La personalità Borderline. Un troppo pieno che diventa vuoto

Kerberng fu il primo, negli anni ’70, a parlare di organizzazione borderline di personalità (“…Questi pazienti al limite tra psicosi e nevrosi hanno una organizzazione patologica specifica e stabile nel tempo, e non fluttuante tra psicosi e nevrosi),I sintomi dell’organizzazione borderline vengono da Kernberg assimilati a quelli delle nevrosi e dei disordini caratteriali, ma con la presenza di episodi psicotici transitori. l concetto di Kernberg di organizzazione di personalità si distingue dalla caratterizzazione fenomenologica attuale, poiché comprende molti e diversi disturbi della personalità. Secondo l’autore, infatti, i pazienti con disturbo di personalità narcisistico, antisociale, schizoide, paranoide, infantile e ciclotimico sono tutti caratterizzati da una sottostante organizzazione di personalità borderline..Secondo il DSM, il DBP, insieme ai disturbi istrionico e narcisistico, è inserito nel cluster B e viene definito come una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé, dell’umore e da una marcata impulsività.

Compare nella prima età adulta e si presenta con modalità differenti, come indicato da cinque o più dei seguenti elementi:

⦁    Sforzi disperati nell’evitare un reale o immaginario abbandono;

⦁    Un quadro di relazioni instabili ed intense, caratterizzato dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;

⦁    Alterazione dell’identità,  immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile;

⦁    Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida 

      spericolata, abbuffate;

⦁   Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o comportamenti automutilanti;⦁    Instabilità affettiva dovuta ad una marcata reattività dell’umore;

⦁   Sentimenti cronici di vuoto;

⦁   Rabbia immotivata ed intensa o difficoltà a controllare la rabbia;

⦁   Ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori legati allo stress.

Il vuoto è la privazione di un contenuto in tutta la sua capacità o dimensione. Nel paziente borderline vengono descritti “sentimenti cronici di vuoto” che lo spingono alla ricerca costante di cose da fare, di comportamenti ed azioni per occupare il tempo, quasi come dovesse riempire con urgenza “un buco mai sazio”. Il paziente non è in grado di creare dei collegamenti tra le varie parti scisse e tende a colmare tali vuoti con l’azione, con il movimento frenetico, nell’estremo tentativo di “Vitalizzazione” e tramite il ricordo di vari espedienti per evitare il senso del proprio caos interno, vissuto come un “troppo pieno che diventa vuoto”. l’origine della patologia borderline pone le sue basi nel rapporto madre-bambino, che non si sviluppa come corrente fluida di emozioni che caratterizza di solito lo scambio emotivo, bensì è costellata da rotture, strappi, che incidono sulla formazione di un legame che non acquista stabilità e sicurezza. Per Kernberg il borderline a tratti conserva molto bene il rapporto con la realtà mentre altre volte ha delle cadute, soprattutto per quanto riguarda l’aggressività. Il Borderline può mostrare freddezza emotiva nel parlare della vita affettiva, poiché attraverso il meccanismo difensivo dell’isolamento svuota, isola i contenuti dalla valenza affettiva, senza sapere più quali sentimenti prova nei confronti degli altri. Questa incapacità di riconoscere il nesso fra le proprie emozioni e gli eventi della sua vita, che si manifesta in analisi nelle difficoltà di dare un significato psichico a ciò che accade (cioè simbolizzare i movimenti affettivi propri e altrui) influenza e offusca la capacità di distinguere la realtà esterna e mondo interno nel paziente borderline. Rispetto agli elementi di realtà, presenta un senso di onnipotenza come se potesse fare e disfare tutto. Ma questo senso di grandiosità nasconde un’identità molto fragile, che conduce il borderline verso un disperato bisogno degli altri per ritrovarsi e riconoscersi, fino al punto che quando l’altro si nega si trasforma in un nemico da annientare.

Dunque il borderline utilizza meccanismi di difesa vicini a quelli che impiega lo psicotico:

⦁     Il diniego;

⦁     L’identificazione proiettiva;

⦁     La scissione dell’oggetto;

⦁    La manipolazione onnipotente dell’oggetto.

Un classico comportamento di manipolazione borderline è il tentato suicidio. Affrontando le condotte suicidarie presenti nel pazienti borderline, non si può non fare riferimento all’impulsività, alla rabbia e all’aggressività che caratterizzano tali “agiti”. Il tentativo di suicidio ha, dunque, una dinamica diversa rispetto al suicidio, poiché nella maggioranza dei casi chi realmente vuole suicidarsi riesce nel suo intento, mentre ciò non avviene nel  tentativo di suicidio, in cui è presente un’implicita richiesta di essere ascoltato per cambiare la realtà. La differenza sostanziale sta proprio in questo, nel fatto che chi desidera morire vuole cessare di vivere, mentre chi tenta il suicidio, talvolta, grida la sua voglia di voler proseguire nel suo difficile percorso. Il mancato suicidio si riferisce invece ad un esito suicidario che non è stato portato a termine. Il comportamento autolesivo è inteso come una produzione di lesione, temporanea o permanente, sul proprio corpo, compiuta deliberatamente dal soggetto come tagli su braccia e gambe, bruciature di sigaretta, contusioni, fratture. Con pazienti borderline è, dunque, utile e necessario mantenere un setting rigoroso, un atteggiamento empatico, seppur neutrale, con minori interpretazioni che, invece, andrebbero ad aumentare le dolorose sensazioni di distanza. L’oggetto terapeuta è costantemente idealizzato, invaso, attaccato, avvicinato, svalutato e subito allontanato.

La relazione terapeutica è costantemente attaccata nella sua esistenza perché più basso è il livello di mentalizzazione più la qualità delle emozioni è di natura primitiva, è soggetta ad espressioni di comportamento e di giudizio incontrollabili. La relazione terapeutica rispecchia la qualità delle relazioni oggettuali del passato e nello stesso tempo si trova ad affrontare le carenze, i traumi psichici particolarmente intensi e soggetti a variazioni, causate dalle ferite narcisistiche che spesso spinge il paziente borderline a sentirsi non accettato, anzi maltratto dallo psicoterapeuta che viene criticato riguardo alle sue capacità e che in tal modo subisce attacchi al ruolo, alla funzione ed al suo narcisismo. Le capacità di contenimento del terapeuta contribuiscono a determinare la qualità della relazione, il suo grado di stabilità, perché soprattutto all’inizio del trattamento queste personalità, a causa della frenetica ricerca dell’oggetto che nel passato è stato gravemente deludente, sviluppano un’attenzione – valutazione verso i suoi atteggiamenti. In tal senso le pause dedotte dal silenzio spesso risultano intollerabili perché vengono ritenute dal paziente come indifferenza, disinteresse, o peggio, abbandono. Il terapeuta deve mostrarsi autentico nei suoi atteggiamenti, solo così non aumenterà l’idealizzazione nei suoi confronti, rendendolo onnipotente. 

Dott. Dario Maggipinto

Riceve su appuntamento a Chieti

(+39) 334 9428501

dario.maggipinto@gmail.com

Per Approfondire 

Cancrini, L. L’oceano Borderline (Racconti di viaggio). Raffaello Cortina Editore, 2006.

Gabbard, GO. Psichiatria Psicodinamica. Raffaello Cortina Editore, 2007 

Pietrini, P. Il complesso Borderline, Alpes Editore, 2007

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