Il desiderio sessuale femminile è stato spesso poco considerato, oscurato dalle ombre di una cultura fallocentrica che, retorica a parte, ha sempre dominato la nostra società.
Tra le righe ci sono ovviamente i rigurgiti più o meno espliciti di un patriarcato che non tende a smussare la sua influenza, specialmente in questo aspetto della vita degli esseri umani; tradotto (perdonate la banalità ma io mi limito a citare il suddetto patriarcato) “non ce ne frega un cazzo se provi piacere o meno l’importante è che riesci a darlo, o che comunque i pargoletti/e in qualche modo li sforni”.
Questo aspetto è tangibile nei porno: come si concludono la maggior parte di questi video più o meno main stream? Esatto, avete indovinato, il sipario cala sempre dopo una degna, fantastica, stellare, interpretazione di una eiaculazione maschile (ritradotto: era comunque questa la degna fine, lo scopo, il momento centrale di tutto questo sbattimento).
La Cenerentola del piacere
Ma torniamo a noi, alla Cenerentola del piacere sessuale, quello femminile. Malgrado la cultura maschilista, eterocisnormata, figlia del patriarcato, abbia detronizzato il piacere femminile, questo è sempre stato al centro di scenari sociali, politici e culturali. Inoltre, la risposta sessuale femminile, e più specificatamente la fase dell’eccitazione, nonché del desiderio sessuale, è estremamente complessa e soggetta a numerose variabili, esse stesse non riconducibili ad assetti predeterminati.
Infatti, come avevano già dimostrato i pionieri del sesso Masters e Johnson nel 1966 (Human Sexual Response), le diverse fasi della risposta sessuale, ovvero eccitazione, plateau, orgasmo e risoluzione nelle donne non seguono quasi mai un pattern fisso, come accade invece negli uomini, ma possono avere infinite risoluzioni. Questa complessità è riscontrabile nella fase stessa del desiderio sessuale (che come nella maggior parte delle pubblicazioni scientifiche a riguardo, userò come termine ombrello, includendo anche l’arousal e quindi l’eccitazione stessa).
Infatti recenti studi (Kiesner, 2022 e Kiesner 2023) si sono soffermati sulle variazioni del desiderio sessuale femminile sia in relazione al ciclo mestruale sia in relazione ai cambiamenti dello spettro umorale facendo riferimento, in particolar modo, ad Ansia e Depressione.
Dal primo studio, che prendeva in considerazione le variazioni del desiderio sessuale in relazione a due cicli completi, è emersa una grande differenza individuale rispetto alle variazioni del desiderio sessuale; infatti in alcune partecipanti il desiderio tendeva ad aumentare nel periodo iniziale o finale del ciclo, in altre nella fase intermedia mentre alcune non hanno riportato variazioni.
Il dato interessante è che queste variazioni, qualora riscontrate, sono state ascritte ai cambiamenti psicologici e non a quelli fisiologici relativi al ciclo mestruale.
Come cambia il desiderio femminile
Quindi non poteva mancare un ulteriore approfondimento che parte da una questione di fondo: come cambia il desiderio sessuale femminile in relazione ai cambiamenti umorali e specificatamente in relazione ad un eventuale incremento di sintomatologia afferente allo spettro ansioso e depressivo?
I risultati dello studio non fanno che conferire ancora di più complessità alla questione desiderio sessuale femminile che, a dispetto della lettura semplicistica e se vogliamo oscurantista fatta dal patriarcato, si presenta già di per sé con un’aurea tutt’altro che semplice.
Infatti dai risultati, in linea con la letteratura presente in materia, emerge in maniera contro intuitiva, che il desiderio sessuale potrebbe sia diminuire ma anche aumentare rispetto ad un aumento sia di una sintomatologia ansiosa che depressiva. La spiegazione di questo risiede nell’ accezione della sintomatologia stessa per la persona; infatti l’abbassamento umorale potrebbe afferire sia a tematiche lavorative (ed ecco l’aumento del desiderio) sia a tematiche affettive/ relazionali (ed ecco l’abbassamento del desiderio).
Inoltre, come suggerito dai citati studi, e questo a mio avviso ha una valenza clinica molto importante, l’aumento del desiderio e quindi la probabile maggior frequenza di atti sessuali, potrebbe essere intesa come una strategia di coping per fronteggiare la situazione dolorosa che la persona sta vivendo (cfr. un anestetizzante, un calmante).
Quindi da un punto di vista clinico è utile considerare sempre le molteplici variabili che gravitano intorno a questo aspetto e soprattutto considerarle alla luce della intersoggettività e delle singole storie personali.
E da qui, al di là della valenza clinica, è ancora forse più legittimato un invito, quasi un richiamo ad esplorarci sempre, proprio in virtù dei nostri cambiamenti fisiologici, corporali e umorali e a diventare sempre più consapevoli delle nostre evoluzioni.