Tag: cura

Famiglia o scuola?
Il ping pong delle responsabilità educative

Sempre di più in questo ultimo periodo, in merito a vari argomenti ed eventi di cronaca, si va palesando una divisione in schieramenti opposti: trincerate dietro questioni educative divisive, la scuola da una parte e la famiglia dall’altra, si “fanno la guerra” nelle parole di insegnanti, genitori, studiosi e tecnici.
Qualche mese fa, Giuseppe Lavenia scriveva su Repubblica un articolo che, partendo da una riflessione sul femminicidio, sollecitava i genitori a “svegliarsi” rispetto all’educazione emotiva e sentimentale delle figlie e dei figli, senza pretendere che questa sia compito soltanto della scuola.

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Cambiamento, autostima, emozioni
Usare l’armadio come mezzo per comprendersi

I nostri armadi sono spesso stracolmi di abiti: che compriamo e abbandoniamo con l’etichetta, che acquistiamo in vista di un’occasione specifica o il cui acquisto è stato dettato da un bisogno altro rispetto a quello dell’utilità dell’abito. Ciò può portare a trascorrere troppo tempo per scegliere cosa indossare, così si finisce con lo scegliere sempre gli stessi indumenti, anche se vecchi.

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Abilitati a scegliere
Il futuro lavorativo nella disabilità

Tra le trappole più comuni in cui si incorre quando si parla di disabilità – soprattutto intellettive, ma non solo – c’è l’arrogarsi il diritto di scegliere cosa è meglio, cosa può essere “bello” (con le connotazioni più variopinte) che quella persona faccia per il suo empowerment.
Ma bello per chi? Meglio per chi?

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Il benessere mentale
Le lotte sociali contro le stigmatizzazioni

“Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io cosa ottieni: ottieni il cazzo che ti meriti.” dal film “Joker” del 2019

Il 10 Ottobre sarà la giornata mondiale della salute mentale, un po’ in anticipo per stare sul pezzo, ma   certi argomenti non necessitano di una ricorrenza sul calendario per stimolare riflessioni. È infatti in seguito alla visione di un film, erroneamente scartato per via dei miei infondati pregiudizi, che ho maturato dei pensieri riguardo questo tema.

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Cibo, metafore e anoressia
Il cibo come metafora patologica nell’anoressia nervosa

Nell’anoressia il cibo rappresenta  un condensato di metafore, simboli patologici in cui trovano espressione vuoti affettivi, esperienze traumatiche, introietti persecutori, oggetti parziali non integrati. 

La metafora principalmente  sottesa al rifiuto del cibo è l’esteriorizzazione di un bisogno orale inappagato. Una pulsione nutritivo-affettiva che, pur ripetutamente avanzata, non ha trovato gratificazione. Ostaggio di un risentimento narcisistico, quasi di una sorta di vendetta, l’anoressica respinge un nutrimento che a sua volta l’ha respinta ma del quale ha tremendamente bisogno, e il conflitto tra introiezione e rifiuto che si attiva durante il pasto svela l’origine di questo dolore: un rapporto altrettanto conflittuale con l’oggetto materno ( Bruch, 2003; 1996). 

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Storia di Barbablù
Come si integra l’aggressività?

immagine tratta da una scena dello spettacolo “Storia di Barbablù” della compagnia teatrale “Teatrabile”, L’Aquila

Dopo aver visto lo spettacolo “Storia di Barbablù” della compagnia teatrale “Teatrabile” a L’Aquila e aver osservato le reazioni dei bambini e dei genitori nella platea rispetto alle tematiche che emergono dalla fiaba, mi sono interrogato su cos’è che questa fiaba ci induce a elaborare di noi, nei grandi e nei piccini.

Di tutte le fiabe incentrate sulla tematica dello sposo, Barbablù è sicuramente il più mostruoso e bestiale dei mariti. Ciò che differisce dalle altre fiabe, è l’assenza della magia come elemento edulcorante e salvifico, dinanzi alle tematiche della violenza.

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Metamorfosi identitarie
Sui cambiamenti nella dialettica tra identità e alterità

L’individuo odierno è tristemente preso da sé.

Lo spiega bene Byung-Chul Han in “L’espulsione dell’Altro” (2017).

Avendo l’illusione di essere libero e di essere padrone del proprio tempo, l’uomo si auto-sfrutta fino all’ultima frazione di secondo. Uno spietato investimento di tempo ed energie, compiuto per una causa più che valida: l’autorealizzazione di se stessi.

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Da Lombroso “all’ombroso”
Uomini come “strutture organizzate”per il male

“ La società prepara il crimine; il criminale lo commette.” (Henry Thomas Buckle)

Cesare Lombroso, pseudonimo di Marco Ezechia Lombroso (Verona 1835 – Torino 1909) è stato un medico, antropologo, sociologo, filosofo e giurista italiano, riconosciuto come padre ed ispiratore di ciò che sarebbe stata la moderna criminologia. L’aspetto storico della figura di Lombroso resta sicuramente come una sorta di totem, uno studioso imprescindibile nello studio dei tratti atipici dell’uomo, tanto da rendere quest’ultimo “criminale”.  

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La cura della ferita
Per la cura dei pazienti

Giovanni Battista Cipriani – Chiron Instructing Achilles in the Bow, 1776

il guaritore ferito maneggia l’acciaio
Che indaga la parte malata;
sotto le mani insanguinate sentiamo
l’arte tagliente e pietosa di chi guarisce
e scioglie l’enigma del diagramma della febbre

Quali sono gli aspetti interni che, uniti al sapere e alla tecnica, rendono un terapeuta capace di prendersi cura, profondamente, del paziente? Conoscersi per conoscere l’altro sembra configurarsi come uno strumento elettivo.

Il mito ci insegna che ogni medico, ogni terapeuta, è un guaritore ferito.

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Quali memorie per testimoniare?
La Pisocoanalisi tra narrazione e trauma

“Il cibo dei morti per i vivi” – David Olère 1945

Questo dipinto è un disegno postumo dell’artista che ricorda la sua drammatica esperienza come membro del Sonderkommandodal (2 marzo 1943) fino alla liberazione nel 6 maggio 1945. Il Sonderkommandoera era un gruppo di deportati scelti, soprattutto ebrei, che collaboravano con le autorità del campo. Qui il cibo che rappresenta l’unico nutrimento e fonte di sopravvivenza, ogni altro bisogno che richiamasse la dimensione umana fu negato.

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