Depressione e aminoacidi
Una nuova possibilità di cura?

Spesso grandi scoperte scientifiche sono arrivate per caso, sulla strada intrapresa per studiare elementi
naturali o meccanismi biologici e chimici diversi. Come nel 1928, quando Sir Alexander Fleming, professore di batteriologia, si rese conto che su una piastra dove aveva messo in coltura colonie di Staphylococcus aureus, i batteri non crescevano attorno alla muffa che vi si era creata sopra. Si trattava della muffa di Penicillium notatum, e Fleming comprese che era in grado di inibire la crescita batterica. Così iniziò la storia dei moderni antibiotici. O come quando, nel 1956, il dispositivo per registrare il ritmo cardiaco dell’ingegnere statunitense Wilson Greatbatch si trasformò, per un transistor sbagliato, in un macchinario in grado di creare pulsazioni equivalenti a quelle del battito del cuore umano. Ovvero nel primo pacemaker della storia per controllare le aritmie cardiache.
Forse è accaduto di nuovo, ai ricercatori del Wertheim UF Scripps Institute for Biomedical Innovation &
Technology, in Florida, i quali hanno condotto uno studio sul ruolo del recettore GPR158 nel funzionamento delle cellule cerebrali.

Nell’articolo intitolato “Orphan receptor GPR158 serves as a metabotropic glycine receptor: mGlyR”, l’obiettivo dei ricercatori non era scoprire una delle possibili cause della depressione, né di un nuovo possibile trattamento per una delle patologie mentali più diffuse e invalidanti, ma la comprensione dei meccanismi attraverso cui i sensori sulle cellule cerebrali ricevono e trasmettono segnali alle cellule stesse, attraverso uno studio longitudinale di ben 10 anni, su un campione di topi.
Lo studio, pubblicato su Science, potrebbe avere implicazioni importanti nella comprensione delle cause
biologiche della depressione maggiore e quindi nella creazione di nuovi farmaci ad azione rapida per questi disturbi dell’umore, spesso refrattari al trattamento farmacologico. Gli autori hanno osservato che nelle cavie in cui mancava il gene per il recettore, chiamato GPR158, si evidenziava una maggiore resistenza allo stress cronico: si tratta di una forte prova che il GPR158 potrebbe essere un bersaglio terapeutico per la cura della depressione. Dopo aver isolato la struttura chimica di GPR158, gli scienziati – con loro stessa sorpresa – hanno scoperto di essere di fronte a un aminoacido, per esattezza alla glicina. Ma la scoperta più importante è stata constatare che la molecola di segnalazione non era un attivatore cellulare, ma un inibitore. L’estremità del GPR158 era collegata a una molecola partner che, quando si legava alla glicina, frenava anziché accelerare.
“Di solito i recettori come il GPR158, noti come recettori accoppiati a proteine G, legano le proteine G. Questo recettore era legato a un RPC. Questo recettore stava legando una proteina RGS, che è una proteina che ha l’effetto opposto dell’attivazione”, ha detto Thibaut Laboute, ricercatore post-doc
del gruppo di Martemyanov e primo autore dello studio.
Per decenni gli scienziati – ha spiegato Laboute – hanno catalogato il ruolo dei recettori cellulari e dei loro partner di segnalazione. Quelli che ancora non hanno segnalatori noti, come il GPR158, sono stati
soprannominati “recettori orfani”.
Tuttavia questa scoperta ha rivelato come GPR158 non sia più un recettore orfano: il team lo ha ribattezzato infatti”mGlyR”, abbreviazione che – ha aggiunto Laboute – sta per “recettore metabotropico della glicina”.
La stessa glicina viene oggi venduta come integratore per il miglioramento del tono dell’umore. È un elemento costitutivo di base delle proteine e interessa molti tipi di cellule diversi, a volte in modi
complessi.
È chiaro come siano necessarie – hanno spiegato gli scienziati – ulteriori ricerche per capire come
l’organismo mantenga il giusto equilibrio dei recettori mGlyR e come viene influenzata l’attività delle cellule cerebrali. L’aspetto più importante della scoperta è che la depressione maggiore, l’ansia e i disturbi
dell’umore potrebbero avere una causa biologica dovuta all’azione della glicina, un aminoacido, capace di
inviare un segnale di “rallentamento” al cervello. Una nuova frontiera della ricerca potrebbe essere
comprendere come questa azione dell’aminoacido glicina varia in particolari condizioni, come nel post
partum o nei traumi.

Non solo aminoacidi, ma meccanismi infiammatori.

Negli studi più recenti non si parla solo del ruolo degli aminoacidi nella genesi della depressione, ma anche di infiammazione cerebrale. Una ricerca condotta presso il Centro per la dipendenza e la salute mentale (Camh) di Toronto e pubblicata su Jama Psychiatry, ha coinvolto un piccolo campione di 20 pazienti e un gruppo di controllo di altre 20 persone senza problemi dell’umore. Con la tomografia a emissione di positroni (Pet) è stato osservato che il gruppo sperimentale manifestava un 30% in più di infiammazione cerebrale, rispetto al gruppo di controllo, percentuale che aumentava nei pazienti affetti da depressione maggiore. Il dottor Jeffrey Meyer, che ha guidato il team di ricerca, ha sottolineato che prima non era ben chiaro se l’infiammazione giocasse un ruolo nella depressione clinica indipendentemente dalla presenza di malattie fisiche. «La scoperta è importante perché si possono trovare nuovi tipi di farmaci per un significativo numero di malati di depressione, che non rispondono alle cure attuali», ha commentato Meyer. «Nessuno degli antidepressivi esistenti ha come obiettivo di “spegnere” uno stato infiammatorio». Lo studio ha misurato le cellule che presenti quando si ha un’infiammazione in una parte del corpo, per esempio una bronchite. In questo caso non era presente alcuna patologia organica, ma nel cervello dei soggetti del gruppo sperimentale hanno rilevato lo stesso un aumento di citochine, proteine che il sistema immunitario produce in presenza di uno stato infiammatorio». è un dato che un certo numero di persone sviluppi una depressione subito dopo una grave influenza o altra malattia, in particolare a seguito del Covid. E si pensa che queste persone abbiano una predisposizione genetica a rispondere con uno stato depressivo di fronte a uno stress, anche un’infiammazione. Non siamo tutti uguali dinanzi ai possibili disturbi dell’umore. Non solo la glicina come prospettiva di studio da seguire, quindi, per la cura della depressione, ma anche l’infiammazione cerebrale.

Dott.ssa Valeria Colasanti

Psicologa e Psicoterapeuta a Roma

Per Approfondire:

Thibaut Laboute, Stefano Zucca, Matthew Holcomb, Dipak N Patil, Chris Garza, Brittany A Wheatley, Raktim
N Roy, Stefano Forli, Kirill A Martemyanov. (2023). Orphan receptor GPR158 serves as a metabotropic
glycine receptor: mGlyR Science. 2023 Mar 31;379(6639):1352-1358. doi: 10.1126/science.add7150. Epub
2023 Mar 30.

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