La madre. Una morbida danza fra assenza e presenza
Oggi vi parlerò di madri. Ma di madri un po’ diverse da quelle idealmente tratteggiate sui libri di lettura per bambini e dai colori pastello. Per far questo ho bisogno però di usare tinte assai più forti e decise, di evidenziare i chiaroscuri, di metterne in risalto sia le luci che le ombre e ciò perché la maternità porta con sé un insieme di vissuti ambivalenti che discendono dalla complessità che un’esperienza trasformativa simile possiede. Tale circostanza porta la donna ad essere spesso “vittima” (suo malgrado) di scontri titanici fra forze interne a sé opposte e all’apparenza del tutto inconciliabili e questo proprio perché quella donna al suo interno è anche e comunque madre. O sarà invece che il conflitto discende dal suo essere, adesso, prima di tutto madre e solo dopo, forse, (anche) donna? E qui arrivo al punto. Recalcati – fra i più noti psicoanalisti lacaniani del nostro Paese – ci illustra egregiamente l’affascinante quanto tortuoso viaggio verso la maternità, puntando in special modo sulle sue declinazioni patologiche, figlie della sempre più frequente impossibilità di coniugazione dei due ruoli: quello di donna e quello di madre.