Questo articolo parlerà di “Eddi”. Vuole essere un modo per far conoscere a chi magari è fuori da un certo tipo di informazione, quello che sta passando.
Maria Edgarda Marcucci, a cavallo tra il 2017 ed il 2018 parte come volontaria per il Rojava, Kurdistan occidentale.
Sono cattivo perchè sono disperato. Non sono forse schivato e odiato da tutti gli uomini? Tu, il mio creatore, mi faresti a pezzi e ne esulteresti; pensa a questo e dimmi: perchè dovrei mostrare pietà per l’uomo più di quanta lui non ne mostri per me? (…)
Un giorno che ero oppresso dal freddo, trovai un fuoco lasciato acceso da alcuni vagabondi, e mi sentii invadere di gioia al calore che da esso proveniva. Nel mio giubilo, infilai la mano fra le ceneri ardenti, ma subito la ritrassi con un grido di dolore. Strano, pensai, che la stessa causa potesse provocare effetti così opposti (…)
Ah, fossi rimasto per sempre nel mio bosco, ignorante e senza altre sensazioni che non fossero fame, sete e caldo! La conoscenza ha una ben strana natura! Aderisce alla mente, dopo averla conquistata, come un lichene sulla roccia. Qualche volta provavo il desiderio di scrollarmi di dosso ogni pensiero e sentimento; ma imparai che c’è solo un modo per superare la sensazione di dolore, ed è la morte, uno stato che temevo senza comprenderlo (…)
Prima di iniziare vorrei fare una premessa: questo breve articolo non vuole affrontare la tematica dell’inconscio né da un punto di vista teorico né didattico, ma bensì l’intenzione è quella di rilevare e sottolineare due aspetti della letteratura sull’argomento che emergono quando la si affronta. Questi aspetti sembrano riferirsi e comunicare qualcosa rispetto all’oggetto stesso di studio: l’inconscio.
“A volte sento di avere le gambe così grasse che vorrei prenderle a pugni”; “i miei fianchi occupano tutto lo specchio, vorrei essere in grado di strapparli”; “stanno guardando la mia pancia deforme: e ora rideranno di me”.
Il disturbo di dismorfismo corporeo, o dismorfofobia, è collocato nel DSM V all’interno della sezione “Disturbo ossessivo-compulsivo”.
“… È l’uno nell’altro e ognuno a se stesso fino al giorno in cui tu parlerai e io ascolterò e penserò che la tua voce sia la mia e quando mi alzerò davanti a te penserò a me stesso di fronte a uno specchio.”
Gibran
Pubblicazione a promozione del progetto “Rondini. Centro di ascolto psicologico e assistenza legale” finanziato dalla Regione Lazio con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, promosso dall’Associazione Semi di Pace Onlus in collaborazione con l’Associazione Il Sigaro di Freud come soggetto terzo – www.semidipace.it/progetto-rondini/
Con un voto storico, dopo ore di dibattito, il 30 dicembre del 2020, il Senato argentino ha approvato la legge che autorizza l’interruzione volontaria di gravidanza!
38 sono stati i voti favorevoli, 29 i contrari e un astenuto: l’Argentina diventa il primo grande stato sud-americano ad autorizzare l’aborto legale che diventa possibile entro la quattordicesima settimana di gravidanza.
Narciso fu condannato a innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Egli si lamentava poiché non riusciva a stringerla né a toccarla. Una volta resosi conto dell’accaduto, Narciso si lasciò morire struggendosi inutilmente; quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore cui fu dato il suo nome.
“…saper convivere è dura già, lo so. Ma per questo il compromesso è la strada del mio crescere. E dico sì al dialogo. Perché la pace è l’unica vittoria, l’unico gesto in ogni senso che dà un peso al nostro vivere…”
Con queste parole Piero Pelù, Ligabue e Jovanotti cantarono la convinzione che ognuno di noi ha un dovere preciso: fare di tutto perché si possa dire “mai più” all’indifferenza, alla guerra, all’odio, a tutto ciò che calpesta la dignità umana. Ogni individuo ha il dovere di dire “Il mio nome è MAI PIÙ!”.
Perché le bambine scelgono le bambole e i maschietti invece prediligono una partita di pallone o la pista delle macchinine? Il quesito è vetusto e non esente da cenni provocatori ma può essere tranquillamente rispolverato per sviluppare riflessioni e perché no, anche dibattitti alla luce di tante tematiche forse ancora più attuali. Il tema è stato spesso trattato dalla nostra rivista, in quanto è un argomento a noi molto caro (Infatti, per approfondimenti si rimanda all articolo Il Gender-questo frainteso); qui viene ancora riproposto con delle riflessioni aggiuntive.
Quello che c’ è in ballo, ed è forse la cosa che ci preme di più, è il nostro caro, amato concetto di identità. Ovvero è il genere e le conseguenze sul piano socio-culturale che esso o comporta a determinare chi siamo veramente? Quando scegliamo veramente chi vogliamo essere? (Per ulteriori approfondimenti si rimanda all articolo Stereotipi e pregiudizi – Una rosa se non si chiamasse rosa”).
Ma partiamo dall’inizio: cosa intendiamo per genere ? E cosa si intende per sesso? Sono i due concetti legati tra di loro?
Con il termine sesso si fa riferimento alle principali caratteristiche biologiche: genetiche, sessuali primarie (genitali) e secondarie (barba e seno per esempio) e del cervello, con le quali vengono distinti maschio e femmina.
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