Guardare il mondo da un’altra prospettiva. L’elogio “forzato” della lentezza

​Poco tempo fa ho scritto (anzi abbiamo scritto) un articolo sulle sfaccettature positive dell’attesa (per approfondimenti si rimanda all’articolo “I paradossi dell’attendere-Piacere o Frustrazione?”).

Mai come ora queste parole mi suonano importanti, vere, quasi palpabili. Infatti, sono stati giorni di attesa; in cui ci siamo affacciati dalla cima della montagna aspettando che la valanga terminasse.  Molti di noi hanno potuto scegliere come vivere questi momenti particolari, diversi dal solito e perlomeno, almeno per quanto mi riguarda, i primi nella mia storia di vita, così pregni di negatività a livello mondiale. Spero che molti abbiano vissuto quest’attesa in termini positivi come si parla nell’articolo; ovvero abbiano trasformato quella naturale dimensione incline alla noia e alla frustrazione in momenti fruttuosi di crescita personale.

Credo che tutti abbiamo assistito ad un lento e graduale cambiamento dei ritmi di vita; per molti di noi, infatti, le nostre routine quotidiane sono state totalmente sconvolte. In meglio? In peggio? Questo sta soltanto a noi deciderlo. Per la maggior parte, costretti al lavoro nelle mura domestiche, credo sia comparso un altro elemento da aggiungere a quello dell’attesa, ovvero quello della lentezza. Infatti, un arco temporale medio-alto, che prima usavamo anche solo per i preparativi per andare al lavoro, per gli spostamenti, per le uscite si è aggiunto nelle nostre vite; questo ha permesso di inserirle in una dimensione temporale molto più lenta e dilatata (per approfondimenti si rimanda all’articolo “Elogio della lentezza- Rallentare come atto rivoluzionario e benefico”).

Per alcuni è stato frustrante, ma per altri è stato visto come un momento di produttività e di apertura di finestre che prima spalancavamo di fretta o negli scampoli di tempo.

In generale – ma questo è una mia personale riflessione dal profumo un po’ filosofico- sembra che il nostro pianeta abbia deciso di ribellarsi contro il delirante e affannoso correre quotidiano, ahimè, nocivo sia per noi che per il nostro ambiente riportandoci ad una dimensione di otium antica e purificante. Tuttavia, credo che questa forzata condizione di lentezza ci abbia ricondotto a diverse sfaccettature di gestione della dimensione spazio-temporale; in generale, molti hanno avuto l’opportunità di svolgere diverse attività che prima venivano incastrate a fatica, con più calma e più attenzione.

Vi faccio un esempio partendo da me stessa; sono solita preparare cene per me stessa molto di fretta, o accontentarmi di qualcosa al volo, spesso di ritorno affamata da una lunga giornata lavorativa. Oppure chiudere frettolosamente una chiamata perché c’è il vincolo orario di un appuntamento o di un altro impegno; ho colto l’occasione per dedicarmi ad entrambi i momenti con più cura e attenzione, e credetemi ho beneficiato molto della maggiore cura e attenzione profusa.  Infatti, come sostiene anche Lamberto Maffei in Elogio alla lentezza, la maggiore disponibilità temporale è anche legata ad una cura migliore dell’ascolto dell’altro in un’ottica di maggiore comprensione e accoglienza dell’altra persona.

Sulla scia di questa riflessione, mi viene in mente che la lentezza, ha probabilmente riavvolto i rapporti con un manto di autenticità e sincerità, che a volte scivola e si fa fatica a riprendere. Pensiamo, infatti, non solo a coloro i quali hanno avuto la possibilità di stare più tempo con i loro familiari (anche se qui non nego tutto il retroscena del fenomeno, su cui secondo me potremmo scrivere un altro articolo) ma anche a chi, come la sottoscritta, ha usato questo periodo per recuperare contatti con persone che non sentiva da parecchio e fare lunghe chiacchierate in videochiamata con amici storici.

Infine, c’è forse un ultimo aspetto che vorrei citare in relazione alla lentezza; le numerose attività pratiche in cui molti di noi si sono cimentati durante questo periodo. Collage, Puzzle, pittura, corsi di Yoga online, Cucina, ma anche la classica lettura, scrittura e musica per citarne alcune; insomma tutte quelle attività a cui riservavamo la classica risposta “non ho avuto tempo”.

Tuttavia, credo che questo periodo, con la sua forte negatività a carattere globale, ha avuto una funzione di farci vedere la nostra esistenza da un’altra prospettiva: la dimensione della lentezza ha aperto la finestra temporale su un continuum che va da momenti di riflessione e introspezione più simili all’otium latino fino ad attività pratiche e concrete che ad ogni modo ci avvicinano alle nostre inclinazioni e quindi a noi stessi. Cosa porteremo con noi di tutto questo? In altre parole, questa esperienza sta impattando sulle vostre vite oppure siamo già rientrati nel tunnel della normalità?

L’otium latino, infatti, non fa per tutti. Ad ogni modo, questo “tempo sospeso” rimarrà una cicatrice indelebile; le piastrine della vita “normale” stanno lavorando per non lasciare segni ma, quei momenti così pregnanti di tempo e se vogliamo i suoi insegnamenti sono e saranno difficili da rimarginare.

Dott.ssa Chiara Moriglia,

Psicologa e Psicoterapeuta in formazione a Perugia

tel. (+39) 346 7294890 

Per Approfondire

Maffei. L. (2014). Elogio della Lentezza. Il Mulino Editore

Covid-19, ritmi di vita, tempo per noi stessi

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