L’arte del Kintsugi
Ovvero sulle ferite auree del trauma

Avete mai fatto caso a quanto a volte può essere magnetico un volto imperfetto, un vaso irregolare, un disegno in cui le tinte non sono perfettamente mescolate? O ancora  un arcobaleno con i colori non proprio nitidi ma che prende forma su un paesaggio incantevole? Potremmo dire la bellezza delle imperfezioni, chiamiamola come vogliamo. Mi vengono in mente queste immagini quando per caso vengo a conoscenza dell’ arte giapponese del KINTSUGI.

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Il sentiero della coppia
Tra il patto dichiarato e il patto segreto

“L’innamoramento è scarsamente legato alle caratteristiche proprie dell’oggetto amato; infatti vediamo spesso come, pur rimanendo queste caratteristiche “inalterate”, l’amore finisca e la coppia si rompa. Ci innamoriamo sempre dell’immagine che l’altro ci rimanda di noi e dell’immagine che a lui rimandiamo” (Cancrini & Harrison, 1986)

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La fedeltà come risorsa
Saper mentalizzare e pensare su

La fiducia interpersonale, secondo Antonio Mutti, viene definita come «l’aspettativa che Alter non manipolerà la comunicazione o, più specificamente, che fornirà una rappresentazione autentica, non parziale né mendace, del proprio comportamento di ruolo e della propria identità. L’aspettativa di Ego concerne cioè la sincerità e credibilità di Alter, intese come trasparenza e astensione dalla menzogna, dalla frode e dall’inganno»

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Toxic Positivity
Il lato oscuro del #AndràTuttoBene

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“Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “felice”.

Mi dissero che non avevo capito il compito e io dissi loro che non avevano capito la vita.”

(John Lennon)

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La prospettiva della morte. Altri sentieri per la vita

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​Copyright immagine: Istituto italiano Design

Conversazione tra Giove e Mercurio, Giove spiega a Mercurio cosa significhi assumere sembianze umane per fare l’amore con una donna mortale:

“Lei userà poche espressioni e questo amplierà l’abisso tra di noi…Dirà “ Quando ero piccola” o “Quando sarò vecchia” o “Mai in tutta la vita”. Questo mi colpisce profondamente Mercurio…Ci stiamo perdendo qualcosa Mercurio- il pathos della caducità- l’implicazione della mortalità- quella dolce tristezza dell’afferrare qualcosa che non si può trattenere?” tratto da Amphitryon 38 di Jean Giraudoux.

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Il “mostro”. Fame, sete e desideri

Sono cattivo perchè sono disperato. Non sono forse schivato e odiato da tutti gli uomini? Tu, il mio creatore, mi faresti a pezzi e ne esulteresti; pensa a questo e dimmi: perchè dovrei mostrare pietà per l’uomo più di quanta lui non ne mostri per me? (…)

 Un giorno che ero oppresso dal freddo, trovai un fuoco lasciato acceso da alcuni vagabondi, e mi sentii invadere di gioia al calore che da esso proveniva. Nel mio giubilo, infilai la mano fra le ceneri ardenti, ma subito la ritrassi con un grido di dolore.
Strano, pensai, che la stessa causa potesse provocare effetti così opposti (…)

Ah, fossi rimasto per sempre nel mio bosco, ignorante e senza altre sensazioni che non fossero fame, sete e caldo!
La conoscenza ha una ben strana natura! Aderisce alla mente, dopo averla conquistata, come un lichene sulla roccia. Qualche volta provavo il desiderio di scrollarmi di dosso ogni pensiero e sentimento; ma imparai che c’è solo un modo per superare la sensazione di dolore, ed è la morte, uno stato che temevo senza comprenderlo (…)

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Eternal Sunshine. Lo stesso errore

-Aspetta!
-Che c’è?
-Non lo so!
-Che cosa vuoi?!
-Aspetta! Aspetta! Voglio soltanto che aspetti ..un po’.
-..Va bene.
-Davvero?
-Io non sono sono un’idea, Joel, ma una ragazza incasinata che cerca la sua pace mentale, non sono perfetta.
-Non riesco a vedere niente che non mi piaccia in te, ora non ci riesco.
-Ma lo vedrai, ma lo vedrai! certo col tempo lo vedrai, e io invece mi annoierò con te, mi sentirò in trappola perché è cosi che mi succede!
-Okay.
-Okay? …Okay?
-Okay.

Lo avete riconosciuto? È il dialogo finale tra Joel e Clementine nel film Eternal Sunshine of the spotless mind (Se mi lasci ti cancello). I due, dopo essersi amati, provano a fermarsi per capire quale sia l’errore che continuano a commettere e se valga la pena provarci ancora.

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Viva la rabbia. Sabotatrice o … Motore?

L’immaginario comune associato alla rabbia è ricco di significati negativi. Quest’emozione viene spesso collegata alla sua espressione comportamentale più diffusa o che in generale desta più scalpore, assumendo le forme dell’aggressione e della violenza. Quando la rabbia prende queste forme “perdiamo la testa”, agiamo in maniera istintiva, e sollecitiamo una parte di noi più viscerale, avvicinandoci nelle sembianze e nei comportamenti al mondo animale. Prima di essere rappresentata con l’omino rosso col fumo che esce dalle orecchie del film d’animazione “Inside out” della Pixar, nei convegni e nei training sulle emozioni la rabbia veniva rappresentata con la celebre foto dell’uomo che spalanca le fauci assomigliando al leone che aggredisce la preda. Infatti la rabbia è un’emozione che ci prepara all’attacco, per difendere il proprio territorio (ad esempio, la nostra autostima), perché ci sentiamo minacciati, o ancora perché i nostri bisogni sono stati frustrati. Si potrebbe quindi dire che rabbia è un’emozione che ci porta all’autotutela.

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Il Vampiro. Il piacere della paura

“A lungo andare, è sembrata sul punto di cedere al sonno, ma con uno sforzo si è riscossa. Lo stesso è accaduto a più riprese, ogni volta con maggior fatica da parte sua e a intervalli via via brevi. Era chiaro che non voleva dormire, e ne ho approfittato per abbordare senz’altro l’argomento. “Non volete dormire?” “No, ho paura.” “Paura di dormire! E perché mai? Il sonno è un bene al quale tutti agognamo.” “Ah, non quando si è nella mia situazione, quando il sonno è foriero di orrori.” “Foriero di orrori! Ma che cosa state dicendo?” “Non lo so, non lo so! Ed è proprio questo lo spaventoso! Questa debolezza sopravviene durante il sonno, e al solo pensiero inorridisco.” […] E, pronunciata appena la parola, eccola far udire un gran sospiro di sollievo e sprofondare nel sonno. Tutta la notte sono rimasto a vegliare. Non si è mossa neppure un istante, ma ha continuato a dormire e a dormire di un sonno profondo, tranquillo, foriero di vita e di salute. Le labbra erano semiaperte, il seno si alzava e si abbassava con la regolarità di un pendolo. E un sorriso le aleggiava sul volto, rendendo manifesto che nessun brutto sogno era venuto a turbare la pace del suo spirito […]”

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