Noi e la luna
L’influenza dei cicli lunari sugli esseri umani

Non so cosa mi fosse passato per la testa quella mattina. Indossavo una maglietta comprata anni prima in un negozio dallo stile young che adoravo, ma io, ormai, ero probabilmente boomerissima per indossarla e certamente si trattava di una scelta audace per andare al lavoro.

“It’s just a phase, Baby!”

Era la scritta in bianco sulla t-shirt di colore nero, con un disegno delle fasi lunari sul petto. Non avevo pensato granché al mio outfit quella mattina, o meglio, avevo superficialmente bypassato gli effetti che ogni parte di me e ogni oggetto che porto con me, generano sul setting di terapia. A noi “psi” piacerebbe definirlo “un agito in piena regola!”. Gli agiti sono una “messa in atto”di un messaggio che non è, in quel momento, possibile comunicare a parole, che prende spazio nelle azioni o nelle scelte inconsapevoli e che va successivamente analizzato nel suo significato simbolico.

Avevo portato con me una bomba ed era stata presumibilmente una mia scelta inconsapevole. Cosa volevo comunicare? Cosa desideravo accadesse? Di certo quel giorno sapevo che avrei incontrato F.

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Madri che uccidono: l’infanticidio in nomine matris
Psicologia forense, criminologia, natalità

Una madre darebbe la sua stessa vita per il proprio bambino”. Spesso si ascolta questa frase giudicandola così veritiera e certa che non si chiedono, a differenza di altri presunti assiomi, spiegazioni e prove in merito. Giusto così, proprio perché ciò che è naturale pare ovvio, le dimostrazioni così ricche e presenti da risultare inutili. Innumerevoli esempi nella storia, nella letteratura, nella cronaca quotidiana hanno permesso di instillare una granitica certezza: una madre può solo amare il proprio bambino e morire con lui e per lui.

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Psicologia della borsa
Caratteri a tracolla

psicologia della borsa

“La borsa: un nascondiglio simile all’inconscio dove la donna ripone oggetti, desideri e ricordi di ogni tipo”. Fabrizio Caramagna

Ho comprato la mia prima borsa a 4 anni. Era azzurra, stampa vichy, con due fiorellini incisi sulla targhetta posta nella parte anteriore. Era in nylon e aveva il manico in vernice azzurra. 

Amavo profondamente quella borsa, la portavo con me anche quando andavo a dormire e quando facevo colazione.

Ci mettevo dentro “le mie cose”: una scarpetta di Barbie, uno dei personaggi di Polly Pocket, la testa dell’Uomo Tigre, la matita, una penna, qualche sasso e conchiglia, i miei trucchi, gli elastici per i capelli e quello che vedevo sempre nella borsa di mia madre e che per questo mi sembrava indispensabile. I fazzoletti, per esempio, non mancavano mai.

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Iperimpegnati e stanchi
Oltre al lavoro cosa c’è?

“Mi sembra di essere su una ruota che gira e non riesco a scendere mai” oppure “Mi sveglio con un peso allo stomaco ogni mattina”, “sono sempre arrabbiatə” e ancora “Mi sento sfinitə! A tratti disperatə”. 

Sono frasi che, ultimamente, capita di sentire fin troppo spesso, in stanza di terapia, nelle storie dei nostri pazienti ma anche nella vita di tutti i giorni. Molti racconti e molte osservazioni convergono in un senso generale di fatica che riguarda la situazione lavorativa ma si estende anche alla sfera privata.

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Cibo, metafore e anoressia
Il cibo come metafora patologica nell’anoressia nervosa

Nell’anoressia il cibo rappresenta  un condensato di metafore, simboli patologici in cui trovano espressione vuoti affettivi, esperienze traumatiche, introietti persecutori, oggetti parziali non integrati. 

La metafora principalmente  sottesa al rifiuto del cibo è l’esteriorizzazione di un bisogno orale inappagato. Una pulsione nutritivo-affettiva che, pur ripetutamente avanzata, non ha trovato gratificazione. Ostaggio di un risentimento narcisistico, quasi di una sorta di vendetta, l’anoressica respinge un nutrimento che a sua volta l’ha respinta ma del quale ha tremendamente bisogno, e il conflitto tra introiezione e rifiuto che si attiva durante il pasto svela l’origine di questo dolore: un rapporto altrettanto conflittuale con l’oggetto materno ( Bruch, 2003; 1996). 

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Parafilie e disturbi Parafilici
Una linea sottile tra perversione e malattia mentale

Attraversare il mondo delle parafilie e forse uno dei cammini più difficili per un professionista della salute mentale. E un percorso complesso, scivoloso, mai lineare sotto molti punti di vista : legale, diagnostico e curativo. 

Certo, diranno i più esperti alla lettura, questo è lo stesso per la maggior parte delle psicopatologie dove trovare confini netti e impensabile, a volte addirittura controproducente.

Il clinico che vi si addentra deve farlo entrandoci del tutto ma allo stesso tempo rimanendo lucidamente fuori: direte come si fa ?

Si fa un po’ come ha fatto Ulisse, che legato all albero maestro, riuscì comunque a farsi avvolgere dal canto ammaliatore delle sirene e ad uscirne indenne.

Ora cerchiamo di capire il perché di questa complessità.

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Storia di Barbablù
Come si integra l’aggressività?

immagine tratta da una scena dello spettacolo “Storia di Barbablù” della compagnia teatrale “Teatrabile”, L’Aquila

Dopo aver visto lo spettacolo “Storia di Barbablù” della compagnia teatrale “Teatrabile” a L’Aquila e aver osservato le reazioni dei bambini e dei genitori nella platea rispetto alle tematiche che emergono dalla fiaba, mi sono interrogato su cos’è che questa fiaba ci induce a elaborare di noi, nei grandi e nei piccini.

Di tutte le fiabe incentrate sulla tematica dello sposo, Barbablù è sicuramente il più mostruoso e bestiale dei mariti. Ciò che differisce dalle altre fiabe, è l’assenza della magia come elemento edulcorante e salvifico, dinanzi alle tematiche della violenza.

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Idea, attesa e incontro
La nascita come esperienza trasformativa

L’esperienza della nascita di un figlio è spesso esito di un viaggio articolato tra l’idea, l’attesa e l’incontro con l’Altro.

Tale tragitto spesso attiva nell’individuo una serie di processi di rimpasto di vissuti e desideri passati e fantasmatici. Innanzitutto, è importante considerare che il desiderio di gravidanza e il desiderio di maternità/paternità non necessariamente coincidono; mentre il primo fà riferimento al desiderio di dimostrare di “funzionare” come le proprie figure primarie e quindi di saper procreare, il secondo é strettamente connesso al desiderio di accudire, dove l’immaginare un figlio é mosso da spinte arcaiche legate alle proprie relazioni affettive e alle esperienze accuditive primarie, all’essere figli.

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Depressione e aminoacidi
Una nuova possibilità di cura?

Spesso grandi scoperte scientifiche sono arrivate per caso, sulla strada intrapresa per studiare elementi
naturali o meccanismi biologici e chimici diversi. Come nel 1928, quando Sir Alexander Fleming, professore di batteriologia, si rese conto che su una piastra dove aveva messo in coltura colonie di Staphylococcus aureus, i batteri non crescevano attorno alla muffa che vi si era creata sopra. Si trattava della muffa di Penicillium notatum, e Fleming comprese che era in grado di inibire la crescita batterica. Così iniziò la storia dei moderni antibiotici. O come quando, nel 1956, il dispositivo per registrare il ritmo cardiaco dell’ingegnere statunitense Wilson Greatbatch si trasformò, per un transistor sbagliato, in un macchinario in grado di creare pulsazioni equivalenti a quelle del battito del cuore umano. Ovvero nel primo pacemaker della storia per controllare le aritmie cardiache.
Forse è accaduto di nuovo, ai ricercatori del Wertheim UF Scripps Institute for Biomedical Innovation &
Technology, in Florida, i quali hanno condotto uno studio sul ruolo del recettore GPR158 nel funzionamento delle cellule cerebrali.

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La Regina Carlotta
L’amore che supera la follia

Una serie tv da record.

In poche settimane ha raggiunto la vetta della classifica dei prodotti più visti al mondo sulla piattaforma Netflix. La Regina Carlotta – Una storia di Bridgerton, prodotta da Shonda Rhimes e liberamente ispirata alle vicende della monarchia inglese di fine ‘700, racconta in sei puntate l’ascesa della regina Carlotta a fianco di Re Giorgio III e la nascita di un intenso legame d’amore oltre i confini della follia.

L’universo televisivo Bridgerton, tratto dai romanzi di Julia Quinn, ci aveva abituati a dichiarazioni d’amore appassionate, intrighi e attrazioni fatali, ma lo spin-off  sulla vita dei reali apre le porte alla sensibilità e al rispetto nelle relazioni, mostra il lato autentico dell’umanità sotto la corona e include la sofferenza psicologica e gli effetti nella coppia delle fragilità della malattia mentale.  

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