorpresi all’improvviso dall’arrivo dell’estate; tintarelle omogenee color caramello si alternano al rosso peperone degli incauti ed al bianco che riflette la luce del sole dei non habituè; bikini all’ultima moda, retrò, sportivi, interi, comodi o improvvisati, slip o boxer secondo la propria corrente di pensiero, sono gli unici “abiti” che permettono all’uomo di coprire la sua nudità. O forse no.

L’osservatore attento potrebbe aver notato nell’ultimo decennio un cambiamento all’interno di una scena che potrebbe altrimenti essere la stessa (con le varianti della moda del momento) in una qualsiasi spiaggia italiana dai primi del novecento a questa parte.

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Identità
Come si risponde alla domanda “Chi sei?”

Eccoti lì: seduto di fronte ad un uomo distinto che ti scruta da una sedia in apparenza molto più comoda della tua. È un esperto in selezione del personale, presumibilmente uno psicologo del lavoro, mentre tu sei al secondo colloquio in questo mese. Quel posto è fatto apposta per te, hai studiato e fatto pratica in quel settore, sei pronto a rispondere ad ogni domanda teorica e tecnica su quella specifica mansione. Hai appena ribadito il tuo nome e, ostentando sicurezza, ti stai accingendo ad esporre dettagliatamente la tua carriera, quando vieni interrotto dalla fatidica richiesta: “Come si descriverebbe in 3 aggettivi?”. Probabilmente l’ultima volta che hai risposto a questa domanda stavi compilando un test su Cioè. Sorridi ed accenni un balbettio (prima fase di imbarazzo). Provi a guardarti dentro, cerchi tutte le possibili risposte sincere da dare che non siano banali, ti armi di coraggio e cinguetti qualcosa (seconda fase di imbarazzo). Il selezionatore potrà a questo punto essere soddisfatto della tua risposta, ma a te sembrerà incompleta, superficiale, se non addirittura poco simile a te.

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Lascia o raddoppia. Come affrontare un problema?

Gediminas Pranckevi – Autum

“Ho la febbre…mi bombardo di tachipirina…domani non posso assolutamente saltare quell’appuntamento”. Quante volte vi è capitato di pronunciare questa frase? Quante volte avete guardato con terrore il termometro e pensato immediatamente agli impegni che proprio non avreste potuto rimandare? Senza dubbio ognuno ha i suoi ottimi motivi per sperare di non dover rimandare determinati impegni. Per sperare di non dover passare due giorni a casa sotto le coperte piuttosto che in ufficio a sbrigare quella pratica importantissima e più che urgente, la cui scadenza risuona ormai come l’ultimo rintocco della mezzanotte fatale per Cenerentola. Speriamo di non essere costretti a perdere tempo, per non dover poi correre più veloci degli orologi che minacciosi segnano il passare delle ore.

Per questo chiediamo l’aiuto di infallibili compagni di mille lotte. Farmaci, pasticche e pasticchette ci rimettono in sesto…forse…non sempre. “Si abbassa la febbre e vado in ufficio”. Passa il sintomo e, anche se non nel pieno delle nostre forze, possiamo andare avanti. Senza fermarci.

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L’oggetto transizionale. Linus non aveva tutti i torti

Sofia è una bambina molto amata, i suoi genitori sono sempre stati attenti alle sue cure e ai suoi bisogni.

Quando è nata, ma forse ancor prima di nascere,  amici e parenti  hanno riempito la sua cameretta con peluches di ogni genere, con la speranza che uno di questi potesse rappresentare per lei  la famosa “Copertina di Linus” da portare a scuola, a casa dei nonni o semplicemente in giro.

Sofia, tra tutti quei giochi e peluches si è particolarmente affezionata a un orsetto chiamato Minù: da quando si sveglia fino a quando va a dormire, Minù è sempre accanto a lei. Lo cerca quando vuole addormentarsi la sera, la mamma glielo mette vicino nei momenti di sconforto, quando viene rimproverata da qualcuno lo cerca e lo stringe forte a sé. Con il passare del tempo Minù sembra crescere con lei, non è più così morbido come prima, in realtà sembra “invecchiato”, pochi giorni fa ha perso anche un occhio, ma per Sofia non è cambiato niente, Minù rimane comunque il suo peluche preferito.

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La violenza sulle donne. “Il sesso debole”, invenzione di una società patriarcale

“Interior” (1868-69), Edgar Degas, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, Pennsylvania, USA

Durante il periodo dell’università mi è capitato di lavorare in un centro di pronta accoglienza per donne con minori in qualità di operatore sociale. Un luogo nato per rispondere, con accoglienza immediata, all’urgenza del bisogno e alle esigenze di protezione e di aiuto a donne singole e a madri con figli minori. Questa struttura rappresenta un rifugio da situazioni di disagio sociale, economico e in alcuni casi di violenza domestica. Ricordo che il mio primo turno fu di notte: ero agitato, poiché mi ero preparato psicologicamente al fatto di trovarmi in un ambiente triste, dove la tensione si sarebbe avvertita nell’aria. Arrivai alle 20:00 e cominciai a salire i gradini che conducevano all’ingresso del centro, che era situato al primo piano di uno stabile.

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Il lutto. Della morte e di altre perdite.

Malinconia (1892) – Edvard Munch

 L’orologio sulla parete segna le 2:25 di una delle mie solite notti insonni. Eccomi qui, la mente attiva e io già in piedi. Accendo il telefono così da scorrere le notizie dell’ultima ora dalla mia applicazione…ma basta un attimo, ed ecco che scelgo il dirottamento repentino, quasi  una sorta di automatismo ormai acquisito; così, il mio dito va per aprire la mia pagina Facebook. Leggo e non leggo, guardo e non guardo. Mi chiedo di che cosa mai io sia in cerca. A quell’ora del mattino poi. Tutt’a un tratto resto gelata davanti ad un post di Federico Zampaglione, voce dei Tiromancino.

Federico dice di esser sconvolto da una notizia appena appresa: la morte di Pino Daniele. Morte. Di Pino Daniele. Resto pietrificata per qualche istante, sino a quando, senza quasi accorgermene, viene fuori un deciso: “No, non è vero. Non può essere. Lui no!”.

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La Depressione. La Crosta di una ferita interna

Campo di grano con volo di corvi – Vincent Van Gogh

“ Non puoi stare tutto il giorno a letto, devi fare qualcosa! “

“ Stai troppo tempo in casa, non esci mai. ”

“ Cerca di reagire, stare così non servirà a nulla.. ”

“ È tutto nella tua testa! ”

“ Non sei più quello di un tempo.. ”

Marco non ride più, non lavora più, non mangia più. Dorme troppo, piange troppo, si odia troppo. Trascorre le sue giornate a letto. Il momento più brutto della giornata è svegliarsi, con la consapevolezza di dover far passare un’altra giornata in quel modo, vigile, ma senza vita. Il momento più bello è la sera, dove può far riflettere il proprio buio interiore con quello della notte. Marco non ha più voglia di far nulla, non per capriccio, ma per il semplice motivo di non avere più la spinta nel fare qualcosa, nel non avere più entusiasmo per le proprie attività. Tutto il suo entusiasmo è stato invaso dalla tristezza e dalla consapevolezza di non valere nulla nella vita, o di percepire la realtà esterna come troppo minacciosa e ingiusta.

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Egosintonia ed Egodistonia. Di musica e psiche

Capita a volte di ascoltare un amico pianista suonare e di lasciarci trasportare dall’armonia dei suoni, sognanti ed un po’ “persi” nei nostri pensieri. Capita di sintonizzarci a tal punto su quell’armonia, da provare una vera sensazione di fastidio quando il panciuto gatto del nostro amico, attratto anche lui da quei suoni e da quelle frequenze, decide di salire sulla tastiera, nel tentativo di emulare gli amici del celebre cartone Disney e sperimentarsi pianista, rompendo quel clima magico che la sensibilità e l’abilità artistiche del nostro amico avevano creato.

Ho preso in prestito la metafora dal mondo musicale, a me molto caro, per poter creare nel lettore quelle sensazioni sinestesiche, di piacere prima, e di fastidio poi, legate all’armonia ed alla disarmonia dei suoni.

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