Psicologia dello sviluppo. La mente infantile

conscio di chi parla una nuova lingua

Fino alla prima metà del Novecento il neonato era ritenuto semplicemente un piccolo uomo non ancora in grado di parlare, pensare e addirittura insensibile al dolore infatti in chirurgia infantile si era soliti operare senza alcun anestetico.

In ambito medico, in particolare pediatrico e ostetrico dunque le cure conferite ai bambini molto piccoli riguardavano unicamente l’aspetto biologico mentre gli aspetti sociali, psicologici e pedagogici erano gestiti solo ed unicamente dalla figura di accudimento primaria avente una propria tradizione rispetto alla comunità di appartenenza.

Il neonato era visto anche dagli psicologi di quell’epoca come una tabula rasa, lo stesso James riteneva che solo in seguito ad un’adeguata maturazione neurologica il piccolo potesse iniziare a riuscire a sviluppare la mente con tutte le sue molteplici funzioni.

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Farsi Grinch. Il vissuto del natale

Foto dal film “Il Grinch” (Ron Howard, 2000)

La festività del natale, come molte festività connotate religiosamente, deriva in realtà da una consuetudine pagana risalente al 273 dopo Cristo, il “sol invictus”, letteralmente il sole non vinto. Collocata a ridosso del solstizio d’inverno (il 21 dicembre) sancisce infatti la fine delle tenebre e la vittoria della luce sull’ombra: il sole ricomincia il suo ciclo e le giornate iniziano ad allungarsi (la tradizione vuole che tocchi il picco il 13 Dicembre, la giornata dedicata a santa Lucia, “il giorno più corto che ci sia”).

La vittoria delle luce sulle tenebre è stata rappresentata dalla tradizione cristiana con la nascita del figlio di Dio. Qui ha origine la tradizione del presepe, la riproduzione della scena della natalità oggi rappresentata “in tutte le salse” e meta di pellegrinaggi in comitiva durante le feste.

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Un vivere sobrio. Minimalismo e felicità nella società moderna

(In foto i possedimenti di Gandhi al momento della sua morte)

Durante il mio viaggio in Myanmar mi è capitato spesso di pensare alla felicità che traspare dai volti delle persone locali, nonostante apparentemente spesso vivano in condizioni di estrema povertà. Un giorno poi, parlando con la guida di un percorso di trekking a proposito dell’Agave, una pianta che cresce principalmente in centro america, ma che è molto presente anche in Myanmar, un ragazzo le suggerisce di utilizzarla per preparare la tequila e che sicuramente può trovare la ricetta in rete. La risposta della ragazza che ci stava accompagnando in quei due giorni è stata allo stesso tempo semplice e illuminante. “Perchè dovrei cercare la ricetta in rete? Perchè devo fare la tequila? Non mi serve!”

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Una morte festosa. Approcciare il lutto

Serata estiva; una dolce brezza ci avvolgeva quasi coccolandoci. Ero in jamaica, in un piccolo paesino “in the middle of nowhere” come direbbero gli inglesi. Stavamo, appunto bevendo i nostri cocktails a bordo piscina del nostro albergo quando la nostra attenzione fu richiamata da un ritmo musicale assimilabile allo ska, o forse rock steady. Non mi ricordo. Qualsiasi cosa fosse, era talmente pieno di suono, ritmo e emozioni che venimmo tutti risucchiati da quelle note accattivanti; talmente tanto che decidemmo di andare in cerca della fonte.  Il portiere del albergo ci disse che si trattava di un funerale che si stava tenendo a pochi isolati di distanza.

culture, lutto, Morte

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L’ascolto attivo. Tecniche per aiutare chi aiuta

 

Una delle caratteristiche che dovrebbe possedere qualsiasi professionista nella relazione d’aiuto, compreso il volontariato, è quella di  saper partecipare in maniera attiva alla relazione con l’altro, cercando di comprenderlo e comunicargli la comprensione del punto di vista, dei sentimenti e degli atteggiamenti dell’altra persona. Questo atteggiamento può sintetizzarsi con il termine “ascolto attivo”, che enfatizza il ruolo di partecipazione attiva, adottando un atteggiamento non direttivo. L’ ascolto attivo è la capacità di porre attenzione alla comunicazione dell’altro senza formulare giudizi.  

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L’arte del Consenso. Di Sì e di No

Copyright: Marica Zottino

L’arte della seduzione è un terreno con contorni poco definiti in cui il gioco delle parti a volte si basa sull’ambiguità. In questo gioco di parti, a volte un apparente atteggiamento distante e distaccato, può trasformarsi in uno più favorevole davanti all’insistenza dell’altro/a. Quando entriamo nell’ambito sessuale, questi contorni poco definiti diventano scivolosi e… pericolosi.

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L’incontro impossibile. Annotazioni di psicoterapia con pazienti “difficili”

Adamo ed Eva trovano il corpo di Abele, 1826 –  William Blake. Tate Britain, London
http://freechristimages.org

Da diversi anni seguo alcuni pazienti che Malcom Pines (1975) avrebbe definito “difficili”. Cosa si intende per paziente difficile?

Per descriverlo citerò le parole di uno di essi, un giovane di 27 anni affetto da disturbo borderline di personalità. Dopo alcuni anni di terapia questo paziente mi riportò il proprio disagio e la propria rabbia a seguito della proposta che gli avevo fatto di considerare una terapia farmacologica. Sentiva che volevo “sbarazzarmi” di lui, e per farlo ricorrevo al farmaco. Lui non poteva accettare di dipendere dal farmaco e sentiva che io lo stavo rifiutando perché troppo “grave”.

difficile, paziente, psicoterapia

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Crearsi un nemico per superare l’angoscia. La Psicoanalisi della Guerra

                                         “Grande guerra- Soldato italiano”  by autoridimmagini.it

Perché la guerra?  Già Freud ed Einstein si ponevano nel 1931 questa domanda, sotto gli occhi vigili ed attenti di coloro che, in un incontro della Società delle Nazioni, speravano in un antidoto trovato da queste due geniali menti.  Appare troppo vero e chiaro come, dopo il 1914, nessuno possa più guardare al progresso della scienza e della tecnica senza considerarne il prezzo umano e senza considerare il pericolo micidiale che vi è racchiuso. Freud fu proverbiale anche su questo punto: “Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo.

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(An)Alice. La storia di una ragazza e la presentazione di un disturbo

Imagen de Emily_WillsPhotography en Pixabay 

In un pomeriggio come tanti, di un giorno pari del mese in cui è “dolce dormire”, accendo il computer, apro banalmente un documento Word e comincio a scrivere, a riversare su questa pagina bianca i contenuti della mia scatola cranica, come se questo schermo fosse un caro confidente, un diario segreto tempestato di glitter rosa nelle mani di una ragazzina, ma sempre con il lucchetto a fianco. Ebbene, ho avuto modo in questa fase della mia vita, del mio percorso formativo, di accostarmi in modo, tanto fortuito quanto intenso, alla Psicologia. Tale accostamento mi ha consentito di interpretare in un’ottica del tutto nuova, diversa ed originale, aspetti ordinari spesso dati per scontati, ma in particolare di venire a conoscenza tramite approfondimenti, del mondo della Psicoanalisi. È bastato un clic del mouse a consentirmi l’accesso a questo mondo, tramite un collegamento Youtube, l’indice del cursore preme la “stringa” ed ecco che in una manciata di secondi, il magico rettangolo del sito di condivisione mi carica un video e in questo video vi è un uomo.

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