Tag: psicologia

I Sette Vizi Capitali
Qual è il tuo peccato?

Non c’è niente di più originale del peccato.”

Lessi poco più che bambina sul diario di una mia compagna di scuola.

Non ricordo la fonte della citazione, non so neanche dire se fosse una personalità illustre, ma so che non la dimenticai più. Mi colpì subito – e mi colpisce ancora-  la possibilità di associare al peccato la parola “originale” nell’accezione dei suoi due significati possibili:

  • che risale alle origini”, ovvero il peccato che la dottrina cattolica identifica come la fine del paradiso terrestre e l’emblema della fallibilità e della colpa umana;
  • che è personale, particolare, diverso da altri, innovativo…” ovvero il peccato letto con una lente a-religiosa, decisamente umana, che fa apprezzare la nostra fallibilità e ci assolve (seppur in parte) dalla colpa delle origini.

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Demenza d’Alzheimer
Cinque segnali d’allarme

In Italia, le persone che soffrono di demenza sono più di un milione e la più comune tra le persone anziane risulta essere il Morbo di Alzheimer

Al principio, la demenza d’Alzheimer può essere difficile da riconoscere poiché i segni clinici del morbo sono generici, specialmente all’inizi. Il sintomo più noto riguarda inziali problematiche con la memoria, ma in fin dei conti tutti possiamo avere delle dimenticanze, specialmente in età avanzata!

Ciononostante, è fondamentale non sottostimare anche i più “innocui” segnali, poiché generalmente quando i famigliari si rendono conto che qualcosa non funziona più come prima, la malattia è già ad uno stadio più avanzato.

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Idealismo Pervertito
Uccidere per (ig)nobile ideale

“Se credi in un ideale, non sei tu a possederlo, è lui che ti possiede.”

Raymond Chandler

Compiere il male non è qualcosa di semplice: i buoni lo sognano, (“solo”) i cattivi lo fanno (per citare un famoso testo di criminologia). La maggior parte delle persone infatti, nell’età formativa, sembra entrare in contatto con un insieme di norme condivise a scuola come in famiglia, imparando ed introiettando una serie di diritti e soprattutto di doveri su ciò che sia lecito o non lecito fare.

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Micro trends e identità
La viralità che lascia il vuoto

In economia per micro trend si intende una tendenza nella direzione di un certo fenomeno che è ragionevolmente pervasivo all’interno di una data sfera di influenza e può durare alcuni anni, o anche mesi.

Anche la moda è un esempio di micro trend: ha breve durata e si evolve poi in nuove tendenze. Essa prima derivava dalle proposte delle/degli stilistæ in passerella, veniva poi introdotta da artistæ come attrici/attori, cantanti, modellæ, celebrities e infine declinata in base all’ambiente, sociale e culturale delle persone che la adottavano. Aveva un tempo di vita abbastanza lungo, che poteva oscillare tra i 5 e i 10 anni.

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Il benessere mentale
Le lotte sociali contro le stigmatizzazioni

“Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io cosa ottieni: ottieni il cazzo che ti meriti.” dal film “Joker” del 2019

Il 10 Ottobre sarà la giornata mondiale della salute mentale, un po’ in anticipo per stare sul pezzo, ma   certi argomenti non necessitano di una ricorrenza sul calendario per stimolare riflessioni. È infatti in seguito alla visione di un film, erroneamente scartato per via dei miei infondati pregiudizi, che ho maturato dei pensieri riguardo questo tema.

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La mentalizzazione
Un dispositivo che aiuta il corpo a pensarsi

Spesso si parla dei disturbi psicosomatici come esito di un mancato dialogo tra il corpo e la mente.  Ma cosa permette questo dialogo? E soprattutto come riesce il corpo a pensarsi?

Tale competenza sembra affondare le sue radici in un processo esordiente della nostra vita, che chiama in causa le figure primarie, il rispecchiamento.

Nel momento in cui il bambino “scopre se stesso negli occhi della madre”, questo diviene consapevole dei suoi stati emotivi, riflessi e pensati dall’Altro. In questo modo il bambino sviluppa quella capacità, denominata mentalizzazione, che consente di comprendere le intenzioni e il pensiero sottostanti il comportamento proprio e altrui. Questo costrutto sembra essere direttamente chiamato in causa nella comprensione dei segnali sprigionati dal corpo.

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Noi e la luna
L’influenza dei cicli lunari sugli esseri umani

Non so cosa mi fosse passato per la testa quella mattina. Indossavo una maglietta comprata anni prima in un negozio dallo stile young che adoravo, ma io, ormai, ero probabilmente boomerissima per indossarla e certamente si trattava di una scelta audace per andare al lavoro.

“It’s just a phase, Baby!”

Era la scritta in bianco sulla t-shirt di colore nero, con un disegno delle fasi lunari sul petto. Non avevo pensato granché al mio outfit quella mattina, o meglio, avevo superficialmente bypassato gli effetti che ogni parte di me e ogni oggetto che porto con me, generano sul setting di terapia. A noi “psi” piacerebbe definirlo “un agito in piena regola!”. Gli agiti sono una “messa in atto”di un messaggio che non è, in quel momento, possibile comunicare a parole, che prende spazio nelle azioni o nelle scelte inconsapevoli e che va successivamente analizzato nel suo significato simbolico.

Avevo portato con me una bomba ed era stata presumibilmente una mia scelta inconsapevole. Cosa volevo comunicare? Cosa desideravo accadesse? Di certo quel giorno sapevo che avrei incontrato F.

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Madri che uccidono: l’infanticidio in nomine matris
Psicologia forense, criminologia, natalità

Una madre darebbe la sua stessa vita per il proprio bambino”. Spesso si ascolta questa frase giudicandola così veritiera e certa che non si chiedono, a differenza di altri presunti assiomi, spiegazioni e prove in merito. Giusto così, proprio perché ciò che è naturale pare ovvio, le dimostrazioni così ricche e presenti da risultare inutili. Innumerevoli esempi nella storia, nella letteratura, nella cronaca quotidiana hanno permesso di instillare una granitica certezza: una madre può solo amare il proprio bambino e morire con lui e per lui.

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Psicologia della borsa
Caratteri a tracolla

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“La borsa: un nascondiglio simile all’inconscio dove la donna ripone oggetti, desideri e ricordi di ogni tipo”. Fabrizio Caramagna

Ho comprato la mia prima borsa a 4 anni. Era azzurra, stampa vichy, con due fiorellini incisi sulla targhetta posta nella parte anteriore. Era in nylon e aveva il manico in vernice azzurra. 

Amavo profondamente quella borsa, la portavo con me anche quando andavo a dormire e quando facevo colazione.

Ci mettevo dentro “le mie cose”: una scarpetta di Barbie, uno dei personaggi di Polly Pocket, la testa dell’Uomo Tigre, la matita, una penna, qualche sasso e conchiglia, i miei trucchi, gli elastici per i capelli e quello che vedevo sempre nella borsa di mia madre e che per questo mi sembrava indispensabile. I fazzoletti, per esempio, non mancavano mai.

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Cibo, metafore e anoressia
Il cibo come metafora patologica nell’anoressia nervosa

Nell’anoressia il cibo rappresenta  un condensato di metafore, simboli patologici in cui trovano espressione vuoti affettivi, esperienze traumatiche, introietti persecutori, oggetti parziali non integrati. 

La metafora principalmente  sottesa al rifiuto del cibo è l’esteriorizzazione di un bisogno orale inappagato. Una pulsione nutritivo-affettiva che, pur ripetutamente avanzata, non ha trovato gratificazione. Ostaggio di un risentimento narcisistico, quasi di una sorta di vendetta, l’anoressica respinge un nutrimento che a sua volta l’ha respinta ma del quale ha tremendamente bisogno, e il conflitto tra introiezione e rifiuto che si attiva durante il pasto svela l’origine di questo dolore: un rapporto altrettanto conflittuale con l’oggetto materno ( Bruch, 2003; 1996). 

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