Sarà possibile rivelare lo stato psicofisico attraverso l’utilizzo di sensori?
La convergenza di vari avanzamenti tecnologici nella miniaturizzazione dei microprocessori, nella diffusione capillare della connessione internet e nella scienza dei materiali ha reso possibile e di grande interesse lo sviluppo di sensori indossabili. Un sensore è un dispositivo in grado di misurare un parametro fisico o chimico e convertirlo in tempo reale in un segnale elettrico che viene acquisito da un’opportuna elettronica di lettura.
L’avvento di internet e dei social media ha portato diversi cambiamenti nella nostra società.
Negli ultimi venti anni sono notevolmente aumentate la diffusione, la condivisione di conoscenze e le occasioni per noi di sperimentare il nostro diritto alla libertà di espressione. I social network, in particolar modo, rappresentano una grande opportunità di comunicazione ad ampio raggio: permettono di esprimere opinioni, sperimentare nuovi comportamenti, mostrare parti di sé, passioni e pensieri velocemente e a molte persone contemporaneamente.
Periodo più folle dell’anno, dove “ogni scherzo vale” ed è possibile essere e fare ciò che ci pare. Il Carnevale è la rappresentazione di un mondo pazzo, senza regole, dove le certezze della vita, lasciano il posto alla confusione in ogni suo sfaccettatura.
Nato come espressione di un tentativo sociale di trasgressione di norme e di sovversione di ruoli sociali sovraimposti. Nella civiltà occidentale, le origini del Carnevale sono antiche e rintracciabili nei saturnali Romani, rituali pagani in cui, in un periodo limitato di tempo, non vi era l’obbligo di rispettare leggi e costumi sociali ed in cui le gerarchie erano capovolte (gli schiavi divenivano liberi ed acquisivano poteri). Il mondo, in quei giorni, girava al contrario. L’equilibrio sociale ed il perfetto ordine delle cose, tornava con la fine della festa che veniva scandita da sacrifici, nell’ottica rituale attraverso cui la morte conduce sempre ad una nuova rinascita.
Tavola imbandita, amatriciana, buon vino e chiacchiere generali su un pettegolezzo di quartiere.
Seduti vicini, A. ed M. si estraniano dalla conversazione di gruppo, iniziando a parlottare fra loro di un qualcosa che alle mie orecchie sembra molto interessante.
Incuriosita li osservo e ascolto la conversazione che diventa sempre più a toni coloriti.
“BIV” dice A. offrendo ad M. un bicchiere di vino bianco.
“…STA SENZA PENSIER” risponde M. con tono rassicurante, ma duro.
Segue la risata spassionata dei due che si guardano con la complicità di chi condivide un qualcosa di intenso. Mi guardo intorno e mi accorgo che quel “teatrino” smuove pian piano l’attenzione di tutti presenti. Ecco che d’un tratto crescono le risate generali e il parlottio di sottofondo rende i miei pensieri confusi.
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