La fiducia interpersonale, secondo Antonio Mutti, viene definita come «l’aspettativa che Alter non manipolerà la comunicazione o, più specificamente, che fornirà una rappresentazione autentica, non parziale né mendace, del proprio comportamento di ruolo e della propria identità. L’aspettativa di Ego concerne cioè la sincerità e credibilità di Alter, intese come trasparenza e astensione dalla menzogna, dalla frode e dall’inganno»
La psicoterapia di gruppo viene praticata sia nelle istituzioni pubbliche che private in tutto il mondo per una crescente comprensione della sua rilevanza sia per la vita sociale in generale che per la terapia di comunità, oltre che per le procedure di selezione e di istruzione se vogliamo andare oltre l’ambito clinico.
Oltre che essere umani siamo anche esseri culturali. Ciò vuol dire che la nostra identità è anche culturale ovvero contenente elementi fondamentali quali l’etnia ed essa è influenzata dalla classe sociale, dall’età, dalla religione, dal genere, dall’orientamento sessuale e dalle dinamiche familiari.
Il distanziamento fisico ha ridotto i livelli di contatto.
Il periodo del lockdown ci ha messo a dura prova. Non solo abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini quotidiane, ma anche il modo di tenerci in contatto. Le relazioni virtuali si sono amplificate fino a divenire esclusive, ma donandoci l’opportunità di capire più che mai l’indispensabilità degli affetti non solo razionalmente, lo abbiamo vissuto e sentito sulla nostra pelle quanto ci mancasse la fisicità.
Per psicoterapia online si intende l’insieme di pratiche cliniche con finalità terapeutiche che di strumenti tecnologici e una connessione ad internet affinché terapeuta e paziente possono mantenersi in contatto. Si rimanda all’articolo “La Psicoterapia Online – Pratica clinica tra Reale e Virtuale”.
“Ho gli occhi di mio padre e il corpo di mia madre.” (F. Kahlo)
In questo articolo ho intenzione di porre l’accento sulla trasmissione intergenerazionale come questione antropologica nel senso di specificità umana ma soprattutto sulla trasmissione di natura psichica di generazione in generazione.
“Spesso le persone non hanno emozioni chiare, altro che idee.” (Diego De Silva)
Una delle nostre difficoltà è riuscire a vivere le emozioni tanto che spesso ci chiediamo se proviamo davvero quello che sentiamo o se le emozioni che proviamo siano vere. A volte ci chiediamo cosa stiamo provando esattamente, travolti da una complessità emotiva che non riusciamo a decodificare.
Non è facile capire cosa proviamo come non è semplice concedersi la libertà di vivere pienamente le emozioni che accadono senza che esse, non solo semplicemente esistano, ma abbiano la facoltà di essere vissute. Per tutta la nostra esistenza riconosciamo come forte il desiderio di vivere le nostre emozioni e spesso di essere addirittura travolti da esse ma passiamo la maggior parte del tempo a schermarci e difenderci quando abbiamo il sospetto che le emozioni possano essere troppo sconvenienti; così permettiamo il passaggio soltanto di alcune emozioni, una piccola parte di esse che può accedere alla nostra mente in modo tale che possiamo controllare quanto possiamo effettivamente essere travolti emotivamente; e il desiderio di vivere esperienze turbolenti può essere pura illusione.
Viviamo e percepiamo. Esistiamo e guardiamo alle cose con un senso critico, costantemente desiderosi di capire cosa succede nel mondo interiore ed esteriore perché l’unica certezza che l’uomo ha è il suo esperire senza sapere cosa esattamente o come.
“Non è cambiato niente e niente cambierà. Se continuiamo a correre. La polvere negli occhi. Fermiamoci a pensare” F. Motta
Karl Jaspers, psichiatra e filosofo tedesco del Novecento, nel suo ultimo libro “La bomba atomica e il destino dell’uomo” riflette sulle possibili conseguenze che le ultime elezioni possono avere sull’uomo e sul rischio nucleare che incombe su di lui a seguito della vittoria di Trump.
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