Memoria somatica. partire dal corpo per elaborare il trauma

Egon Schiele, Nudo maschile con fascia rossa che cinge i fianchi, acquarello, 1914, Grafische Sammlung Albertina, Vienna

Che cos’è il trauma? Per Freud con l’espressione “traumatico” noi designamo un’esperienza che in breve tempo fornisce troppi stimoli alla vita psichica, e per tale condizione la sua elaborazione non riesce, portando a “disturbi permanenti nell’economia della psiche”. Secondo la teoria freudiana il trauma rivestiva un ruolo causale in molte patologie psichiche (per approfondire “Ricordi in lista d’attesa“; ““Emdr trauma e cervello” ; “Al di la del trauma).

Ma il trauma oltre a colpire la psiche colpisce il soma, il corpo. È il corpo che mette in scena e rappresenta il trauma, e che spesso, se ne fa portatore. Uno dei segni distintivi della traumatizzazione è la disregolazione degli stati emozionali e di arousal (attivazione corporea).

Il termine arousal (stato di attivazione) si riferisce alla possibilità e modalità dell’organismo di reagire a vari stimoli, variando parametri quali la frequenza cardiaca la respirazione, la sudorazione. Queste reazioni sono legate a uno dei principali substrati anatomici della vigilanza, ovvero la capacità di restare svegli, la formazione reticolare ascendete. Essa è una proiezione verso la corteccia dei centri regolatori dell’arousal che si trovano nel tronco encefalico. Secondo MacLean questa parte del cervello è definita protorettiliana, e ad essa appartengono le reazioni viscerali per la conservazione della vita. È un cervello che reagisce rapidamente agli stimoli minacciosi, attraverso la via del sistema neurovegetativo. Se uno stimolo raggiunge una intensità adeguata viene processato dal cervello rettiliano che modula l’arousal e dal cervello paloemammaliano (sistema limbico) che attiva la paura, e da quello neomammaliano (corteccia) che valuta in modo consapevole il pericolo percepito.

Le strutture cerebrali superiori agiscono in senso regolatorio su quelle inferiori, in particolare per la capacità di inibirne le reazioni. “Un trauma è in grado di alterare la connessione tra le strutture cerebrali e la capacità auto-regolatorie del sistema nervoso centrale e autonomo.” Il segno più chiaro della traumatizzazione è la disregolazione degli stati di arousal. Ciò che è traumatico quindi causa in breve tempo un sovraccarico per i sistemi neurobiologici di regolazione, esattamente come intuito da Freud a livello psicodinamico, così accade a livello somatico.

Un evento meno traumatico ha un potenziale traumatizzante su un sistema nervoso in crescita, per questo nella prima infanzia sono pericolosi anche quegli eventi  non molto intensi che si ripetono nel tempo, come un maltrattamento o un disturbo dell’accattamento. Perché non permettono lo stabilirsi di connessioni tra le varie parti del cervello che ci permettono di regolare l’arousal e quindi la reazione agli eventi. Un arousal disregolato causa la dissociazione tra aree del cervello solitamente collegate, che funzionando in concerto sono in grado di elaborare efficacemente lo stimolo. Questa condizione può essere transitoria o meno a seconda della gravità e precocità della traumatizzazione. Quando invece questa attività non è possibile lo stimolo non viene elaborato, divenendo “memoria traumatica inscritta nel corpo, non processata”.

Secondo quanto evidenziato dalla risonanza magnetica funzionale, nelle dissociazioni traumatiche che portano a stati di iper e ipoattivazione traumatica la connettività tra la corteccia prefrontale e le strutture sottocorticali è risultata alterata, impedendo la normale funzione di inibizione dell’iperattivazione, impedendo la possibilità di discriminare lo stimolo e di mentalizzare l’evento. L’area di Broca, necessaria al linguaggio,  è disattivata, il che rende impossibile accedere al trauma tramite la parola, perché non è disponibile a livello funzionale. Per questo le talking therapies non sono in grado di far integrare al paziente la memoria traumatica, perché la parola, funzionalmente, non era disponibile al momento del trauma, e ogni volta che il paziente rievocherà in qualche modo elementi di quell’evento  traumatico, nel suo cervello si riproporrà lo stesso  pattern di funzionamento cerebrale. Per integrare l’esperienza traumatica bisogna passare dal corpo. La psicoterapia sensomotoria abbraccia questo approccio. La psicoterapia sensomotoria è un approccio clinico centrato sul corpo sviluppato da Pat Ogden negli anni ’80, basato su due principi fondamentali: “regolare gli stati emozionali e sensomotori attraverso la relazione terapeutica e insegnare al paziente ad autoregolarsi attraverso il contatto, il tracking, e l’articolazione dei processi sensomotori attraverso la mindfulness.”

Il paziente è guidato dal terapeuta, che gl offre una occasione di regolazione tramite il social engagement, concentrandosi sulle sensazioni del corpo osservandole e sviluppandole. È un approccio bottom – up, il quale si concentra sugli aspetti legati al funzionamento del cervello proto-rettiliano. Si parte dalle sensazioni somatiche per arrivare alle emozioni e all’attività cognitiva per arrivare all’elaborazione dell’esperienza traumatica.

Dott.ssa Valeria Colasanti

riceve a Roma 

alfastudiopsicologia@gmail.com 

3488197748

Egon Schiele, Nudo maschile con fascia rossa che cinge i fianchi, acquarello, 1914, Grafische Sammlung Albertina, Vienna

Per Approfondire

G. Tagliavini “Modulazione dell’arousal, memoria procedurale ed elaborazione del trauma” Cognitivismo clinico (2011) 8, 1, 60 – 72

B. Van der Kolk “Il corpo accusa il colpo” Raffaello Cortina ed. Milano – 2015    

Corpo, emdr, trauma

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