Autore: Valeria Colasanti

Il controtransfert. Le emozioni del terapeuta in seduta

Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay 

Fu Freud, in una lettera del 1909, destinata a Jung,  a definire per la prima volta il concetto di controtransfert, in tedesco “Gegenübertragung”. Questo complesso fenomeno venne descritto come una controtraslazione, che insorge nel clinico su influsso del paziente, sui suoi sentimenti inconsci. Secondo Freud l’origine del controtransfert era rintracciabile in conflitti inconsci non risolti. In sostanza una zona grigia, non elaborata nel corso della terapia personale del clinico. Quindi qualcosa di scomodo, dannoso ai fini del lavoro analitico. Soltanto dagli anni cinquanta in poi, con il lavoro clinico e teorico di autori quali Paula Heimann, e Heinrich Racker, il controtransfert assume una funzione utile e inevitabile nel lavoro clinico. Emerge l’importanza di non difendersi dai sentimenti provati nei confronti dei pazienti. (Per approfondire si rimanda all’articolo “Transfert e Controtransfert – Microcosmi di proiezioni” e  “Nella stanza d’analisi – La svolta di un agito” della rivista).

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L’incontro impossibile. Annotazioni di psicoterapia con pazienti “difficili”

Adamo ed Eva trovano il corpo di Abele, 1826 –  William Blake. Tate Britain, London
http://freechristimages.org

Da diversi anni seguo alcuni pazienti che Malcom Pines (1975) avrebbe definito “difficili”. Cosa si intende per paziente difficile?

Per descriverlo citerò le parole di uno di essi, un giovane di 27 anni affetto da disturbo borderline di personalità. Dopo alcuni anni di terapia questo paziente mi riportò il proprio disagio e la propria rabbia a seguito della proposta che gli avevo fatto di considerare una terapia farmacologica. Sentiva che volevo “sbarazzarmi” di lui, e per farlo ricorrevo al farmaco. Lui non poteva accettare di dipendere dal farmaco e sentiva che io lo stavo rifiutando perché troppo “grave”.

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“Questo articolo è troppo lungo”
Il problema della complessità

 

Image courtesy of human-be-ing.com

Questo articolo nasce da una riflessione, a sua volta scaturita dalla lettura del commento di un utente del sito a un altro articolo che ho pubblicato precedentemente. Questo veniva definito interessante, ma, “come al solito”, troppo lungo.

Il commento mi ha portato a riflettere su una questione non di poco conto: la complessità. Cosa si intende per complessità?

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I corsi di accompagnamento alla nascita. Diventare genitori insieme

Gustav Klimt. Hope, II. 1907-08 | MoMA

I corsi di accompagnamento alla nascita sono una fondamentale occasione di apprendimento, esperienza e conoscenza reciproca, per le mamme dalla ventiseiesima settimana in poi. Queste importanti esperienze si articolano, generalmente, in percorsi che prevedono un incontro settimanale, per una durata complessiva di 10/12 incontri a seconda delle figure che intervengono. In ambito pubblico, in ospedale o in Consultorio, i corsi sono organizzati e coordinati dalle ostetriche, e prevedono l’intento di ginecologi, pediatri, assistenti sociali, nutrizionisti e psicologici.

L’intervento psicologico all’interno dei CAN, in base a quanto indicato dal Piano sanitario regionale 2010 – 2012, e alle Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari, allegato 1, al Decreto n°u00152/2011, ha come obiettivo fornire alla coppia la possibilità di operare una scelta consapevole riguardo le modalità di assistenza al parto, il ruolo genitoriale, l’assistenza post-parto e la promozione dell’allattamento al seno. 

Di cosa si occupa lo psicologo?

All’interno dei CAN lo psicologo si occupa di fornire informazioni riguardo le fasi della gravidanza. I vissuti interni delle future mamme cambiano molto nel passaggio dal primo al secondo trimestre, e dal secondo al terzo. (Per approfondire “La maternità – Un viaggio alla scoperta del Sè” della Dott.ssa Bernabé)

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La genitorialità. Nascere come genitori

Lavorando come psicologa in un consultorio familiare, una buona parte del mio lavoro consiste nel sostenere le coppie di neogenitori nella transizione dalla diade alla triade, ovvero uscire dalla dimensione di coppia, in cui ognuno dei partner richiede e fornisce accudimento all’altro. L’arrivo di un figlio determina una rivoluzione nella strutturazione di questo rapporto e del nostro funzionamento interno.

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La coppia perfetta. il punto di vista della psicologia

people-2583943_1920 courtesy of LITRO.co.uk

Conoscere le probabilità di riuscita di un rapporto di coppia, fin dall’inizio di una nuova relazione, è un desiderio che accomuna molte persone. In tanti vorrebbero essere a conoscenza delle probabilità che la propria storia ha di proseguire nel tempo, oppure di interrompersi per diverse ragioni, tra cui un’incompatibilità di carattere o per aspettative divergenti.

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Le donne “Roki”. Nascere senza utero e senza vagina

Le donne “Roki” – nascere con senza utero e senza vagina

La sindrome di Rokitansky Mayer Küster Hauser è anche conosciuta come agenesia Mülleriana. Essere affette da questa sindrome significa nascere senza vagina e avere un utero rudimentale o completamente assente. Questa condizione è stata osservata per la prima volta già da Ippocrate; nel libro “Natura della donna” descrive un’ostruzione membranosa del canale vaginale. Successivamente il barone Karl von Rokitansky la scoprì contemporaneamente a Mayer, mentre anni dopo Kuster osservò che le donne con questa sindrome hanno spesso anche difetti urologici.

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Memoria somatica. partire dal corpo per elaborare il trauma

Egon Schiele, Nudo maschile con fascia rossa che cinge i fianchi, acquarello, 1914, Grafische Sammlung Albertina, Vienna

Che cos’è il trauma? Per Freud con l’espressione “traumatico” noi designamo un’esperienza che in breve tempo fornisce troppi stimoli alla vita psichica, e per tale condizione la sua elaborazione non riesce, portando a “disturbi permanenti nell’economia della psiche”. Secondo la teoria freudiana il trauma rivestiva un ruolo causale in molte patologie psichiche (per approfondire “Ricordi in lista d’attesa“; ““Emdr trauma e cervello” ; “Al di la del trauma).

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L’origine dell’arte dalle pitture rupestri di Lascaux a oggi

image courtesy of www.lascaux.fr

“Gli uomini di Cro-Magnon che quindicimila anni fa dipingevano le grotte di Altamira e di Lascaux siamo noi, e uno sguardo all’incredibile ricchezza e bellezza di quest’opera ci convince, nel modo più istintivo e viscerale, che Picasso non aveva un vantaggio, quanto a raffinatezza mentale, su quegli antenati con cervelli identici ai nostri.”

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Vedere la musica. Kandinskij e la sinestesia

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“Mi sembrava che l’anima viva dei colori emettesse un richiamo musicale, quando l’inflessibile volontà del pennello strappava loro una parte di vita.”

Vasilij Vasil’evič Kandinskij descrisse con queste parole il fenomeno che gli ha permesso di tradurre la musica in colori. Per alcuni studiosi dell’arte la sinestesia di Kandinskij era soltanto una particolare sensibilità di spirito, una peculiare capacità che gli consentiva, il giorno dopo aver assistito al concerto di Arnold Schönberg a Monaco, di dipingerlo. Riconosciuto come il padre dell’arte astratta, autore del fondamentale volume “Lo spirituale nell’arte” pubblicato nel 1912, in cui presagiva, alla stregua di un profeta laico, che l’arte veicola contenuti spirituali, e che ciò avrebbe portato a prescindere dalla raffigurazione.

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