Autore: Valeria Colasanti

L’arte del fallimento. Crescere grazie ai limiti

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L’Italia è fuori dai mondiali 2018. Sui social media e sui mezzi di informazione di massa non si parla di altro.

Un senso di delusione e vergogna ha accompagnato il fallimento della Nazionale Azzurra. Potremmo ipotizzare che ciò sia dovuto al fatto che il calcio rappresenta, oltre ai tanti significati sociali e identitari che gli sono stati riconosciuti, un’occasione di realizzare le proprie aspettative emotive nei confronti del mondo esterno, di sentirsi vincitori, in grado di dominare il mondo dei fenomeni, e sentirci “competenti”.

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Cinema e Psicologia. Dunkirk di Nolan

Dunkirk – 2017 Syncopy Inc., RatPac-Dune Entertainment, Warner Bros. Pictures.
Image courtesy of Warner Bros. Pictures

Un film sulla guerra, non un film di guerra. Un racconto visivo e sonoro, estremamente accurato e attendibile, dei fatti accaduti nei tragici giorni della primavera del 1940. L’esercito britannico, e parte di quello francese, si trovano circondati: davanti a loro l’esercito di Hitler, alle spalle il mare del Canale della Manica. Canale della Manica che separa l’isola dagli eserciti di Hitler e la marina britannica, la più potente al mondo, in grado di impedirgli di passare, tenuta in scacco dal fatto che più di 200 mila soldati sono bloccati in Francia: abbandonarli significherebbe lasciare indifesi i grandi possedimenti coloniali britannici, dall’estremo oriente a gran parte dell’Africa. La sera del 25 maggio il governo britannico prende la sua decisione: l’esercito britannico d’istanza in Francia deve essere evacuato via mare. Per farlo la marina militare fa appello a quella civile, in un disperato tentativo di riportare i propri soldati in patria.

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Il Butoh. La danza delle tenebre

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Un uomo nudo danza, con il corpo completamente ricoperto di pittura bianca. Le membra scosse da tremori sincopati e dolenti. La mimica del suo viso si tende, digrigna i denti, soffre, mentre ogni muscolo del suo corpo  si contrare in spasmi ritmici che compongono la danza delle tenebre.

Il butoh nasce in Giappone, tra gli anni cinquanta e sessanta grazie agli sforzi di Tatsumi Hijikata, e Kazuo Ohno. In origine il movimento artistico del Butoh si caratterizzava per il suo aspetto provocatorio, mettendo in scena tabù sessuali, una rappresentazione grottesca, decadente, mortifera eppure umoristica, in cui il corpo è sempre al centro della scena. L’attore è organico, amplia il concetto di danza trascendendo il concetto di estetica, diventando egli stesso luogo della rappresentazione drammatica.

Per molti il Butoh rappresenta un “grido primordiale che annienta e vanifica ogni norma, la trasformazione e la metamorfosi della ribellione del corpo naturale contro la violenza della cultura, che porta alla luce pure visioni dal subconscio sostenute unicamente dall’urgenza del desiderio e dell’istinto primitivo.

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Psicologia in Musica. Per Elisa di Alice e Battiato

Alice e Battiato Tour, immagine di Radionorba.it

“Per Elisa, vuoi vedere che perderai anche me…” Alice esordisce al 31° Festival di Sanremo con queste p“Per Elisa, vuoi vedere che perderai anche me…” Alice esordisce al 31° Festival di Sanremo con queste parole, nel lontano 1981; scritte da Battiato, Giusto Pio e la cantante stessa. Per Elisa, il cui testo è stato composto in antitesi alla celebre bagatella di Beethoven, sembra il lamento graffiante e furioso di una donna tradita, rimpiazzata da un’altra che ha reso l’uomo conteso una sorta di schiavo d’amore. arole, nel lontano 1981; scritte da Battiato, Giusto Pio e la cantante stessa. Per Elisa, il cui testo è stato composto in antitesi alla celebre bagatella di Beethoven, sembra il lamento graffiante e furioso di una donna tradita, rimpiazzata da un’altra che ha reso l’uomo conteso una sorta di schiavo d’amore. 

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Arrival. Il linguaggio può cambiare la tua mente

Domandatevi da dove venite e cosa volete. Fate altrettanto con il vostro vicino di casa, o con la donna che sta giocando al cellulare sul sedile accanto al vostro nel vagone della metropolitana. Una domanda così semplice si basa su una lunga serie di presupposti condivisi: conoscere il significato delle parole utilizzate, conoscere la forma interrogativa di una frase, condividere lo stesso idioma. Semplice, starete pensando. Al massimo vi toccherà improvvisarvi in una lingua straniera che avete appreso al liceo o poco dopo.

Immaginate ora di dover porre la stessa domanda a degli alieni. 

Sono appena sbarcati sulla terra. Dodici astronavi denominate “gusci” sono approdate su altrettanti siti terresti. Da questi velivoli monolitici non proviene alcun segno di vita, radiazione o rumore. Ma ogni 18 ore una sorta di portale si apre sul fondo dei velivoli, quasi un invito a entrare.

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La psicologia del ritratto. Il rapporto tra arte e identità

Autoritratto con orecchio bendato – Van Gogh 1889 Courtauld Gallery

“”Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali, per quanto maestose e imponenti siano.” Van Gogh scriveva queste parole in una lettera al fratello Theo. Volendo esplorare il rapporto tra psicologia e arte del ritratto, Van Gogh è uno degli autori più interessanti da prendere in considerazione. Nel corso della sua breve vita dipinse quarantatré autoritratti, tra i quali alcuni dei più celebri sono l’autoritratto del 1889 su sfondo blu, e l’autoritratto con orecchio bendato del 1889.

Secondo Stefano Ferrari, professore di psicologia dell’arte presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, il ritratto e l’autoritratto in particolare, hanno a che fare con la rappresentazione che diamo di noi stessi al mondo, il processo attraverso il quale diamo un volto alla nostra identità.

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Dalì e l’Inconscio
Un incontro surreale

“Nel periodo surrealista desideravo creare un’iconografia del mondo interiore, il mondo fantastico, quello del padre Freud. E ci sono riuscito!”  Salvador Dalì scrisse queste parole a proposito del contributo fondamentale che la psicoanalisi diede, senza avvedersene, al surrealismo, e in occasione della mostra Dalí. Il sogno del classico, organizzata con la collaborazione della Fundación Gala-Salvador Dalí e MondoMostre, inaugurata il 1 ottobre e aperta al pubblico fino al 5 febbraio presso il Palazzo Blu di Pisa, abbiamo deciso di esplorare questo rapporto d’amore che da molti studiosi di arte è stato definito “a senso unico”. 

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A spasso con Bob. Quando un animale ci cambia la vita

James Bowen aveva 27 anni, era un tossicodipendente, che cercava disperatamente di disintossicarsi, ma abbandonato dal padre, e senza una casa o un lavoro, trascorreva le sue giornate per le strade di Londra, ad elemosinare soldi mentre suonava la chitarra fuori dalle fermate della metro. La sua vita era davvero miserevole, ad eccezione dell’aiuto che gli offriva una giovane assistente sociale. Ma anche lei non poteva salvarlo. James doveva salvarsi da solo, con l’aiuto di un piccolo amico rosso, Bob.

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Edward Hopper. L’artista dell’introversione

Secondo piano al sole, 1960. Olio su tela. Whitney Museum of American Art, New York

Il secondo piano di due case gemelle che sorgono sul declivio di una collina alberata, due paia di finestre, con le tende abbassate a differenti altezze, e due figure di donna, una giovane, vitale, con il corpo esposto alla luce del sole, seduta sulla balconata dell’abitazione guarda qualcosa che noi non possiamo vedere, mentre l’atra donna, matura, con i capelli grigi, fissa qualcosa davanti a sé mentre ha in mano un libro. Le due figure non comunicano, nonostante occupino lo stesso spazio, la stessa inquadratura del frame pittorico.

Guardando “Second Story Sunlight” (1960) di Edward Hopper, letteralmente “secondo piano al sole”, potrete osservare in una sola opera il manifesto pittorico ed espressivo di questo artista che ha ispirato l’arte del XX secolo in ogni sua forma ed espressione (vedi David Hockney, Alfred Hitchcock, Wim Wenders, David Lynch, Paul Thomas Anderson, Gregory Crewdson e molti altri), dalla fotografia, al cinema, alla letteratura. Il secondo piano a cui fa riferimento Hopper è un piano concettuale, simbolico, nascosto dalle architetture tradizionali americane descritte con precisione e maestria quasi metafisica dall’artista newyorkese. Il piano dell’anima, un piano intimo e celato, che abita lo spazio architettonico. Secondo Hopper infatti l’uomo e i suoi spazi architettonici sono un tutt’uno, quindi l’indagine sull’uomo, tanto cara all’artista, non può prescindere dall’architettura.

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