“Io non sono una bella ragazza, quindi è molto probabile che non trovi un partner”.
Prendo in prestito queste parole da una mia paziente per affrontare un tema più che mai attuale: la bellezza è forse una virtù? La virtù è una disposizione d’animo volta al bene, quindi implica una volontà o un’azione in una direzione positiva, appunto, virtuosa. La risposta alla domanda è quindi: no, la bellezza non è una virtù.
Poco tempo fa ho scritto (anzi abbiamo scritto) un articolo sulle sfaccettature positive dell’attesa (per approfondimenti si rimanda all’articolo “I paradossi dell’attendere-Piacere o Frustrazione?”).
Mai come ora queste parole mi suonano importanti, vere, quasi palpabili. Infatti, sono stati giorni di attesa; in cui ci siamo affacciati dalla cima della montagna aspettando che la valanga terminasse. Molti di noi hanno potuto scegliere come vivere questi momenti particolari, diversi dal solito e perlomeno, almeno per quanto mi riguarda, i primi nella mia storia di vita, così pregni di negatività a livello mondiale. Spero che molti abbiano vissuto quest’attesa in termini positivi come si parla nell’articolo; ovvero abbiano trasformato quella naturale dimensione incline alla noia e alla frustrazione in momenti fruttuosi di crescita personale.
Déjame vivir Libre como las palomas Que anidan en mi ventana Mi compañía cada vez que tú te vas cada vez que tú te vas
Déjame vivir Libre Libre como el aire Me enseñaste a volar Y ahora me cortas las alas
Y volver a ser yo mismo Y que tú vuelvas a ser tú Libre Libre como el aire
Déjame vivir Libre pero a mi manera Y volver a respirar De ese aire que me vuelve a la vida Pero a mi manera Pero a mi manera
Y volver a ser yo mismo Y que tú vuelvas a ser tú Libre Pero a tu manera
Y volver a ser yo mismo Y que tú vuelvas a ser tú Libre (libre) Libre como el aire
Lasciami vivere Libera Come le farfalle Che si appoggiano sulla mia finestra La mia compagnia Ogni volta che te ne vai Lasciami vivere Libero Libero come laria
Mi hai insegnato a volare E ora Mi tagli le ali E tornare ad essere me stesso Che tu torni a essere te stessa Libera Libera come laria Lasciami vivere Libera Ma a modo mio E respirare di nuovo Questaria Che mi faccia ritornare alla vita Ma a modo mio Ed essere di nuovo me stesso E tu sarai di nuovo te stessa Libera
Ma a modo tuo Ed essere di nuovo me stesso E tu sarai di nuovo te stessa Libera Libera come laria
Il distanziamento fisico ha ridotto i livelli di contatto.
Il periodo del lockdown ci ha messo a dura prova. Non solo abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini quotidiane, ma anche il modo di tenerci in contatto. Le relazioni virtuali si sono amplificate fino a divenire esclusive, ma donandoci l’opportunità di capire più che mai l’indispensabilità degli affetti non solo razionalmente, lo abbiamo vissuto e sentito sulla nostra pelle quanto ci mancasse la fisicità.
Per psicoterapia online si intende l’insieme di pratiche cliniche con finalità terapeutiche che di strumenti tecnologici e una connessione ad internet affinché terapeuta e paziente possono mantenersi in contatto. Si rimanda all’articolo “La Psicoterapia Online – Pratica clinica tra Reale e Virtuale”.
Molte volte sento dire: “è un anoressica, è bordeline, è bipolare….”. Queste parole hanno un doppio effetto su di me; da un lato mi fanno venire la pelle d’oca e dall’altro mi fanno sorridere. Un sorriso amaro, ovvio; generato dal fatto che a volte, gli stessi professionisti della salute mentale tendono a fondere, in questa crasi quasi paradossale, termini riferiti all’esperienza con un’etichetta diagnostica.
Quante volte in questi due mesi di lock down ci siamo ritrovati a leggere articoli o ad ascoltare opinionisti che, molto ottimisticamente, auspicavano una società migliore alla fine della chiusura forzata?
Una società dove il vicino sarebbe stato un alleato in questo destino comune e non un avversario sul quale prevalere.
E’ stato veramente così? Siamo tornati fuori dalle nostre case cambiati e pronti ad aprirci e ad accogliere gli altri?
Il Sé è un elemento innato che costituisce il nucleo centrale dell’individualità, l’unione di elementi che disegna il punto di contatto tra psiche e soma, grazie al quale il bambino può sviluppare capacità emotive, cognitive, relazionali, empatiche, creative e di adattamento nel contesto vitale in cui è inserito (Winnicott, 1968). Naturalmente tale processo non può svolgersi in maniera del tutto autonoma: fatte salve le fasi maturative fisiologiche che hanno certamente il loro peso, nell’evoluzione del soggetto, a svolgere una funzione dominante nella nascita e nel potenziamento del Sé è il rapporto con la madre.
Le carezze di un genitore hanno il potere di confortare un bambino, di sollevarlo da uno stato di angoscia o agitazione. Sebbene la funzione evolutiva fondamentale delle coccole sia intuibile, la conferma della loro importanza da un punto di vista scientifico è recente.
Nel pensiero collettivo occidentale sono spesso condivisi degli stereotipi sui bambini e sulla loro incapacità di comprendere e di affrontare gli eventi legati alla morte di una persona cara che influenzano profondamente il modo di gestire l’accompagnamento del bambino all’esperienza della perdita. Queste credenze hanno come focus l’idea che di fronte alla morte il bambino vada estremamente protetto e quindi tenuto fuori da informazioni, esperienze, riti e condivisioni emotive per potergli risparmiare la sofferenza del distacco.
Avete mai riflettuto su come vi sentite quando vi guardate allo specchio? Vi piace quello che vedete riflesso? Avete mai pensato all’effetto che un abito di bella e buona fattura ha sulla vostra cognizione e sul vostro umore? Su come un semplice accessorio vi dia sicurezza e vi faccia sentire esattamente come vorreste essere? Tutti questi elementi rientrano nel campo di indagine della PSICOLOGIA DELLA MODA.
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