L’insicurezza patologica. Ciò che non amo di me
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L’insicurezza è una condizione emotiva insita nell’uomo da sempre. Come ogni pensiero e vissuto esistente nella vasta gamma emotiva dell’essere umano, anche l’insicurezza adempie ad una funzione ben precisa, rientrando in una sfera cognitiva più evoluta. Ci permette infatti di metterci in discussione e, dunque, evolverci e liberarci da quegli aspetti di noi disfunzionali e immaturi. Non a caso persone definite “troppo sicure di sé” sono caratterizzate da una rigidità mentale che non gli permetterà di maturare bensì di assumere un comportamento prevaricatore nei confronti dell’altro, nel tentativo di far valere i propri pensieri e concetti immaturi. L’insicurezza però può strutturarsi in maniera persistente e pervasiva nella mente di una persona, creando un forte senso di stress e malessere interiore, congiuntamente ad un blocco dell’evoluzione del sé, dovuto alla perenne convinzione di fare la cosa sbagliata al momento sbagliato. Questa tipologia di insicurezza la possiamo ritrovare con lievi intensità nelle persone con un sé strutturato e in maniera predominante in individui con un sé non completamente definito.
Per “Sé” intendiamo quella totalità psichica propria dell’individuo che si sviluppa e si consolida in funzione dell’Io ed emerge tramite il riconoscimento empatico dell’altro, diverso dal Sé; in altre parole è la consapevolezza di sentirsi Sé, con le proprie caratteristiche, e riconoscere gli altri come persone diverse da sé sia nel concreto che nelle relazioni. Il sé e l’autostima si costituiscono attraverso l’amore ricevuto dai propri caregiver, in quanto il bambino comprende che lui è una persona degna di essere amata tanto quanto è stata amata dal mondo (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo “Organizzazione borderline di personalità – Alla ricerca di un legame d’amore“