La psicoterapia online. La sospensione dei corpi

                                                                                                                   

I corpi volanti di Rob Woddcox

Il distanziamento fisico ha ridotto i livelli di contatto.

Il periodo del lockdown ci ha messo a dura prova. Non solo abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini quotidiane, ma anche il modo di tenerci in contatto. Le relazioni virtuali si sono amplificate fino a divenire esclusive, ma donandoci l’opportunità di capire più che mai l’indispensabilità degli affetti non solo razionalmente, lo abbiamo vissuto e sentito sulla nostra pelle quanto ci mancasse la fisicità.

Per psicoterapia online si intende l’insieme di pratiche cliniche con finalità terapeutiche che di strumenti tecnologici e una connessione ad internet affinché terapeuta e paziente possono mantenersi in contatto. Si rimanda all’articolo La Psicoterapia Online – Pratica clinica tra Reale e Virtuale”.

La psicoterapia online ha permesso di accorciare le distanze e di mantenere anche la relazione terapeutica, come sappiamo, simbolo delle relazioni che instauriamo nel mondo perché all’interno della stanza di psicoterapia possiamo raccontarle se non viverle, grazie all’Altro analitico in rappresentanza di molte delle figure affettive che appartengono alla nostra sfera emotiva, alla nostra socialità. Tale ipotesi ci suggerisce l’importanza della relazione come strumento di cura in psicoterapia e come strumento di sopravvivenza del nostro stare nel mondo.

Gli psicologi anche prima della quarantena hanno dovuto affidarsi a questo sistema telematico per accorciare le distanza con i pazienti, lì dove la presenza del corpo non era possibile, o perché malato o perché in movimento da una parte all’altra del modo o trasferitosi fuori città dopo l’inizio della terapia. Noi del campo, abbiamo dovuto affidarci a strumenti telematici per non perdere la vicinanza con il paziente e ricostruire un clima caldo anche in assenza del corpo. Un’intimità reale creatasi nonostante l’utilizzo di oggetti inanimati perché computerizzati, cercando insieme al paziente di ricostruire un clima intimo in un mondo virtuale. In un setting psicoterapico in cui siamo chiamati a riconnetterci alle nostre emozioni quando il corpo è assente quindi sospeso.

Un’intimità però spesso facilitata da un illusorio prendere le distanze, quando lo schermo, è percepito come strumento per conferire maggiore libertà di espressione delle proprie emozioni avendo l’illusione di poter controllare il sentire perché presente uno strumento che divide i corpi che nel momento più intimo di contatto emotivo tra le due figure (analista e paziente) si rendono areoformi ma più vicini nonostante le distanze.

Per esperienza clinica, alcuni hanno accettato fin da subito di continuare la psicoterapia online, quasi sollevati al pensiero di poter rendere attivo il proprio inconscio in un posto personale come quello della propria abitazione, sentendosi quindi più al sicuro.

Altri invece, hanno dovuto rinunciare essendo impossibilitati a trovare un posto privato in una casa probabilmente troppo affollata, quasi a non sporcare quel finalmente trovato spazio dove sentirsi al sicuro che è quello della psicoterapia, reso personale, esclusivo per la creazione di un rapporto “speciale” dunque da conservare gelosamente.

Ma quando il dispositivo si usa ci si può sentire a casa essendo allo stesso tempo in terapia. Ci si sente a proprio agio e spesso le associazioni libere scorrono più fluidamente con lo sguardo con il teraputa più vicino perché dall’altra parte dello schermo di vede bene il viso anche se è apparentemente sconnesso dal resto del corpo.

Se da una parte vi è il rischio di una dissociazione mente-corpo, a causa della quale il paziente può perdersi nelle sue emozioni difficili da sentire quindi da mentalizzare, dall’altra è presente la rassicurazione data dalla familiarità chiamati a sentire attraverso i nostri corpi e le nostre anime la sofferenza dettata dalla restrizione: terapeuta e paziente insieme, uniti come strettamente dalla stessa condizione di privazione di libertà. Momentaneamente sospesi in attesa di poter riprendere in mano le nostre vite e ricominciare da dove le abbiamo lasciate.

Il mantenimento del legame ci tiene in piedi e ci permette di non perdere di vista la realtà, il mondo fuori e chi siamo, nonostante l’inevitabile del grande assente che è il corpo e la mancanza di contatto fisico. della propria abitazione e la sicurezza data dalla presenza del terapeuta lì dove preesiste una buona alleanza terapeutica. Quindi la relazione che esiste prima del lockdown ci conferisce una continuità di esistenza perché non perdiamo quel legame che riusciamo a mantenere grazie ad un dispositivo che sì, può apparire limitante ma ci rende ancora capaci di sentire il senso di appartenere ad una comunità quindi a tenere intatta la nostra identità grazie all’Altro che, anche se aldilà di uno schermo, riconosce le nostre emozioni e restituisce un significato a ciò che accade, soprattutto in un periodo storico comune a tutti e dove tutti siamo stati chiamati a sentire attraverso i nostri corpi e le nostre anime la sofferenza dettata dalla restrizione: terapeuta e paziente insieme, uniti dalla stessa condizione di privazione di libertà.

Per approfondire:

D. A. Nesci. (2018). La Psicoterpia Online nel Setting Istituzionale – Doppio Sogno

Gallagher, S. (2005). How the body shapes the mind. New York. NY: Oxford University Press.

Dott. ssa Ilaria Pellegrini

Psicologa Psicoterapeuta

+39 3897972535

ilariapellegrini85@gmail.com

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