Secondo Siegel e Payne Bryson, (vedi articolo Tra il sopravvivere ed il fiorire) i bambini con attaccamento sicuro sembrano avere maggiori risultati durante il loro sviluppo, come: sintonizzazione, flessibilità emotiva, funzionamento sociale e abilità cognitive.
Con il termine di Stereotipo si fa riferimento a una “opinione precostituita su una classe di individui, di gruppi o di oggetti che riproducono forme schematiche di percezione e giudizio” (Galimberti, 1997).
Tali rappresentazioni schematiche della realtà costituiscono un sistema rigido e condiviso di credenze su attributi personali di una determinata categoria sociale e implicano specifiche aspettative culturali rispetto ai due generi sessuali in termini di personalità, apparenza, occupazione, competenze, ruoli, abilità, interessi.
La fiducia interpersonale, secondo Antonio Mutti, viene definita come «l’aspettativa che Alter non manipolerà la comunicazione o, più specificamente, che fornirà una rappresentazione autentica, non parziale né mendace, del proprio comportamento di ruolo e della propria identità. L’aspettativa di Ego concerne cioè la sincerità e credibilità di Alter, intese come trasparenza e astensione dalla menzogna, dalla frode e dall’inganno»
Pubblicazione a promozione del progetto “Rondini. Centro di ascolto psicologico e assistenza legale” finanziato dalla Regione Lazio con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, promosso dall’Associazione Semi di Pace OdV in collaborazione con l’Associazione Il Sigaro di Freud come soggetto terzo – www.semidipace.it/progetto-rondini/
Pubblicazione a promozione del progetto “Rondini. Centro di ascolto psicologico e assistenza legale” finanziato dalla Regione Lazio con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, promosso dall’Associazione Semi di Pace OdV in collaborazione con l’Associazione Il Sigaro di Freud come soggetto terzo – www.semidipace.it/progetto-rondini/
<<…voglio che si sappia la mia storia, perché qui in giro non ci sarò solo io a soffrire… le parole fanno più male delle botte >>.
Carolina ha solo 14 anni e una serata, fra amici, con qualche bicchiere in più, la conduce al centro di un incubo: prima le molestie, poi le riprese, la diffusione di un video e i disperati tentativi di sopravvivere alle conseguenti valanghe d’odio. In poco tempo, viene invasa da giudizi carichi di violenza e stereotipi misogini e discriminatori. Gli Hate Speech, i cosiddetti discorsi d’odio, hanno il potere di distruggere. Carolina, come tant*, non ce la fa; sceglie un salto nel vuoto per interrompere quel dolore.
Bisogna, alle cose,lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione che viene dal loro interno e che da niente può essere forzata o accelerata.
Tutto è: portare a compimento la gestazione – e poi dare alla luce
…Maturare come un alberoche non forza i suoi succhi e tranquillo se ne sta nelle tempeste
di primavera, e non teme che non possa arrivare l’estate.
Eccome se arriva!
Ma arriva soltanto per chi è paziente e vive come se davanti avesse l’eternità,spensierato, tranquillo e aperto
Bisogna avere pazienza verso le irresolutezze del cuore e cercare di amare le domande stesse come stanze chiuse a chiave e come libri che sono scritti in una lingua che proprio non sappiamo.
Si tratta di vivere ogni cosa.
Quando si vivono le domande,forse, piano piano, si finisce,senza accorgersene,col vivere dentro alle risposte
Nel corso degli ultimi mesi, ho collaborato con l’associazione Semi di Pace Onlus, dal 1980 impegnata nel sociale, presso il Centro Rondini: un centro di ascolto psicologico e assistenza legale contro la violenza sulle donne, il bullismo e la dipendenza da gioco d’azzardo, presente nella città di Tarquinia (VT).
Lavorando come psicologa in un consultorio familiare, una buona parte del mio lavoro consiste nel sostenere le coppie di neogenitori nella transizione dalla diade alla triade, ovvero uscire dalla dimensione di coppia, in cui ognuno dei partner richiede e fornisce accudimento all’altro. L’arrivo di un figlio determina una rivoluzione nella strutturazione di questo rapporto e del nostro funzionamento interno.
Durante l’infanzia possiamo attivare una modalità ideativa, ludica e creativa capace di “dare vita” ad una presenza fantastica, perlopiù buona e affettuosa, con cui affrontare la vita.
Avere un amico immaginario è un’esperienza indimenticabile e molto più comune di come immaginiamo. Secondo una recente ricerca dell’università di Washington e Oregon, quasi i due terzi della popolazione di bambini ha un amico immaginario con cui parla, gioca, discute, va a dormire, prende decisioni importanti… quotidianamente.
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