Gli stereotipi di genere
Parola agli Adolescenti

Con il termine di Stereotipo si fa riferimento a una “opinione precostituita su una classe di individui, di gruppi o di oggetti che riproducono forme schematiche di percezione e giudizio” (Galimberti, 1997).

Tali rappresentazioni schematiche della realtà costituiscono un sistema rigido e condiviso di credenze su attributi personali di una determinata categoria sociale e implicano specifiche aspettative culturali rispetto ai due generi sessuali in termini di personalità, apparenza, occupazione, competenze, ruoli, abilità, interessi.

In quanto “costruzioni sociali”, dipendono da specifiche condizioni storico-sociali, si apprendono con la socializzazione e, di frequente, vengono trasmessi di generazione in generazione (per maggiori Approfondimenti si rimanda all’articolo “Stereotipi e pregiudizi – Una rosa se non si chiamasse rosa”).

Un’esemplificazione di tali stereotipi è data dall’attribuzione di specifici aggettivi associati culturalmente a uomini e donne. Per il genere maschile si usano maggiormente gli aggettivi: dominante, aggressivo, competitivo, indipendente, ambizioso, sicuro di sé, avventuroso e decisionista; per quello femminile: affettuosa, remissiva, emotiva, empatica, loquace, gentile (Williams, Bennet, 1975).

Altermatt e Shelton (2004) individuano nello stereotipo dell’agency maschile l’antecedente, sia di atteggiamenti “cavallereschi” verso le donne, che di atteggiamenti discriminatori – due facce della stessa medaglia: quando alla donna si attribuiscono bassa proattività e scarso orientamento all’azione, da un lato si attiva un senso di protezione non richiesto, dall’altro le si impedisce di occuparsi di attività in cui tali caratteristiche risultano determinanti.

Gli stereotipi di genere colpiscono anche la sfera occupazionale, indicando le donne maggiormente predisposte alla cura familiare e meno alla carriera, ostacolandole di fatto nelle opportunità di crescita professionale (Saraceno, 2003).

Le origini del fenomeno della violenza di genere affondano in quel sistema di valori, abitudini e tradizioni connesse alla cultura del predomino maschile e quindi ad una presunta superiorità di un sesso sull’altro e sul sistema di disuguaglianze di genere da esso derivate (“Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne” Assemblea generale delle Nazioni Unite, 1993).

A causa della stretta connessione con la dimensione valoriale e culturale basata sulla differenza di potere tra i due sessi e dal persistere di un retaggio patriarcale, accade spesso che la violenza di genere venga riconosciuta e ammessa con molta difficoltà sia dall’autore che dalla vittima; questa sorta di ritrosia fa sì che in molti casi la vittima tenda a non riconoscere il disagio subito, rendendo ancora più difficile qualsiasi forma di intervento diretto a eliminare il fenomeno.

Ascoltando le testimonianze delle adolescenti di oggi, si registrano numerosi casi di molestie che avvengono tra i banchi di scuola e che rimangono perlopiù nell’ombra. Un fenomeno spesso sottovalutato dalle giovanissime riguarda gli apprezzamenti a stampo sessista che, per mancanza di formazione ed esperienza, non vengono riconosciuti come tali e le coinvolgono determinando disparità di ruoli e svalutazioni e strutturando dinamiche di violenza che non sanno identificare e, per questo, dalle quali non riescono a difendersi. Molte ragazze, ancora oggi, limitano i propri comportamenti a causa dell’esistenza di categorizzazioni della femminilità e della mascolinità culturalmente sostenute.

L’indagine Scientifica del Centro Rondini

In una ricerca condotta dal Centro Rondini (2021), in collaborazione con le Assosicazioni Il Sigaro di Freud e la Cura del Tempo, abbiamo indagato il substrato socio-culturale alla base del fenomeno della Violenza di Genere in un campione di 144 ragazzi residenti nella provincia di Viterbo fra i 18 e i 21 anni.

L’indagine scientifica ci ha permesso di esplorare stereotipi, pregiudizi, conoscenze che appartengono all’inconscio collettivo degli adolescenti e che ne condizionano pensieri e comportamenti, con l’obiettivo di renderli espliciti e di poter progettare interventi efficaci e utili ad abatterli.

Abbiamo indagato, in primis, la diffusione degli stereotipi sui ruoli di genere, scoprendo che il nostro campione di adolescenti si mostra in accordo (molto-abbastanza o poco) con le seguenti affermazioni – posizionate in base alla frequenza registrata di diffusione dello stereotipo:

  • E’ soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia” (42,1%)
  • Gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche” (42%)
  • Per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (31,5%)
  • E’ l’uomo che deve prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (29.4%)
  • In condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne” (21%)

Emerge il forte impatto degli stereotipi di genere sul campione che mostra, a vari livelli, di essere in gran parte condizionato nel pensiero dall’idea – talvolta anche inconsapevole- della superiorità dell’uomo sulla donna, tipica di una cultura a stampo maschilista.

Abbiamo continuato la nostra indagine, verificando la presenza di stereotipi sul tema della violenza sessuale, scoprendo che il nostro campione di adolescenti si mostra in accordo (molto-abbastanza o poco) con le seguenti affermazioni – posizionate in base alla frequenza registrata di diffusione dello stereotipo:

  • Le donne che non vogliono un rapporto sessuale riescono ad evitarlo” (66,4%)
  • Spesso le accuse di violenza sessuale sono false” (33,6%)
  • Di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì” (30,8%)
  • Se una donna subisce una violenza sessuale quando è ubriaca o è sotto l’effetto di droghe è almeno in parte responsabile” (25,2%);
  • Le donne possono provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire” (21%);
  • Le donne serie non vengono violentate” ( 18,2%)
  • Se un marito/compagno obbliga la moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà, non è una violenza” (11,2%).

Emerge la convinzione sotterranea che la donna sia, in una qualche misura, complice della violenza subita. Dato estremamente preoccupante che pone gli uomini e donne del futuro di fronte alla pericolosa illusione che la violenza non esista, un pericoloso diniego. Queste percentuali descrivono la violenza talvolta come un’invenzione, un modo per attirare attenzione, un’esperienza anche meritata; la violenza non esiste, ma è normalità per l’11,2% del nostro campione quando una donna si oppone ad un rapporto sessuale all’interno di una relazione con un uomo e lui la obbliga.

Gli interventi a contrasto della violenza sulle donne devono partire dall’implementazione della consapevolezza sugli stereotipi che culturalmente ci portiamo dietro per identificarli e poterli destrutturare.

Gli adolescenti devono, inoltre, poter esplorare la dimensione del consenso che non ha nulla a che vedere con un obbligo sociale, morale, relazionale, ma riguarda esclusivamente il volere personale e rappresenta il confine tra la violenza e la non violenza. L’educazione al consenso è vissuta nel nostro paese ancora come una rivoluzione, laddove in altri paesi, condizionati da diversi stereotipi socioculturali, rappresenta la normalità.

Le istituzioni, come la scuola e la famiglia, hanno un ruolo importantissimo in questo processo. Un intervento ad ampio raggio all’interno degli istituti scolastici con il fine di sensibilizzare adolescenti e adulti su questi temi, risulta sempre attuale e fondamentale.

Il dialogo costante con i giovani è necessario perché sono loro ad avere il potere – se sostenuti –  di operare un cambiamento nella società in termini di superamento delle disuguaglianze e di predisposizione a rapporti simmetrici e rispettosi fra uomini e donne.

È centrale sostenere anche gli adultia mettersi in gioco – con interventi e attività culturalmente stimolanti- imparando a vedere quanto i pregiudizi sessisti/maschilisti siano radicati dentro ognuno di noi, ci condizionino inconsapevolmente nelle idee e nei comportamenti e a cambiare.

Dott.ssa Emanuela Gamba e Dott.ssa Sara Raffaele

Psicologhe – Operatrici del Centro Rondini

Estratto dell’Indagine scientifica sugli stereotipi di genere, il cyberbullismo e il gioco d’azzardo del Centro Rondini (2021)

Per Approfondire

Altermatt, T. W. e Shelton, J. (2004) “The mediating role of agency in positive and negative gender stereotypes”, Poster presented at the 2004 Annual Meeting of the Midwestern Psychological Association, Chicago, IL.

Arcuri, L. e Cadinu, M.R. (1998) “Gli Stereotipi. Dinamiche psicologiche e contesto delle relazioni sociali”, Il Mulino

Sartori, F. (2009) “Differenze e disuguaglianze di genere”, Il Mulino

Assemblea generale delle Nazioni Unite (1993) “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne

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