L’insight. Di come il caos diventa ordine

Escher – Rettili

Tutti abbiamo una questione da risolvere. Dal come incastrare la spesa al supermercato nella successione degli impegni giornalieri, al come rappresentare sulla tela ciò che sentiamo dentro; dal come far entrare tutte le nostre cose dentro al bagaglio a mano, al comprendere se la persona che abbiamo al nostro fianco è quella “giusta”; dal decidere come vestirsi domani a quel colloquio di lavoro, al se e quale università scegliere dopo le scuole superiori; dallo scegliere il film da vedere al cinema, al quale nome dare a nostra figlia.

Tutti abbiamo una questione da risolvere. Una questione che può spaziare dall’ordinaria quotidianità fino ai massimi sistemi. Ma ognuno di noi, in questo momento, ha nella mente quella questione che gli preme risolvere, e che richiama a sé tutte le sue energie psichiche, distraendolo dal resto. Ma come affrontiamo questa questione? Quale è  la nostra modalità di problem solving? Anche nell’articolo “Lascia o raddoppia” nella rivista dello scorso mese è stato affrontato questo tema. 

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Gli uomini vittime di stalking
Soffi di voce nel Caos

The Bird Cage – Sheila Hill, 2010

Ogni giorno notizie di cronaca raccontano storie di violenza familiare immerse in dinamiche perverse di amore. Frequentemente la scintilla che accende la violenza è un’ossessione di controllo e di dominio, un sentimento patologico di rabbia, gelosia e vendetta rivolto alla persona desiderata, amata, odiata.

Lo stalking è una forma subdola di violenza che si scatena abitualmente nella fase iniziale o finale di una storia d’amore, quando il carnefice perde il controllo per un rifiuto o un abbandono: lo stalker, ancorato ad una fantasmatica identità di coppia, agisce nel disperato tentativo di mantenere l’equilibrio della simbiosi precedente e, in un’escalation di violenza, passa dal far recapitare regali, alla ricerca del contatto telefonico ed epistolare in forma anonima, alle minacce, agli insulti, finanche alla violenza fisica. I comportamenti persecutori sono reiterati, intrusivi ed atti a mantenere un potere sulla vittima, che ne ricava un profondo disagio psichico temendo per la propria sicurezza e per quella delle persone a lei care.

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Vado al massimo. Il narcisismo dei nostri tempi

Metamorfosi di Narciso

Concorsi di bellezza, talent show, gare di ballo o di canto, vallette e valletti, ragazzi e ragazze che cercano in tutti i modi di realizzare la propria vita dimostrando a più persone possibili le proprie reali o presunte capacità. Ma il problema probabilmente non sta in questo. Ognuno di noi cerca di realizzare le proprie aspirazioni, i propri desideri e ognuno di noi si rallegra del fatto di essere apprezzato. Ma cosa succede se il sogno non si realizza? Se non si raggiunge l’obiettivo? Schiere di motivatori sarebbero pronte ad applicare schemi, scalette e piramidi per non mollare e raggiungere il successo. L’importante è non “buttarsi giù”, non perdere mai di vista l’obiettivo, puntare sempre al successo, non rivolgere neanche un minimo pensiero all’idea di non essere riusciti nel proprio intento. La parola insuccesso è bandita perché sinonimo della tanto temuta parola fallimento. 

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Identificazione con l’aggressore. Il caso di Sonia

Cristina De Biasio – Libertà verso la luce

Sonia è una ragazza di 20 anni, ha una bimba di due anni, e momentaneamente vive in casa-famiglia. La sua storia è molto complessa, il padre alcolista e maltrattante ha ripetutamente abusato di lei e dei suoi sei fratelli. La madre invece, una donna minuta di statura e dal carattere molto tranquillo, ha avuto sempre un ruolo marginale nella famiglia, anche lei vittima delle violenze di questo uomo. Violenze corporee, sessuali ma anche psicologiche.  Per anni tutta la famiglia è vissuta nel terrore della figura paterna, Sonia a soli 14 anni è andata via da casa, consapevole del male che stava subendo, ha preso le sue poche cose ed ha cambiato città con la speranza di riuscire a lasciarsi alle spalle tutte le sofferenze subite fino a quel momento.

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Dipendenza da cibo. Il legame tra nutrimento ed emozione

Pierre-Auguste Renoir, Le déjeuner des canotiers (Il pranzo dei canottieri)(1880-82), Phillips Collection, Washington

Sei al ristorante con gli amici. Arriva il cameriere che comincia ad elencare i primi piatti e lo fa con tale maestria e minuziosità che cala il silenzio, in un tavolo in cui qualche secondo prima era impossibile comunicare persino con chi ti era seduto vicino. Anche al tavolo accanto le persone che sono arrivate dopo e non hanno ancora ordinato, smettono di parlare e origliano attirate da un particolare cibo che li ha ipnotizzati. Quando il cameriere finisce di elencare il menù sei indeciso tra 4/5 pietanze, tanto che o gli chiedi di ritornare più tardi perché hai bisogno di una pausa di riflessione, oppure parte la consultazione tra amici: “Tu che cosa prendi?”.

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Il migrante. Nei suoi panni bagnati

Piccolo principe – Kim Min Ji

Ogni giorno ascoltiamo notiziari. Alla radio, in TV, mentre facciamo la spesa…

Le notizie ci arrivano veloci, distanti. Le ascoltiamo e dopo un minuto siamo distratti dalla vita. Ma ascoltare una testimonianza è diverso. Le parole ti rimbombano nella testa, si impregnano addosso come vestiti bagnati. Hanno un peso diverso. Ascoltare di persona un racconto di vita vera ti fa capire che certe cose accadono davvero, ancora, purtroppo….

Mohamed è un ragazzo egiziano. Ha 17 anni e prima di arrivare in Italia viveva a Tanta, una paesino vicino Gharbia. Ormai è quasi un anno che Mohamed è lontano dalla sua terra, eppure la sua mente e i suoi occhi vagano costantemente verso oggetti, parole o profumi che possano ricordarla.

Il viaggio di Mohamed per sbarcare in Sicilia non è stato semplice e decide di raccontarmelo mentre aspettiamo in una sala di attesa di un ambulatorio, a causa di una dermatite sulle sue braccia che simboleggia, forse, ancora una volta la sua lotta fra confini e frontiere, come la sua pelle, quel limite tra il dentro e il fuori.

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I meccanismi di difesa. Quei garanti della sopravvivenza

I genitori di Martina, tre anni e mezzo di pura vivacità, hanno ben pensato di preparare la loro bimba all’arrivo ormai imminente della sorellina Gaia. Ed ecco che la maggiore mostra via via una premura particolarmente evidente nei confronti della piccola creatura; una premura, questa, che a tratti “preoccupa” i suoi genitori per  l’eccesso di attenzioni che possiede: Martina stringe a sé Gaia per dimostrarle tutto il suo affetto, ma lo fa un po’ troppo energicamente, dandole ripetuti pizzicotti fino a farla scoppiare in un pianto disperato; è sempre lei che con la mamma si propone prontamente d’intonarle qualche nenia per favorirne un migliore riposo.. il che, se le sue non somigliassero a delle urla incontrollate, avrebbe una sua ragion d’essere. In realtà, le manifestazioni eccessivamente amorevoli di Martina potrebbero celare dietro di sè l’esatto contrario: un “odio” nei confronti della nuova arrivata, colpevole di averla ingiustamente spodestata dal suo ruolo di figlia prediletta, circondata com’era dall’amore esclusivo di mamma e papà.

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Nel vortice della Depressione
La vita di coppia e la sessualità

Noia. Senso di vuoto. Impotenza. Bassa autostima. Apatia. Rabbia. Tristezza..

Sono solo alcuni, i più diffusi, vissuti associati alla depressione.

Qualche volta ci capita di sperimentarli sulla nostra pelle, conosciamo questi sentimenti ed anche quando siamo sereni, può capitare, leggendo i loro nomi, di sentirli vivi dentro di noi. La depressione è infatti un’esperienza molto più “nostra” e comune di quanto immaginiamo (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “La Depressione- La crosta di una ferita interna” della rivista del mese di Gennaio 2015).

Secondo Melanie Klein, ogni individuo entra in contatto con le seguenti sensazioni nel momento di separazione primaria con la madre (“posizione depressiva normale”). Nel primo anno di vita, infatti, il bambino per la prima volta fa esperienza di quel sentimento di vulnerabilità, impotenza e tristezza che caratterizza la depressione in ogni fase di vita. È posto di fronte al dilemma di non poter bastare a se stesso, di essere dipendente da un oggetto esterno, come la mamma che ha un compito centrale nel superamento della 

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Il Tatuaggio. Storie incise sulla pelle

Blue Ruin 1, Irezumi, 1937

Il bagnasciuga in estate è una passerella dove sfila la variopinta diversità dei bagnanti: corpi armoniosi che sembrano aver passato l’inverno in preparazione di quel preciso istante si alternano ad altri che sembrano esser stati sorpresi all’improvviso dall’arrivo dell’estate; tintarelle omogenee color caramello si alternano al rosso peperone degli incauti ed al bianco che riflette la luce del sole dei non habituè; bikini all’ultima moda, retrò, sportivi, interi, comodi o improvvisati, slip o boxer secondo la propria corrente di pensiero, sono gli unici “abiti” che permettono all’uomo di coprire la sua nudità. O forse no.

L’osservatore attento potrebbe aver notato nell’ultimo decennio un cambiamento all’interno di una scena che potrebbe altrimenti essere la stessa (con le varianti della moda del momento) in una qualsiasi spiaggia italiana dai primi del novecento a questa parte.

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Identità
Come si risponde alla domanda “Chi sei?”

Eccoti lì: seduto di fronte ad un uomo distinto che ti scruta da una sedia in apparenza molto più comoda della tua. È un esperto in selezione del personale, presumibilmente uno psicologo del lavoro, mentre tu sei al secondo colloquio in questo mese. Quel posto è fatto apposta per te, hai studiato e fatto pratica in quel settore, sei pronto a rispondere ad ogni domanda teorica e tecnica su quella specifica mansione. Hai appena ribadito il tuo nome e, ostentando sicurezza, ti stai accingendo ad esporre dettagliatamente la tua carriera, quando vieni interrotto dalla fatidica richiesta: “Come si descriverebbe in 3 aggettivi?”. Probabilmente l’ultima volta che hai risposto a questa domanda stavi compilando un test su Cioè. Sorridi ed accenni un balbettio (prima fase di imbarazzo). Provi a guardarti dentro, cerchi tutte le possibili risposte sincere da dare che non siano banali, ti armi di coraggio e cinguetti qualcosa (seconda fase di imbarazzo). Il selezionatore potrà a questo punto essere soddisfatto della tua risposta, ma a te sembrerà incompleta, superficiale, se non addirittura poco simile a te.

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