L’abuso sessuale nel mondo dei minori. L’abisso dell’abuso

Ma la notizia si fa forse ancora più perturbante quando questi eventi riguardano ragazze e ragazzi, minori che possono rivestire sia il ruolo di vittima che di carnefice. E il vero problema è quando si verifica quest’ultima eventualità. L’abuso perpetrato dall’adulto a danno di un minore ci fa inorridire e sappiamo bene quale nome dargli: pedofilia. Nel caso invece che l’abuso di un minore sia messo in atto da un altro minore la situazione diventa più complicata. Le sensazioni di disgusto e rabbia rimangono, ma non sempre riusciamo, come nel caso del carnefice adulto, a dare un nome agli eventi, a capire bene di cosa si tratta. C’è il ragazzo quindicenne che ad una festa in discoteca dopo aver bevuto troppo abusa sessualmente di un ragazza non consenziente. C’è anche quello che poi chiama gli amici, anche loro ubriachi, e gli chiede di partecipare.

Ci sono poi le classi scolastiche in cui una ragazza viene identificata come vittima e obbligata dai compagni a spogliarsi davanti al solito cellulare che riprende instancabile e a volte viene anche obbligata ad andare oltre. Ma ci sono poi casi diversi, casi in cui l’abuso si verifica con modalità apparentemente non violente, o meglio non accompagnate da sopraffazione e violenza fisica. La vittima viene manipolata, raggirata, o comunque non è in grado di esprimere un consenso perché ancora troppo piccola d’età e quindi in ogni caso viene esercitato su di lei un abuso. Ragazzi minori, anche appena all’ingresso della pubertà, che attuano comportamenti sessuali coercitivi con coetanei o persone più piccole. Sia di sesso opposto che dello stesso sesso. 

Si tratta di un universo che fa molta paura e che difficilmente si riesce ad inquadrare perché molto variegato. Inoltre l’idea che il minore ancora in corso di sviluppo non possa compiere atti sessuali violenti, coercitivi ed efferati ha portato a sottostimare il fenomeno. Di fatti la ricerca è stata frenata dalla difficoltà di studiare un soggetto in età evolutiva. I minori autori di reati sessuali si differenziano dagli adulti autori di reati sessuali per la personalità ancora in formazione, per lo sviluppo cognitivo che ancora non ha raggiunto la completa maturazione e che risulta interessato da una serie di importanti cambiamenti e inoltre per l’attività di curiosa esplorazione della sessualità che caratterizza in particolare gli adolescenti. Proprio quest’ultimo punto rende difficile discriminare tra condotte sessuali normali e devianti in età evolutiva: lo sviluppo della sessualità porta l’adolescente a sperimentare delle condotte sessuali che, se a volte sono palesemente devianti, altre volte si collocano al limite tra la devianza e un’attività esplorativa mossa dalla curiosità. Inoltre questo limite è reso mutevole dai continui cambiamenti sociali che si riflettono sui costumi sessuali in età evolutiva. Ed è per questi motivi che la ricerca su questo fenomeno vanta solo vent’anni di studio e perciò, nonostante sia riuscita a studiare e descrivere un fenomeno emergente, non è ancora in grado di fornire dati esaustivi e modelli di riferimento.

Gli studi presenti in letteratura confermano le difficoltà di inquadramento di questi soggetti riconoscendo che si tratta di una popolazione complessa ed eterogenea all’interno della quale sarebbero presenti sia soggetti normali, che soggetti con problematiche psichiatriche e soggetti antisociali. Inoltre alcuni autori hanno individuato diverse tipologie in base alle caratteristiche di personalità, al modus operandi e all’età della vittima. Ci sono minori che compiono l’abuso sessuale in maniera violenta e coercitiva, tendenzialmente nei confronti di coetanei o adulti spesso di genere femminile. L’atto è caratterizzato da molta violenza e questi soggetti tendenzialmente commettono anche reati di natura non sessuale. Si avvicinano maggiormente al profilo del ragazzo deviante, antisociale. Altri invece prediligono vittime di età inferiore, di solito conosciute, e utilizzano più l’astuzia che la forza. Non sono impulsivi, ostili e imprevedibili come gli altri appena descritti, ma sono invece insicuri ed evitanti. Hanno un atteggiamento negativistico e depresso. Temono di essere rifiutati e per questo non investono nelle relazioni di amicizia. Cercano relazioni con bambini più piccoli visto che queste non richiedono il livello di impegno emotivo necessario invece nelle relazioni con i coetanei. Sembrano quindi caratterizzati da minori competenze sociali rispetto ai soggetti del primo gruppo, ma anche da una minore predisposizione criminale.

Ciò che emerge in maniera molto chiara è che l’eterogeneità della popolazione dei minori autori di reati di natura sessuale impedisce, almeno per ora, di chiarire in maniera esaustiva il fenomeno dell’abuso perpetrato da minori. Impedisce ad esempio di avere dati esaustivi sulla presenza o meno di differenze con la popolazione degli autori di reati di natura non sessuale, ovvero con coloro che attuano solamente una violenza di tipo fisico.

Psicologia della vita quotidiana. Penso a queste parole e l’ultima mi fa venire in mente un altra parola: quotidiani. Carta sulla quale viene messo nero su bianco cosa accade ogni giorno nella nostra società. La sezione della cronaca è messaggera di contenuti spesso turbanti e spaventosi e per questo può essere accostata all’aggettivo “nera”. Omicidi, stragi, violenze, stupri. Non solo, ovviamente. I giornali riportano anche notizie positive, o almeno che non riguardano fenomeni disumani dai quali speriamo sempre di restare più lontani possibile. Non è però possibile distanziarsi molto. È difficile non tingersi di “nero”. Anche se non accadono a noi, questi fatti ci vengono messi sotto gli occhi. La notizia schiaffata in prima pagina si impone alla nostra attenzione rendendoci difficile girare il volto e potercene disinteressare. È così che siamo costretti a leggere di violenze sessuali contro donne perpetrate da sconosciuti o da familiari, per strada o addirittura dentro casa, quotidianamente e silenziosamente. 

La chambre de Van Gogh à Arles – Vincent Van Gogh

Ma nonostante ciò alcuni autori sono riusciti ad estrapolare dei dati interessanti.

Sembra infatti che in entrambe le popolazioni si possa riscontrare una tendenza all’agito, all’atto impulsivo, una scarsa capacità di pensiero simbolico ed una scarsa capacità di modificare il proprio comportamento in base agli stimoli esterni.

Ma i minori che compiono reati sessuali risultano meno empatici rispetto agli autori di reati non sessuali e ciò significa che sarebbero meno in grado di comprendere lo stato emotivo dell’altro e soprattutto di entrarvi in risonanza.

Inoltre sembrano presentare un grado maggiore di ansia sociale e isolamento e una tendenza al dominio nelle relazioni. Da ciò si può ipotizzare che il dominio sessuale venga ricercato come mezzo per controllare l’altro nelle situazioni sociali e ridurre l’ansia.

Cercando di delineare un quadro complessivo si può affermare che la necessità di dominare e controllare le relazioni interpersonali ha un peso più importante nella messa in atto di un reato sessuale piuttosto che non sessuale. I minori autori di reati di natura sessuale cercano di dominare sessualmente gli altri per raggiungere una sensazione di controllo sull’ansia scatenata dalle relazioni interpersonali. Il reato non sessuale non sarebbe invece molto motivato da questa necessità e ciò collima col fatto che gli autori di reati non sessuali sono tendenzialmente meno ansiosi e meno isolati. Inoltre sembra che la messa in atto di un reato di natura sessuale possa essere favorita dalla poca empatia nei confronti della vittima e da un atteggiamento permissivo relativamente alle condotte sessuali devianti.

                                                                                       Dott. Roberto Zucchini

Per approfondire:

Davis-Rosanbalm, M.K. (2002). A Comparison of Social Information Processing in Juvenile Sexual Offenders and Violent Nonsexual Offenders. Ohio: Ohio University, Department of Psychology.

Lindsey, R.E, Carlozzi, A.F., Eells, G.T. (2001). Differences in the dispositional empathy of juvenile sex offenders, non-sex-offending delinquent juveniles, and nondelinquent juveniles. Journal of Interpersonal Violence, Vol 16(6), pp. 510-522

Sabatello, U. (2010). Lo sviluppo antisociale: dal bambino al giovane adulto. Una prospettiva evolutiva e psichiatrico – forense. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Seto, M. C., Lalumière, M. L. (2010). What is so special about male adolescent sexual offending? A review and test of explanations through meta-analysis. Psychological Bullettin, vol. 136, no. 4, 526-575.

Veneziano, C., Veneziano, L. (2002). Adolescent sex offenders: a review of the literature. Trauma Violence and Abuse, 3, 247-257.

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