La Psicopatia. Se il disturbo non si vede

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Ci sono persone che, incontrandole anche poche volte, riusciamo a capire come sono fatte. Si potrebbe dire che sono autentiche, che si presentano per quello che sono , senza filtri. Ci permettono quindi di farci subito un’idea abbastanza precisa su come si comporteranno con noi e cosa dobbiamo aspettarci. Questo ci permette di metterci al sicuro di fronte a soggetti pericolosi. Immaginate di trovarvi in coda alle poste quando vedete entrare un uomo col passamontagna e armato. Capite immediatamente che si tratta di una rapina e quindi di una situazione pericolosa. Per questo cercate di nascondervi o scappare o, se ciò non fosse possibile, di evitare di essere feriti o uccisi. Tutto ciò è possibile grazie alla vostra capacità di fare previsioni in base a ciò che avete percepito nell’ambiente circostante.

Ma se non vi fossero segnali che vi permettano di fare adeguate previsioni?

Immaginate una situazione diversa.

Siete a casa vostra, magari vi state anche godendo del tempo libero rilassandovi davanti ad un buon libro. Sentite suonare il campanello, guardate dallo spioncino e capite che si tratta di un tecnico. Si presenta: è il tecnico del gas. Aprite e chiedete cosa vuole. Vi risponde che è stato rilevato un guasto e che lui è stato mandato dalla società di gestione dell’impianto per verificare. 

Aggiunge anche che potrebbe trattarsi di un guasto pericoloso e che in queste situazioni di emergenza spesso la società non riesce ad avvisare i clienti per tempo. Giustifica così la propria visita a sorpresa. Entra e chiede di vedere la caldaia e il contatore. Ovviamente lo fate entrare a casa e lo assecondate nelle sue richieste. Siete anche un po’ preoccupati. D’altronde la situazione potrebbe essere pericolosa. Ma per arrivare alla caldaia passate davanti alla camera da letto che ha la porta aperta. Il tecnico lo nota. Prima di mettere le mani sulla caldaia vi chiede se può usufruire del bagno e voi gli indicate dov’è. Guarda caso proprio vicino alla camera da letto. A quel punto vi rendete conto che siete stati poco ospitali e gli chiedete se desidera un bicchiere d’acqua e un caffè. Il tecnico accetta volentieri mostrando gratitudine e voi vi dirigete in cucina. Ci rimanete un po’ di tempo. Quel che basta per permettere al tecnico di  fingere di andare al bagno ed entrare nella vostra camera per derubarvi di soldi, bigiotteria, cellulare e altri piccoli oggetti di valore che avevate lasciato incustoditi. Fatto il caffè tornate da lui che, nel frattempo, è tornato ad occuparsi di tubi, contatore e caldaia. Dice che è stato un falso allarme. Per fortuna è tutto funzionante e potete stare tranquilli per la vostra incolumità. Beve il caffè, vi ringrazia e se ne va. Gli chiedete se dovete pagare qualcosa. Ma risponde che in caso il costo verrà addebitato sulla prossima bolletta. D’altronde è un tecnico mandato direttamente dalla società che gestisce la fornitura. Lo fate uscire e andate in camera a prendere il cellulare per chiamare un amico e raccontargli l’accaduto.

Ed è proprio così che vi accorgete di essere stati truffati. Vi sentite traditi, sciocchi, ingenui e perciò anche un po’ colpevoli. Decidete di non raccontarlo a nessuno perché avete paura di cosa potrebbero pensare, vi vergognate. Ma d’altronde era molto difficile comprendere che era meglio non lasciare solo il tecnico. Si è presentato come una persona con il compito di occuparsi della vostra sicurezza. Proprio il contrario di un individuo pericoloso. Mancavano quelli che prima abbiamo definito segnali che vi avrebbero permesso di percepire la pericolosità della situazione.

Leggendo vi sarete accorti che vi è differenza tra il rapinatore che irrompe nell’ufficio postale in maniera palesemente aggressiva e  il truffatore che invece opera in maniera subdola e calcolata, come mascherandosi. Mentre il primo danneggia l’altro in un’esplosione di violenza e aggressività dirompente, il secondo manipola, seduce, si nasconde dietro un’apparenza di normalità, ma in realtà calcola e porta a termine il raggiro, la truffa, il danneggiamento dell’altro per le proprie finalità.

In psicologia solitamente vengono utilizzati due termini diversi per far riferimento ai due tipi di soggetti descritti finora: antisociali o psicopatici.

L’antisocialità viene considerata come una dimensione che si esprime tramite un comportamento che infrange continuamente le regole morali e socialmente condivise. Il soggetto antisociale, secondo la prospettiva del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), viola spesso la legge a causa della propria incapacità di adeguarsi alle norme. È caratterizzato da impulsività, irritabilità e aggressività, mancanza di empatia che lo porta a mentire e ad essere disonesto senza poi provare rimorso. Questa impostazione ha ricevuto diverse critiche perché rischia di appiattirsi sulla fenomenologia della delinquenza. L’antisociale rischia di essere identificato nel delinquente concentrandosi esclusivamente sul suo comportamento. In questo modo non si riuscirebbe a far luce sui soggetti che nei rapporti interpersonali danneggiano l’altro puntando solamente al raggiungimento delle proprie finalità, senza rimorso e con freddezza e indifferenza, ma che allo stesso tempo non infrangono la legge.

Secondo la prospettiva psicodinamica adottata nel PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico), l’antisocialità non può essere identificata solamente nel comportamento antisociale. Secondo gli autori del manuale il nucleo patologico di questi soggetti non starebbe infatti nella violazione della legge ma nella tendenza alla manipolazione, nell’espressione del potere a proprio vantaggio nelle relazioni interpersonali e nel piacere nell’ingannare gli altri. Tutto ciò si può tradurre sia in un comportamento illegale che in un uno legale. Altre caratteristiche considerate principali sono la scarsa ansia, l’assenza del senso di gravità morale delle proprie azioni, l’assenza di rimorso, il minimo contatto emotivo con gli altri contemporaneo però alla capacità di leggere le loro emozioni, l’indifferenza per i sentimenti e i bisogni degli altri. Per questo motivo essi non utilizzano il termine “antisociali” ma “psicopatici”, parlando di Disturbo Psicopatico di Personalità.

Dopo aver mostrato queste due diverse impostazioni, l’intento di questo articolo non sarà quello di risolvere la disputa indicando l’ottica vincente. Sicuramente però quella psicodinamica è quella che maggiormente riesce a focalizzarsi sul nucleo della patologia, considerando il comportamento come una delle possibili conseguenze e non come l’unico aspetto in base al quale formulare una diagnosi.

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L’esigenza degli autori del DSM di poter facilitare la prassi diagnostica li ha portati nel corso della storia a focalizzarsi maggiormente su comportamenti osservabili e descrivibili, tralasciando quindi tutto il latente. Ma il latente, ciò che non si vede ma si può percepire, è probabilmente l’aspetto più importante nei rapporti interpersonali. Poche persone nella loro vita quotidiana hanno a che fare con dei delinquenti propriamente tali. Maggiore è invece il numero di quelle che si relazionano con persone manipolative che, senza esporsi in maniera visibile, tendono ad appropriarsi del potere nei rapporti interpersonali usando gli altri per le proprie finalità con freddezza ed insensibilità. Perciò la psicologia, più che aiutare le persone ad identificare un delinquente comune, può aiutare a comprendere che nelle relazioni interpersonali molte cose possono essere più facilmente intuite piuttosto che osservate.  Può impegnarsi contro la razionalizzazione e l’oggettivazione estrema delle soggettività degli individui e del loro incontrarsi, difendendo il primato della sensibilità contro l’avanzare della tecnica delle relazioni. Perché in molte situazioni è più utile sentire piuttosto che vedere. 

                                                                                       Dott. Roberto Zucchini

Per approfondire:

Dazzi, S., Madeddu, F. (2009). Devianza e Antisocialità. Milano: Raffaello Cortina Editore.

American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition: DSM-IV-TR. American Psychiatric Pub. (Tr. It. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – DSM-IV-TR. Milano: Masson, 2002)

PDM Task Force (2006). Psychodinamic Diagnostic Manual (PDM). (Tr. It. Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM). Milano: Raffaello Cortina Editore, 2008)

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