Lo stigma della depressione
Il caso Marco Bellavia al GFVip

In questi giorni hanno creato molto scalpore le vicende che coinvolgono Marco Bellavia e il manifestarsi di sintomatologie depressive all’interno del Grande Fratello Vip. Il noto programma televisivo ci conferma ancora una volta quanti enormi pregiudizi ci siano intorno alle patologie mentali, in special luogo sulla depressione.

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Vivere come Proserpina tra inverno e primavera
“Morte e resurrezione” del soggetto maniaco-depressivo


“Lascia che il sole del mattino scaldi Il tuo cuore quando sei giovane
E lascia che i venti leggeri del mezzogiorno
temperino la tua passione
Ma attento alla notte
Perché lì è in agguato la morte
che aspetta, aspetta, aspetta”

Arthur Rimbaud, Una stagione all’Inferno (Addio), 1873

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La fedeltà come risorsa
Saper mentalizzare e pensare su

La fiducia interpersonale, secondo Antonio Mutti, viene definita come «l’aspettativa che Alter non manipolerà la comunicazione o, più specificamente, che fornirà una rappresentazione autentica, non parziale né mendace, del proprio comportamento di ruolo e della propria identità. L’aspettativa di Ego concerne cioè la sincerità e credibilità di Alter, intese come trasparenza e astensione dalla menzogna, dalla frode e dall’inganno»

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Vincere o perdere? Decidere di essere felici

“La situazione è delicata, mi è tornato fuori il tumore, al fegato questa volta. Sono sotto terapia, ma vorrei far capire a chi mi ascolta che la vittoria non sta nello stare in vita o nel morire, nel non avere più il tumore o nell’averlo. Saremmo tutti dei perdenti, altrimenti, perché, presto o tardi, finiamo tutti per morire. La vittoria sta nel decidere di essere felici”.

Questo è un estratto dall’intervista fatta, per Vanity Fair, a Elisabetta Imelio, bassista, co-fondantrice dei Prozac+ e dei Sick Tamburo, venuta a mancare lo scorso 1 Marzo 2020 per un tumore.

In queste poche parole, Elisabetta trasmette con estrema forza e chiarezza un tipo di approccio alla vita che tutti dovremmo tenere in considerazione.

La vita è una gara?

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Il Coping Emotivo
Non solo vittime delle emozioni

Le emozioni sono processi costanti e vigili di risposta immediata, percepibili tramite il sentire e riconoscibili in espressioni e comportamenti.
Sono la conseguenza di meccanismi a dotazione biologica, ciclici e molto rapidi che si attivano quando un individuo entra in contatto con una situazione rilevante. Dalla prima risposta sensoriale, si susseguono un insieme di rapidi processi emotivi il cui risultato consiste in modificazioni a livello fisiologico, dell’esperienza soggettiva e del comportamento.

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La Leggenda del Re Pescatore. Curiamo le nostre ferite

 “La Leggenda del Re Pescatore inizia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re, e mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina, e una voce dice al ragazzo: “Tu custodirai il Graal onde possa guarire il cuore degli uomini!”. Ma il ragazzo accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il Graal svanì, lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno la vita per lui non ebbe più scopo, non aveva più fede in nessuno, neanche in sé stesso, non poteva amare ne sentirsi amato, era ammalato e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo, ed essendo un semplice di spirito egli non vide il re, vide soltanto un uomo solo e sofferente, e chiese al re: “Che ti addolora amico?” e il re gli rispose: “Ho sete e vorrei un po’ d’acqua per rinfrescarmi la gola”. Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d’acqua e la porse al re, ed il re cominciando a bere si rese conto che la piaga si era rimarginata. Si guardò le mani e vide che c’era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: “Come hai potuto trovare tu quello che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?” e il giullare rispose: “Io non lo so, sapevo solo che avevi sete”.”

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“Non ho voglia di fare niente”
I confini fra pigrizia e depressione

Oggi desidero elogiare il mio attuale sentire: un desiderio del dolce far niente.

Mi sento riscaldata dal pensiero dei pigri, di chi (come me) brama le mattine domenicali in cui poter rimanere sul divano, avvolti in una morbida, calda coperta di lana, protetti dal proprio bozzolo, inermi ad aspettare lo scorrere delle ore, felici di non fare niente di niente…

La pigrizia è un lusso che possono (e riescono) a concedersi in pochi.

Sin da piccoli ci insegnano che dobbiamo essere attivi, raggiungere e creare perennemente nuovi obiettivi: produttività è la parola d’ordine della società moderna. L’effetto di un locus of control esterno, dunque l’attenzione maggiore verso ciò che si pensa possa essere socialmente accettabile, condiziona il nostro modo di agire e anche i vissuti associati al non-agire. 

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Chiedilo a Kurt Cobain. Approccio psicoanalitico al suicidio

“Il segreto è che ha realmente vita solo ciò che può anche sopprimersi da sé”. (cit. C. G. Jung)

Kurt Cobain muore ucciso da un colpo di fucile autoinflitto nel 1994. Il protagonista della scena grunge odiava le armi da fuoco. Aveva la fobia per gli aghi ed era eroinomane.

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