Mese: Dicembre 2019

Il controtransfert. Le emozioni del terapeuta in seduta

Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay 

Fu Freud, in una lettera del 1909, destinata a Jung,  a definire per la prima volta il concetto di controtransfert, in tedesco “Gegenübertragung”. Questo complesso fenomeno venne descritto come una controtraslazione, che insorge nel clinico su influsso del paziente, sui suoi sentimenti inconsci. Secondo Freud l’origine del controtransfert era rintracciabile in conflitti inconsci non risolti. In sostanza una zona grigia, non elaborata nel corso della terapia personale del clinico. Quindi qualcosa di scomodo, dannoso ai fini del lavoro analitico. Soltanto dagli anni cinquanta in poi, con il lavoro clinico e teorico di autori quali Paula Heimann, e Heinrich Racker, il controtransfert assume una funzione utile e inevitabile nel lavoro clinico. Emerge l’importanza di non difendersi dai sentimenti provati nei confronti dei pazienti. (Per approfondire si rimanda all’articolo “Transfert e Controtransfert – Microcosmi di proiezioni” e  “Nella stanza d’analisi – La svolta di un agito” della rivista).

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Il paradosso comunicativo dell’immagine dell’Io. La società dei Selfie

conscio di chi parla una nuova lingua

“Questo corpo moderno, più lo si esibisce, meno esso esiste. Annullato, in misura direttamente proporzionale alla sua esposizione”.

                                                                                                                                                                  Daniel Pennac, Storia di un corpo

Viviamo in una società in cui il sentimento di sé si sta espandendo oltre i confini che ci erano già noti: questo sconfinamento alimenta un bisogno di visibilità sociale che porta spesso a forme di esibizionismo mediatico che favoriscono una sopravvalutazione del proprio essere persona. Per soddisfare questa aspirazione di visibilità, il singolo individuo ricorre ai social media e diffonde attraverso Internet i propri contenuti di testo, le proprie immagini o video. Il Web è diventato per tutti un amplificatore gratuito di contenuti personali e uno strumento per guadagnare notorietà a buon mercato.

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La Giusta Distanza
Né troppo vicini, né troppo lontani

 

Copyright immagine: Liz Climo 

“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. -Arthur Schopenhauer-

Come riusciamo a sopravvivere nelle relazioni?

Domanda esistenziale.

Domanda esistenziale per ognuno di noi.

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La principessa Merida. Sedurre se stessi

conscio di chi parla una nuova lingua

“La principessa Merida è tutta suo padre e poco sua madre. Coraggiosa, audace e insofferente alle regole di corte preferisce cavalcare e tirare con l’arco piuttosto che sedere a tavola composta o curare i suoi immensi capelli rossi. Costretta a sposare uno tra i pretendenti che si scontrano per la sua mano decide di sovvertire le regole: la principessa decide di combattere e scontrarsi in duello con gli altri principi per ottenere la propria mano. Decidendo di rinnegare la tradizioni scatena e subisce la conseguente ira materna.

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Psicologia dello sviluppo. La mente infantile

conscio di chi parla una nuova lingua

Fino alla prima metà del Novecento il neonato era ritenuto semplicemente un piccolo uomo non ancora in grado di parlare, pensare e addirittura insensibile al dolore infatti in chirurgia infantile si era soliti operare senza alcun anestetico.

In ambito medico, in particolare pediatrico e ostetrico dunque le cure conferite ai bambini molto piccoli riguardavano unicamente l’aspetto biologico mentre gli aspetti sociali, psicologici e pedagogici erano gestiti solo ed unicamente dalla figura di accudimento primaria avente una propria tradizione rispetto alla comunità di appartenenza.

Il neonato era visto anche dagli psicologi di quell’epoca come una tabula rasa, lo stesso James riteneva che solo in seguito ad un’adeguata maturazione neurologica il piccolo potesse iniziare a riuscire a sviluppare la mente con tutte le sue molteplici funzioni.

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Farsi Grinch. Il vissuto del natale

Foto dal film “Il Grinch” (Ron Howard, 2000)

La festività del natale, come molte festività connotate religiosamente, deriva in realtà da una consuetudine pagana risalente al 273 dopo Cristo, il “sol invictus”, letteralmente il sole non vinto. Collocata a ridosso del solstizio d’inverno (il 21 dicembre) sancisce infatti la fine delle tenebre e la vittoria della luce sull’ombra: il sole ricomincia il suo ciclo e le giornate iniziano ad allungarsi (la tradizione vuole che tocchi il picco il 13 Dicembre, la giornata dedicata a santa Lucia, “il giorno più corto che ci sia”).

La vittoria delle luce sulle tenebre è stata rappresentata dalla tradizione cristiana con la nascita del figlio di Dio. Qui ha origine la tradizione del presepe, la riproduzione della scena della natalità oggi rappresentata “in tutte le salse” e meta di pellegrinaggi in comitiva durante le feste.

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