La vergogna può essere definita, prendendo in prestito le parole di Giampaolo Salvatore, il dolore dello stare orrendamente in compagnia di se stessi. Troppo spesso accade in situazioni sociali, nuove o che richiedono performance, di entrare in contatto con un forte senso di inadeguatezza, arrivando a sentire tale vissuto come soverchiante, al punto da invalidare qualsiasi tipo di contatto con l’altro.
Donna con mani incrociate, vista di schiena- Egon Schiele
Egon Schiele, pittore austriaco vissuto agli inizi del Novecento, racconta la poetica sottesa alle proprie opere attraverso la rappresentazione del corpo; dipinto come torbido, caotico, espressione di desiderio e di caducità della vita. Attraverso forme scomposte e incerte descrive il movimento dinamico di un corpo, contenitore di un’interiorità tormentata, la cui unica pretesa risulta essere l’esistere. Un’ esistenza senza spazio e senza tempo, le ambientazioni sfumano, l’età dei soggetti appare secondaria. Il corpo in questo senso sembra essere il veicolo di qualcosa di inespresso, che trova difficilmente rivelazione mediante la parola. Ciò però non lo rende privo del significato più profondo che custodisce; nel coacervo di emozioni e sensazioni, che tali raffigurazioni suggestionano nello spettatore, domina il senso di ineffabilità circa un nucleo emotivo magmatico. La rappresentazione del corpo in tale paradigma artistico, può rimandare a quello che nel campo psicologico risulta essere un corpo trascurato all’interno delle relazioni primarie e che si fa, per questo, emblema di tutte le sue contraddizioni affettive.
Prima di mettersi in cammino si allacciano le scarpe, capita poi che lungo il tragitto ci siano dei nodi più resistenti e alcuni invece troppo lenti. Per poter continuare il viaggio spesso siamo portati a riannodare i lacci, con la speranza che almeno per quel tragitto reggano, a volte succede, a volte si slacciano nuovamente. Questi nodi metaforicamente possono considerarsi alla stregua di tutti quei legami che nel corso della vita si intessono, alcuni durano il tempo di qualche passo, altri il tempo di una maratona. Ciò che però risulta imprescindibile è il bisogno di ciascuno di noi di riannodare quei due lembi di stoffa per prevenire l’inciampo e per continuare nel nostro percorso.
Ogni giorno ciascuno di noi si confronta con il tema della separazione che vede quei due lacci divisi, dopo un pezzo di strada insieme. Ci si separa dai genitori, dagli amici, dai partner, ma anche dai colleghi o dal cassiere al supermercato. Il terapeuta e il paziente si separano tra una seduta e l’altra, come per la pausa estiva o per la chiusura di un percorso.
Spesso si parla dei disturbi psicosomatici come esito di un mancato dialogo tra il corpo e la mente. Ma cosa permette questo dialogo? E soprattutto come riesce il corpo a pensarsi?
Tale competenza sembra affondare le sue radici in un processo esordiente della nostra vita, che chiama in causa le figure primarie, il rispecchiamento.
Nel momento in cui il bambino “scopre se stesso negli occhi della madre”, questo diviene consapevole dei suoi stati emotivi, riflessi e pensati dall’Altro. In questo modo il bambino sviluppa quella capacità, denominata mentalizzazione, che consente di comprendere le intenzioni e il pensiero sottostanti il comportamento proprio e altrui. Questo costrutto sembra essere direttamente chiamato in causa nella comprensione dei segnali sprigionati dal corpo.
Lo spiega bene Byung-Chul Han in “L’espulsione dell’Altro” (2017).
Avendo l’illusione di essere libero e di essere padrone del proprio tempo, l’uomo si auto-sfrutta fino all’ultima frazione di secondo. Uno spietato investimento di tempo ed energie, compiuto per una causa più che valida: l’autorealizzazione di se stessi.
“ La società prepara il crimine; il criminale lo commette.” (Henry Thomas Buckle)
Cesare Lombroso, pseudonimo di Marco Ezechia Lombroso (Verona 1835 – Torino 1909) è stato un medico, antropologo, sociologo, filosofo e giurista italiano, riconosciuto come padre ed ispiratore di ciò che sarebbe stata la moderna criminologia. L’aspetto storico della figura di Lombroso resta sicuramente come una sorta di totem, uno studioso imprescindibile nello studio dei tratti atipici dell’uomo, tanto da rendere quest’ultimo “criminale”.
Lo psicoanalista britannico Donald Winnicott riteneva che alla base dei disturbi alimentari ci fosse una sofferenza psichica legata ad un vuoto generato dal non sentirsi amati altresì dal dubbio che si forma dall’incostanza genitoriale e dalla possibilità di accedere all’oggetto d’amore; fenomeno intrapsichico riconducibile alle prime esperienze relazionali, ovvero le primordiali relazioni d’affetto le quali vengono interiorizzate ed estese lungo il percorso di vita. Dunque il senso di ambiguità può essere riscontrato nelle relazioni intime.
Questo dipinto è un disegno postumo dell’artista che ricorda la sua drammatica esperienza come membro del Sonderkommandodal (2 marzo 1943) fino alla liberazione nel 6 maggio 1945. Il Sonderkommandoera era un gruppo di deportati scelti, soprattutto ebrei, che collaboravano con le autorità del campo. Qui il cibo che rappresenta l’unico nutrimento e fonte di sopravvivenza, ogni altro bisogno che richiamasse la dimensione umana fu negato.
Freud costruisce le fondamenta della psicoanalisi sviluppando la teoria secondo la quale la psiche è costituita da regioni (inconscio, preconscio, coscienza) ed istanze psichiche interne (Es, Io, Super-Io). Una scienza dei confini elaborata da Freud e ripresa da Matte Blanco, psichiatra e psicoanalista cileno il quale, attraverso il saggio “l’inconscio come insieme infiniti”, arricchisce il pensiero freudiano attraverso un percorso originale di definizione ed esplorazione delle regole peculiari che governano l’inconscio.
Qui non siamo alla ricerca di soggetto, predicato e complemento oggetto e neanche pretendiamo di insegnare un nuovo lessico amoroso. La saggezza popolare ed il sentire comune sembrano però suggerire come l’eccitazione sessuale, pur non essendo propriamente misurabile o quantificabile, debba mantenersi ad un certo “livello di sicurezza”.
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