Mindhunter 2017 – Denver and Delilah, Jen X Productions, Panic Pictures / No. 13, Netflix. Image courtesy of Netflix
Il filone dello “psychological thriller” cinematografico è in auge da decenni, e può trovare un suo capostipite in Alfred Hitchcock, e i suoi ritratti, più o meno disturbati, del “male” nascosto nella mente di personaggi apparentemente irreprensibili come Marnie, una algida e sfuggente segretaria che in realtà è una ladra compulsiva a causa di un trauma subito da bambina; o come Norman Bates, apparentemente innocuo e insignificante gestore di un motel fatiscente di proprietà della madre, in uno svincolo autostradale ormai deviato, che in realtà è un omicida seriale, il quale ha cominciato la sua attività criminale proprio avvelenando la madre e il suo nuovo compagno.
“Destinazione Paradiso” è la lettera di un dolore struggente, il dolore della perdita improvvisa di una compagna e dei sogni condivisi insieme. Racconta dell’insostenibile sofferenza di chi rimane in vita, di un vuoto doloroso, dei pensieri ricchi di solitudine e della fatica di vivere, continuare a vivere in assenza dell’altro. Le parole, la musica e l’interpretazione permettono di entrare in risonanza con il comune senso di disorientamento e confusione conseguente la morte di una persona cara. C’è rabbia, disperazione, solitudine e senso di colpa nella progettazione di un viaggio oltre la vita per riconquistare un amore volato via troppo presto.
“L’arte crea una zona di vita simbolica che permette di trascendere il conflitto e di creare ordine nel caos, e infine, di dare piacere.” Edith Kramer scrisse queste parole nel 1971, ed è al suo lavoro e a quello di Margareth Naumburg che si deve la definizione teorica dell’arteterapia come metodo clinico psicologico. Secondo queste autrici i sentimenti inconsci di un individuo possono essere riconosciuti più facilmente in un immagine, che non nelle parole. In queste immagini vengono proiettate emozioni, vissuti, conflitti. Queste immagini quindi, alla stregua di materiale onirico, possono essere analizzate attraverso la cornice teorica della psicoanalisi o della psicoterapia dinamicamente orientata. Come l’interpretazione del sogno in psicoanalisi, lo svelamento dei significati inconsci rappresentati nell’opera artistica vengono esplicitati e resi quindi comprensibili a chi li ha prodotti, grazie alla comunicazione verbale tra paziente e terapeuta.
Donne e Violino, n.177, cm. 75 x 101 semi-gloss su tela
Il rapporto tra la musica e la cura dell’anima, del corpo e della psiche è da sempre esistito. Nella mitologia spessissimo la musica è considerata magica e portatrice di grandi poteri. Orfeo, semidio prediletto di Apollo (in alcune versioni presentato come suo figlio), riceve in dono da lui l’arte della musica. Orfeo così, diventa padrone di un potere musicale ed è in grado di stravolgere con la sua musica il normale corso degli eventi: smuove le pietre, persuade le fiere rendendole docili, induce gli alberi a seguirlo ed è in grado di curare il corpo e l’animo dei malati e di richiamare alla vita i morti. Grazie a questa straordinaria potenza magica della musica riesce a ristabilire un equilibrio con le forze oscure che trattengono Euridice, la sua amata, negli inferi e a riportarla in vita, ma ad un patto: non dovrà né guardarla né toccarla finché non avrà raggiunto la luce del sole e se si volterà la perderà per sempre. Orfeo non resiste alla tentazione ed Euridice torna negli inferi.
Questo mito esprime chiaramente il potere insito nella musica, paragonando i musicisti a entità vicine al divino e ci permette di comprendere quanto con la musica possiamo prenderci cura di noi stessi.
“Il tempo trascorso con i gatti non è mai sprecato”
(Sigmund Freud)
Gli animali, come i cuccioli di uomo, sono un’immensa fonte di amore incondizionato.
Sentiamo subito sulla nostra pelle gli effetti positivi della vicinanza di un animale domestico: lo scodinzolare di un cane ci fa sperimentare improvvisamente la felicità, le fusa di un gatto ci rilassano e la buffa corsa di un coniglietto ci fa sorridere e intenerire.
La relazione con un animale nasce da interazioni corporee e sensoriali, di forte impatto emotivo. Costruiamo con lui un rapporto che cresce nella quotidianità, un attaccamento in cui sperimentiamo fiducia, cura, gioco, compromessi, abitudini, affetto… e soddisfiamo il nostro innato desiderio di prenderci cura di qualcun altro che, fragile e dipendente dalle nostre attenzioni, ci permette di non sentirci inutili e migliora la nostra autostima. Sentiamo di essere incondizionatamente ricambiati nell’ affetto, perché un amico a quattro zampe è anche il facile obiettivo di importanti proiezioni. Percepiamo e sperimentiamo pensieri e stati d’animo nostri inconsapevoli, attribuendoli a lui. Facciamo esperienza di un legame sicuro, perché il suo affetto non è altro che lo specchio del nostro affetto: amiamo e quindi riceviamo amore.
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