Psicologia dello sviluppo. La mente infantile

conscio di chi parla una nuova lingua

Fino alla prima metà del Novecento il neonato era ritenuto semplicemente un piccolo uomo non ancora in grado di parlare, pensare e addirittura insensibile al dolore infatti in chirurgia infantile si era soliti operare senza alcun anestetico.

In ambito medico, in particolare pediatrico e ostetrico dunque le cure conferite ai bambini molto piccoli riguardavano unicamente l’aspetto biologico mentre gli aspetti sociali, psicologici e pedagogici erano gestiti solo ed unicamente dalla figura di accudimento primaria avente una propria tradizione rispetto alla comunità di appartenenza.

Il neonato era visto anche dagli psicologi di quell’epoca come una tabula rasa, lo stesso James riteneva che solo in seguito ad un’adeguata maturazione neurologica il piccolo potesse iniziare a riuscire a sviluppare la mente con tutte le sue molteplici funzioni.

Dalla seconda metà del Novecento invece numerose evidenze scientifiche hanno confutato i precedenti studi, radicando le accertate ipotesi che ritengono che i neonati abbiano sin dalla nascita alcune capacità definibili anche competenze e dunque non è l’acquisizione del linguaggio la prima vera funzione di una mente sviluppata, come si era ritenuto precedentemente.

Interessantissimi studi attuali di psicologia prenatale effettuati mediante ecografie sistematiche e/o continue del feto confermano e ampliano le ipotesi di M. Klein e in seguito della Bick circa le funzioni mentali in grado di operare non solo nei primi due anni di vita, ma anche da neonati e nel periodo prenatale, incuriosendo sempre più gli studiosi e spingendoli ad effettuare ricerche circa le origini delle strutture funzionali di ordine mentale dei feti e dei neonati.

Ad oggi lo psichismo fetale e neonatale si fonda sui rilievi neurobiologici e genetici dunque non ha un valore psicologico a tutti gli effetti.

La maturazione del sistema nervoso dipende non solo dallo sviluppo del programma genetico e degli organi corporei ma bensì dalla qualità dell’esperienza che determina e condiziona la tipologia di maturazione neurale.

Grazie alle nuove tecnologie le funzioni mentali possono essere studiate in modo molto analitico, dato che ogni individuo (anche i gemelli omozigoti!) è dotato di una struttura mentale differente ed effettua esperienze differenti.

Un ruolo cruciale è dunque quello dell’apprendimento, basilare nelle funzioni interpersonali di tutti gli individui ma soprattutto dei bambini nei primissimi anni di vita.

Infatti proprio in questo periodo la figura di accudimento primaria è di estrema importanza perchè, oltre ad essere il “caregiver”, essa deve aiutare nell’apprendimento, nella modulazione della cognizione e nelle funzioni affettive.

Risulta essere implicata anche in quelle che possono definirsi anomalie dello sviluppo psichico che possono sfociare in veri e propri disturbi di diverso genere.

Il bambino dunque nasce due volte: biologicamente, con la cesura all’atto della nascita, e psichicamente, con la separazione dalla primaria unità con la madre.

“Tra la vita intrauterina e la prima infanzia vi è molta più continuità di quel che non ci lasci credere l’impressionante cesura dell’atto della nascita. L’oggetto materno psichico sostituisce per il bambino la situazione fetale biologica”

(Freud, 1925)

L’ambiente post-natale ha il compito di continuare a far esistere quel confine stabile che il bambino ha perso nel momento in cui è nato, riproducendo le condizioni di vita analoghe a quelle intrauterine di confine e di benessere, in cui il sé del neonato possa funzionare semplicemente e spontaneamente.

Attraverso un ambiente capace di accoglierlo, il bambino apprende inizialmente il limite di sé, ma non ancora l’ambiente come altro da sé, ed utilizza con questo scopo tutto ciò con cui il suo organismo viene a contatto sensorialmente. Nella fase primaria le istanze difensive, assicurate più tardi dall’Io, poggiano sulla gestione che è di competenza materna, all’interno della diade.

A partire dal secondo semestre di vita si possono discernere nel bambino gli indici di un proprio funzionamento mentale e di modalità strutturali esposte ai disordini psicosomatici, anche se il funzionamento interattivo vero e proprio avviene in maniera completa più in là.

Cosi la genesi dell’economia psicosomatica nel corso dello sviluppo può essere considerata come passaggio dal funzionamento interattivo primitivo, all’elaborazione di difese psicosomatiche autonome che si costruiscono alla fine del secondo anno.

Dott.ssa Maria Borraccino

Vincitrice del Contest “WeWantYou” per il mese di dicembre 2019

cell. (+39) 334 7279944

email: maria.borraccino@aimionline.it

 

Per Approfondire

Giovannelli G. “Prenascere, nascere e rinascere. Lo sviluppo neuropsicologico nei primi mesi di vita”, Carocci Editore, 1997

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