Amore e odio. Bambino, oggetto e spinta alla riparazione
Per il bambino, il primo oggetto indiscusso d’amore è rappresentato dalla madre, sulla quale si concentra la totalità dei sentimenti, con tutte le ambivalenze e il variopinto ventaglio di sfumature che essi contemplano: ogni elemento è qui espresso su di lei alla massima potenza. Un fluido gioco di alternanze, fatto d’amore e d’odio, in quanto la madre può essere ora rispondente ai suoi bisogni, gratificandolo tempestivamente, e un momento dopo “assentarsi” nonostante le sue pressanti impellenze, che in lei non trovano quella soddisfazione tanto ricercata: è a quel punto che lo scenario psichico dell’infante cambia radicalmente, scandendo così pensieri aggressivi diretti proprio verso la madre. Gli impulsi e i sentimenti sperimentati dal bambino sono come affiancati da una attività proto-mentale, una sorta di pensiero immaginativo, in cui a primeggiare è l’ elaborazione fantastica: nella mente del piccolo, il suo pensiero ha una traduzione diretta nel mondo esterno, cioè, “pensare” equivale letteralmente a “fare”; pertanto, i suoi pensieri o fantasie distruttive, hanno davvero la capacità di distruggere l’oggetto, quello da lui maggiormente investito e più amato.