Insicurezza? 5 consigli utili per comprenderla

L’insicurezza è un vissuto emotivo esperito più volte nella vita.

Generalmente ci si sente smarriti rispetto ai propri pensieri e si teme rispetto ad eventuali scelte da dover prendere. Talvolta l’insicurezza può essere più radicale, arrivando a temere un giudizio negativo verso sé stessi e la propria persona. 

Di base, come ogni sensazione emotiva esistente, anche l’insicurezza porta con sé una funzione preziosa, ossia quella di entrare in contatto con realtà diverse da quelle abituali e mettere, dunque, in discussione modelli di pensiero e credenze disfunzionali o non più adattivi. In altre parole l’insicurezza è fondamentale per accedere agli stati di crisi necessari per la crescita personale e l’evoluzione del sé.

Talvolta però, l’insicurezza può diventare persistente e ci impedisce di accogliere e fare esperienza anche delle nostre competenze interne, ossia delle parti di noi strutturare.

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Rinascere dalle proprie ceneri. La resilienza nelle persone

​Molti già conosceranno il mito della Fenice. Volatile in grado di controllare il fuoco e di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. I primi a raffigurare il mito della fenice sono stati gli egizi, poi, l’uccello dalla grande saggezza e dalle lacrime curative è entrato a far parte dei miti greci e di molte popolazioni orientali.

In particolare in Cina, il termine fenice viene tradotto come Feng Huang ed inizialmente stava a rappresentare non uno, ma due uccelli, uno maschio(feng) ed uno femmina(huang) ed insieme andavano ad ampliare la metafora dello Yin e dello Yang.

Feng huang e Yin e Yang, quindi, come dualità che armonizza ogni cosa.

Il mito della fenice spesso viene associato alla resilienza richiesta all’essere umano per fronteggiare un lutto o qualsiasi forma di trauma.

Jung nel suo libro “simboli della trasformazione” risalta la somiglianza tra il volatile e l’essere umano

“Questa emblematica creatura di fuoco, in grado di risorgere maestosamente dalle ceneri della sua stessa distruzione, simboleggia anche il potere della resilienza, l’ineguagliabile abilità di rinascere molto più forti, coraggiosi e luminosi.”

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Lebenslagerschicksalsschatz. Amore e semplicità

Klaus«C’è una parola, in tedesco, Lebenslangerschicksalsschatz. E la traduzione più vicina è “Dono del destino di tutta una vita”.

E Victoria è wunderbar, ma non è la mia Lebenslangerschicksalsschatz.
E’ la mia Beinaheleidenschaftsgegenstand, capisci?
Vuol dire “la cosa che e’ quasi quella che vuoi… ma non esattamente”.
Questa è Victoria per me.»

Ted«Come fai a sapere che non è la Lebenslangerschicksalsschatz? Voglio dire, forse, col passare degli anni, diventera’ piu’ Lebenslangerschicksalsschatz-osa.»

Klaus«Oh, nein, nein. Il Lebenslangerschicksalsschatz non è una cosa che si sviluppa con il passare del tempo. E’ una cosa che si crea all’istante. Ti passa attraverso come l’acqua di un fiume dopo una tempesta che ti riempie e ti svuota allo stesso tempo. Lo senti in tutto il corpo, nelle mani, nel cuore, nella pancia, sulla pelle e ovviamente anche nello Schlauchmachendejungen.
Scusa il francesismo. Ti hanno mai fatto sentire in questo modo?»

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La tirannia della bellezza. Ode alla libertà

“Io non sono una bella ragazza, quindi è molto probabile che non trovi un partner”. 

Prendo in prestito queste parole da una mia paziente per affrontare un tema più che mai attuale: la bellezza è forse una virtù? La virtù è una disposizione d’animo volta al bene, quindi implica una volontà o un’azione in una direzione positiva, appunto, virtuosa. La risposta alla domanda è quindi: no, la bellezza non è una virtù.

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Guardare il mondo da un’altra prospettiva. L’elogio “forzato” della lentezza

​Poco tempo fa ho scritto (anzi abbiamo scritto) un articolo sulle sfaccettature positive dell’attesa (per approfondimenti si rimanda all’articolo “I paradossi dell’attendere-Piacere o Frustrazione?”).

Mai come ora queste parole mi suonano importanti, vere, quasi palpabili. Infatti, sono stati giorni di attesa; in cui ci siamo affacciati dalla cima della montagna aspettando che la valanga terminasse.  Molti di noi hanno potuto scegliere come vivere questi momenti particolari, diversi dal solito e perlomeno, almeno per quanto mi riguarda, i primi nella mia storia di vita, così pregni di negatività a livello mondiale. Spero che molti abbiano vissuto quest’attesa in termini positivi come si parla nell’articolo; ovvero abbiano trasformato quella naturale dimensione incline alla noia e alla frustrazione in momenti fruttuosi di crescita personale.

Covid-19, ritmi di vita, tempo per noi stessi

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La psicoterapia online. La sospensione dei corpi

                                                                                                                   

I corpi volanti di Rob Woddcox

Il distanziamento fisico ha ridotto i livelli di contatto.

Il periodo del lockdown ci ha messo a dura prova. Non solo abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini quotidiane, ma anche il modo di tenerci in contatto. Le relazioni virtuali si sono amplificate fino a divenire esclusive, ma donandoci l’opportunità di capire più che mai l’indispensabilità degli affetti non solo razionalmente, lo abbiamo vissuto e sentito sulla nostra pelle quanto ci mancasse la fisicità.

Per psicoterapia online si intende l’insieme di pratiche cliniche con finalità terapeutiche che di strumenti tecnologici e una connessione ad internet affinché terapeuta e paziente possono mantenersi in contatto. Si rimanda all’articolo La Psicoterapia Online – Pratica clinica tra Reale e Virtuale”.

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Riapriamo le nostre porte. Le relazioni nel post lockdown

Quante volte in questi due mesi di lock down ci siamo ritrovati a leggere articoli o ad ascoltare opinionisti che, molto ottimisticamente, auspicavano una società migliore alla fine della chiusura forzata? 

Una società dove il vicino sarebbe stato un alleato in questo destino comune e non un avversario sul quale prevalere.

E’ stato veramente così? Siamo tornati fuori dalle nostre case cambiati e pronti ad aprirci e ad accogliere gli altri?

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Pateo ergo sum. L’essere oltre la diagnosi

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“Siamo troppo in ritardo per gli dei, troppo in anticipo per comprendere l’Essere” (Martin Heidegger)

Molte volte sento dire: “è un anoressica, è bordeline, è bipolare….”. Queste parole hanno un doppio effetto su di me; da un lato mi fanno venire la pelle d’oca e dall’altro mi fanno sorridere. Un sorriso amaro, ovvio; generato dal fatto che a volte, gli stessi professionisti della salute mentale tendono a fondere, in questa crasi quasi paradossale, termini riferiti all’esperienza con un’etichetta diagnostica.

colloquio, fenomenologia, pazienti, valore della diagnosi

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