La fedeltà come risorsa
Saper mentalizzare e pensare su

La fiducia interpersonale, secondo Antonio Mutti, viene definita come «l’aspettativa che Alter non manipolerà la comunicazione o, più specificamente, che fornirà una rappresentazione autentica, non parziale né mendace, del proprio comportamento di ruolo e della propria identità. L’aspettativa di Ego concerne cioè la sincerità e credibilità di Alter, intese come trasparenza e astensione dalla menzogna, dalla frode e dall’inganno»

In sintesi la fiducia, come viene sistematizzata nei suoi lavori dal sociologo italiano Antonio Mutti, può essere definita «come un’aspettativa di esperienze con valenza positiva per l’attore, maturata sotto condizioni di incertezza, ma in presenza di un carico cognitivo e/o emotivo tale da permettere di superare la soglia della mera speranza».

Questo significa che diamo fiducia perché speriamo in qualcosa di buono da qualcun altro e riusciamo ad abbandonare le esitazioni per addentrarci in un rapporto fiduciario in cui rimanere fedeli allo scopo di costruire una relazione soddisfacente di qualsiasi entità. 

In particolare, nelle relazioni amorose, negli ultimi tempi, risulta più difficile rimanere fedeli al proprio partner e affidarsi e fidarsi, nonostante la complessità che ci appartiene e l’ambivalenza insita nella natura dell’essere umano nei riguardi dei legami monogamici e le universali difficoltà che si frappongono alla possibilità di accettare, con compassione e senza giudizi moralistici, le frustanti dinamiche che li caratterizzano. 

Sicuramente l’attaccamento insicuro e il narcisismo quindi la bassa capacità di entrare in empatia con l’altro/a sono alla base di legami incerti quindi insicuri e di conseguenza insoddisfacenti; di contro riuscire a nutrire fiducia nell’altro/a quindi rimanere fedeli al partner, che significa rimanere fedeli e avere fiducia nella propria autenticità, conduce verso legami profondi e duraturi perché solidi e funzionali per una buona costruzione e/o ricostruzione del sé in età adulta.

Le persone riflessive, dotate di una raffinata teoria della mente, la capacità di capire e prevedere il comportamento sulla base della comprensione degli stati mentali (intenzioni, emozioni, desideri, credenze) propri e altrui, sono maggiormente in grado di essere più o meno autentici nelle relazioni o comunque riescono a mantenere legami di fiducia almeno dalla loro parte. Ovvero, nonostante la difficoltà ad affidarsi, tendenzialmente riescono a rimanere fedeli in quanto comprendono a fondo l’impatto emotivo negativo che un tradimento può avere su chi lo subisce. Prevenire e capire gli stati mentali dell’altro/a è fondamentale per la vita sociale di ogni individuo.

Nelle nuove relazioni portiamo con noi speranza, desiderio insieme ad un bagaglio di difese sistematico e sistemico nonché assodato quindi funzionale per molti aspetti che ci permette di affidarsi all’altro/a in maniera ponderata, o non affidarsi nei casi patologici e in momenti della nostra esistenza in cui pezzi di sé sono molto minuziosi per essere pronti all’assemblamento di essi e la capacità meta-cognitiva di comprendere le ricadute negative delle proprie difese contro le ferite dell’attaccamento instaurano facilmente legami di attaccamento sicuro. Dunque la mentalizzazione è uno strumento essenziale non solo di protezione di sé e dell’altro/a ma anche di realizzazione di sé attraverso le relazioni funzionali all’arricchimento della propria esistenza e profondità in una relazione bidirezionale in cui sentiamo noi stessi attraverso modalità di sintonizzazione con gli stati emotivi dell’altro/a. Per approfondire si rimanda all’articolo Lo sviluppo della Mentalizzazione – Comprendere la Mente.

Questa capacità è una modalità sana di pensiero di conseguenza di azione, che può sostituire il rischioso meccanismo attraverso il quale ci si serve del partner come mezzo per ottenere una catarsi emotiva che alimenta soltanto la propria disregolazione emotiva sommergendo l’altro/a di sentimenti propri che non ha il compito di gestire e affrontare. La pretesa in tal senso ostacola l’empatia e la reale scoperta di caratteristiche di chi abbiamo accanto contribuendo all’esacerbazione di problemi comunicativi e del sentirsi che fanno da impedimento inoltre alla tendenza ad utilizzare la fedeltà come risorsa.

A questo punto l’infedeltà e il tradimento divengono strumenti per fuggire in una situazione che funge da discarica per le emozioni sgradevoli scaturite da un progetto incompiuto e conducono al raggiungimento di una distanza emotiva oltre che sentimenti di dolore, rabbia e diffidenza in entrambi i soggetti coinvolti nella relazione. La capacità riflessiva consente di comprendere i danni permanenti che un atteggiamento in cui si agisce possono avere sugli altri.

L’opportunità di osservare l’altro/a è una delle più utili sfide esistenziali nonché stimolante forma di modellamento al mondo a cui apparteniamo. 

Dott. ssa Ilaria Pellegrini Psicologa Psicoterapeuta a Pomezia e Roma

(+39) 389 7972535

ilariapellegrini@gmail.com

Per approfondire:

Fonagy P. (2001) “Attaccamento e funzione riflessiva”

Fonagy P. (2005) “Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé”

Kernberg O. F. (1996) “Relazioni d’amore”

Josephs L. (2021) “Infedeltà. Scienza delle relazioni e psicoterapia”

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