Il concetto di “profezia che si autoavvera” (o autoadempie o autodetermina) fu introdotto nel 1948 dal sociologo Robert K. Merton nel libro “Teoria e struttura sociale”.
“Si dice che la perfezione è nemica del bene, che chi tende alla perfezione rischia di perdere di vista quello che ha di buono. Io però non ero d’accordo. Bene non mi bastava. Bene significa mediocre. E io non volevo accontentarmi della mediocrità” dal libro Affamata di Melissa Broder.
L’immagine corporea e la sua relativa insoddisfazione da parte degli individui è considerato un tema centrale con innumerevoli risvolti e ripercussioni per due gruppi di psicopatologie; la DISFORIA DI GENERE E I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE ( a cui, da ora, si farà riferimento usando rispettivamente gli acronimi di DG e DCA).
Nelle iconografie più classiche dei tarocchi il matto viene rappresentato come un viandante, un errante, con un fagotto attaccato sulla punta di un bastone, che porta sulla spalla e, generalmente, con un cane al seguito, simbolo degli aspetti pulsionali a noi fedeli.
L’archetipo del matto, a prima vista, richiama un senso di assoluta libertà e di un’assenza di radici o schemi precostituiti che possano limitare il proprio viaggio o stravolgimento di vita. La simbologia del tarocco numero zero la possiamo associare al movimento sovvertivo che ritroviamo nel carnevale o nella figura dei giullari del passato o dei folli del presente.
Prima di mettersi in cammino si allacciano le scarpe, capita poi che lungo il tragitto ci siano dei nodi più resistenti e alcuni invece troppo lenti. Per poter continuare il viaggio spesso siamo portati a riannodare i lacci, con la speranza che almeno per quel tragitto reggano, a volte succede, a volte si slacciano nuovamente. Questi nodi metaforicamente possono considerarsi alla stregua di tutti quei legami che nel corso della vita si intessono, alcuni durano il tempo di qualche passo, altri il tempo di una maratona. Ciò che però risulta imprescindibile è il bisogno di ciascuno di noi di riannodare quei due lembi di stoffa per prevenire l’inciampo e per continuare nel nostro percorso.
Ogni giorno ciascuno di noi si confronta con il tema della separazione che vede quei due lacci divisi, dopo un pezzo di strada insieme. Ci si separa dai genitori, dagli amici, dai partner, ma anche dai colleghi o dal cassiere al supermercato. Il terapeuta e il paziente si separano tra una seduta e l’altra, come per la pausa estiva o per la chiusura di un percorso.
“Dottoressa mio figlio non mi guarda negli occhi!” Una delle maggiori preoccupazioni delle neo-mamme è la crescita neuropsicologica del proprio bambino. Il raggiungimento delle tappe dello sviluppo evolutivo motorio e neurologico del bambino, nei tempi previsti dalle linee guida della SINPIA, la Società Italiana diNeuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e dai vari manuali accreditati sull’argomento, è oggetto di grande attenzione da parte dei genitori e inevitabilmente fonte di ansia e preoccupazione spesso eccessive. La conoscenza di queste tappe e questi passaggi è molto importante, ma non ci si deve aspettare che i bambini le rispettino al millesimo di secondo.
La degenerazione del cervello, come per tutti gli altri organi del corpo, è fisiologica.
Dall’età di trentacinque anni circa, tempo entro il quale raggiungiamo il culmine delle nostre capacità cognitive, esso inizia il suo percorso di invecchiamento; piccole dimenticanze, tempi di reazione e di ripresa più lunghi… questo non ci fa piacere ma nonostante tutto ce ne rendiamo conto!
La degenerazione neuronale porta a diversi tipi di patologie, tra le più comuni, troviamo le diverse forme di demenza
Sempre di più in questo ultimo periodo, in merito a vari argomenti ed eventi di cronaca, si va palesando una divisione in schieramenti opposti: trincerate dietro questioni educative divisive, la scuola da una parte e la famiglia dall’altra, si “fanno la guerra” nelle parole di insegnanti, genitori, studiosi e tecnici. Qualche mese fa, Giuseppe Lavenia scriveva su Repubblica un articolo che, partendo da una riflessione sul femminicidio, sollecitava i genitori a “svegliarsi” rispetto all’educazione emotiva e sentimentale delle figlie e dei figli, senza pretendere che questa sia compito soltanto della scuola.
È innegabile che i social abbiano rivoluzionato le nostre vite, dal punto di vista educativo, della fruizione dei contenuti, dei consumi e delle abitudini. Si sono insinuati in modo lento e, paradossalmente, uno dei cambiamenti che hanno imposto concerne la VELOCITÀ. Con ripercussioni sulla sfera sociale, personale e conseguenze che hanno coinvolto , tra gli altri, anche il settore moda.
Tutti gli adulti dovrebbero continuamente tener conto del loro fondamentale ruolo nel guidare e supportare gli adolescenti nel processo di crescita, sia in famiglia che in tutti i contesti educativi allargati (scolastici/sportivi/artistici ecc…).
La responsabilità dell’Adulto è centrale nel facilitare il processo di costruzione identitaria e valoriale de* ragazz* e deve necessariamente tener conto del fatto che, in adolescenza, siamo animat* da due necessità contrastanti: l’esigenza di autonomia e il bisogno di sicurezza.
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