Mangiare per essere. L’esperienza emozionale e relazionale nella Bulimia Nervosa

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Copyright: Kristina Korobko, Istituto Italiano Design.

Abbuffate e condotte compensatorie, 1 volta alla settimana negli ultimi tre mesi.

 Per uno studente di psicologia che si approccia ad un esame di psicopatologia o di clinica psichiatrica potrebbero bastare queste banali e spoglie parole per configurare, almeno schematicamente, il quadro della Bulimia Nervosa (per un ulteriore approfondimento si rimanda all’articolo Bulimia Nervosa- una fame da Bue).  In realtà la dimensione esperenziale e il vissuto delle persone che ne soffrono viaggiano su itinerari ben più complessi e tortuosi, non sempre agili da percorrere.

Bulimia, disturbi alimentari, esperienza emozionale.

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Eternal Sunshine. Lo stesso errore

-Aspetta!
-Che c’è?
-Non lo so!
-Che cosa vuoi?!
-Aspetta! Aspetta! Voglio soltanto che aspetti ..un po’.
-..Va bene.
-Davvero?
-Io non sono sono un’idea, Joel, ma una ragazza incasinata che cerca la sua pace mentale, non sono perfetta.
-Non riesco a vedere niente che non mi piaccia in te, ora non ci riesco.
-Ma lo vedrai, ma lo vedrai! certo col tempo lo vedrai, e io invece mi annoierò con te, mi sentirò in trappola perché è cosi che mi succede!
-Okay.
-Okay? …Okay?
-Okay.

Lo avete riconosciuto? È il dialogo finale tra Joel e Clementine nel film Eternal Sunshine of the spotless mind (Se mi lasci ti cancello). I due, dopo essersi amati, provano a fermarsi per capire quale sia l’errore che continuano a commettere e se valga la pena provarci ancora.

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Ritornare a sé. La meditazione nella società moderna

Nell’ultimo ventennio, sfruttando l’onda energica e positiva delle pratiche yoga, anche la meditazione ha assunto un ruolo importante nella società moderna occidentale. Inizialmente come parte di una seduta di yoga appunto, poi come disciplina autonoma.

La nascita della meditazione, in oriente, si può far risalire al II secolo avanti Cristo, nella regione del Punjab, tra le attuali India e Pakistan.

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“La demenza ai tempi del Covid-19”. L’Alzhaimer nella pandemia

Immagine presa dal web

Il Ministero della salute definisce la demenza come “una malattia cronico degenerativa caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell’autonomia e dell’autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri, fino alla immobilizzazione a letto.”

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Viva la rabbia. Sabotatrice o … Motore?

L’immaginario comune associato alla rabbia è ricco di significati negativi. Quest’emozione viene spesso collegata alla sua espressione comportamentale più diffusa o che in generale desta più scalpore, assumendo le forme dell’aggressione e della violenza. Quando la rabbia prende queste forme “perdiamo la testa”, agiamo in maniera istintiva, e sollecitiamo una parte di noi più viscerale, avvicinandoci nelle sembianze e nei comportamenti al mondo animale. Prima di essere rappresentata con l’omino rosso col fumo che esce dalle orecchie del film d’animazione “Inside out” della Pixar, nei convegni e nei training sulle emozioni la rabbia veniva rappresentata con la celebre foto dell’uomo che spalanca le fauci assomigliando al leone che aggredisce la preda. Infatti la rabbia è un’emozione che ci prepara all’attacco, per difendere il proprio territorio (ad esempio, la nostra autostima), perché ci sentiamo minacciati, o ancora perché i nostri bisogni sono stati frustrati. Si potrebbe quindi dire che rabbia è un’emozione che ci porta all’autotutela.

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Lockdown nelle Istituzioni Totali. Effetti del Covid nelle Carceri

Sono molti e diversi gli effetti che il Covid-19 ha prodotto sul sistema carcerario.

Sin dall’inizio dell’anno, quando ancora il virus sembrava una realtà lontana da noi, il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria ha sentito la necessità di adottare un provvedimento mirato a sensibilizzare le Direzioni Penitenziarie e il personale in servizio presso gli Istituti Carcerari riguardante le Eraevidente che la situazione stava diventando seria.

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Casa dolce casa
Il bisogno di confini e intimità

Nessun posto è bello come casa mia”  – Il Mago di Oz

l Mago di Oz è un film della mia infanzia.

Il viaggio onirico di Dorothy e il suo Totò alla ricerca di un modo magico per esaudire il più grande desiderio mai provato: tornare a casa. Centrifugata da un tornado, persa in un luogo sconosciuto e fantastico, perseguitata da una strega cattiva e insieme a tre fantastici compagni di viaggio, Dorothy scopre che tutto ciò che cerca è semplicemente dentro di lei. La sua casa, sinonimo di famiglia, la porta sempre con sé ovunque vada. Svegliarsi con una nuova consapevolezza che profuma di affetti e, soprattutto, di costanza di affetti è il finale migliore, che supera lo stupore di qualunque magia possibile.

Ovunque tu sia, è casa mia, la mia unica casa”  – Charlotte Brontë – in Jane Eyre

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Resilienza Familiare. Oltre il dolore, la forza dei legami

“C’era una volta una conchiglia… Se ne stava in fondo al mare cullata dalle onde, sfiorata dal passaggio sinuoso di pesci colorati e cavallucci marini, fino a quando… una tempesta giunse a lei, sconvolgendole la vita.

La violenza delle onde la capovolse più e più volte facendola girare, rotolare, urtare, trasportandola lontano fino a che, ammaccata e dolorante, si fermò. Stava cercando di capire dov’era finita quando, improvvisa, una fitta allucinante la trapassò. Che stava succedendo ancora?

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L’intelligenza artificiale

Lo spazio delle menti possibili

 ‹‹Il progresso appare sempre più grande di quanto realmente sia››

Johann Nepomuk Nestroy

“I.A.” Da tempo ormai ci confrontiamo con questa abbreviazione e, anche attraverso la cinematografia, abbiamo imparato a capirne il significato. Intelligenza Artificiale. Ma di cosa si tratta? Il “pensiero” – non a caso l’uso di questo termine come vedremo tra poco – corre immediatamente alle macchine, ai computer, ai telefoni cellulari, alle “APP” e a quant’altro collegato con la tecnologia. Ma non è così. L’intelligenza artificiale suscita un grande interesse poiché tenta di fornire una critica riguardo alcuni concetti dell’essere umano. Gran parte di studi filosofici ci hanno tramandato che l’unica mente interessante era quella dell’uomo ma, oggi, lo studio ad esempio delle menti animali l’enorme ricerca sugli studi post-umani¸ le scienze cognitive animali, ci dicono che non è così. Allora la domanda è: la mente umana è l’unica esistente?  Oppure: le menti umane e animali, sono le uniche esistenti o esistite? A quanto pare no. Pensiamo a menti che potrebbero essersi formate in angoli lontani della biologia terrestre. Lo spazio delle possibilità includerebbe anche tutte quelle forme di vita terrestri che sarebbero potute esistere e che non sono esistite. In particolare, include le menti di quegli esseri sintetici, il cui cervello è a base di silicio: le intelligenze artificiali appunto.  

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