La personalità isterica
Ossessionati dall’apparire

Almeno una volta nella vita avremo sentito darci degli isterici da qualcuno, alludendo ad una situazione di forte nervosismo e stress. (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo L’isteria – Psicopatologia dei sessi ). Nel contesto clinico, però, la personalità isterica si discosta molto dalla visione comune di “persona fuori dalle righe”, in quanto la sua “patologia” nasce dalla sua urgente esigenza di adeguarsi al contesto sociale, per apparire accettabile e ligia al bon ton: per capirci, un classico esempio di personalità isterica è Bree Van De Kamp, della nota serie televisiva “Desperate Housewives”. I sintomi che possiamo ritrovare nelle personalità isteriche sono prettamente di natura psicosomatica e si caratterizzano con manifestazioni psicomotorie, sensoriali o vegetative, senza una causa organica, mediante una conversione dallo psichico al soma. Il contenuto manifesto dell’isteria è una esagerazione patologica di certi modi normali d’espressione e tutti i sintomi e i disturbi sono manifestazioni non verbali dell’emozione non espressa. La personalità isterica  parla il linguaggio del corpo e vive le metafore, concretizzandole, piuttosto che usarle nel linguaggio (Es. Non voler vedere aspetti traumatici della propria vita che si ripresentano nella quotidianità viene convertito in una cecità isterica).

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Forme alternative di genitorialità
Una mamma per amica: Mai, forse, dipende…

La caratteristica più importante dell’essere genitori è fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi al mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che se sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste,rassicurato o spaventato

(Bowlby, 1988)

“Mia mamma non è una mamma come tutte le altre, lei è la mia migliore amica!”. Un’affermazione del genere non può che suscitare interesse, dà subito l’idea di una rapporto profondamente intimo e felice tra genitore e figlio, se poi a dirlo è un adulto, beh che dire … Ci sarebbe proprio da andarne fieri. Vorrebbe dire che la diade madre-bambino è rimasta profondamente radicata all’interno di dinamiche intime, funzionali al mantenimento del legame di attaccamento: “Tu sei qui per me, io sono qui per te, ancora”.  

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Pensare i suoi pensieri. Funzione alfa: la mente prestata al paziente

Trovai Paolo già lì davanti ad aspettarmi. Le cuffie nelle orecchie, ad isolarsi dal resto del mondo e lo sguardo un po’ perso e sognante rivolto all’esterno. Ricordo che quel giorno, durante l’ascolto del paziente, non riuscii a star ferma coi pensieri neppure per un attimo. Ebbi l’impressione che lui dovesse a tutti i costi riempire quello spazio col maggior numero possibile di sensazioni, fatti e parole lanciati a rotazione, senza sosta. Tutto sembrava avere un ritmo estremamente veloce e Paolo parlava in modo alquanto concitato; in mezzo a tutti quei suoi discorsi, il silenzio non era contemplato ed io senza “capirci” più niente avevo fatto un’indigestione di tutta quella roba. Ero piena. Una volta da sola, mi riservai un secondo momento per tornare indietro alla seduta e pensare nuova-mente, a tutti quei movimenti. 

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Il tempo dell’analisi. Gli innumerevoli pregiudizi su di esso

L’analisi, anziché inseguire le terapie brevi o specialistiche nel loro sforzo di imitare le macchine – comprimendo il tempo – dovrebbe casomai affermare con fierezza una delle sue specificità. L’analisi rispetta il tempo per quello che è. L’analisi è lo slow food delle psicoterapie: non può – non vuole – accelerare i tempi per la preparazione del piatto finito. (…) Quello che voglio dire è che la preservazione di un tempo non ancora compresso (che sopravvive nell’analisi, nella meditazione, nella preghiera e in poco altro: perché persino la creazione artistica o l’esperienza erotica cedono spesso al comando di comprimerlo) ha, come l’acqua pulita o un’opera di Michelangelo, un valore infinitamente superiore a quello che percepisce il singolo, immediato fruitore. E’ un valore inestimabile per la collettività, per la cultura, per i tempi futuri.

Luigi Zoja

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Disfunzione erettile. Vademecum d’azione

Per poter affrontare un problema estremamente diversificato come la disfunzione erettile, è importante comprendere quali ne siano i meccanismi psicologici sottostanti per ogni uomo.

In questo articolo non prenderemo in considerazione le disfunzioni erettili causate da problemi organici (malattie, assunzione di farmaci o sostanze); se siete interessati all’argomento, rivolgetevi ad un professionista di riferimento.

Le cause psicologiche della disfunzione erettile

La disfunzione erettile sostenuta da una causa psicogena si manifesta generalmente in pazienti giovani, ha un inizio brusco e non graduale, si presenta in forma circostanziata (cioè in alcune situazioni ma non in altre) ed è spesso associata ad altre forme di disagio psicologico.

Il problema di fondo più comune riscontrato è l’ansia da prestazione, un timore del fallimento e di non deludere associato ad una sensazione di inadeguatezza. L’ansia da prestazione tende a contrastare la partecipazione erotica all’azione sessuale e il potersi lasciare andare alle sensazioni eccitatorie. Questi uomini sono spesso eccessivamente preoccupati dal risultato dell’atto sessuale, finendo per sottovalutare l’importanza della partecipazione emozionale.

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Il lutto. Perdere se stessi con l’altro

Benché sappiamo che dopo una […] perdita cesserà lo stato acuto del lutto, sappiamo anche che resteremo inconsolabili e che non potremo trovare un sostituto. Qualsiasi cosa possa colmare il vuoto, ammesso che possa essere del tutto colmato, resterà comunque qualcosa di diverso. Ed è ciò che deve effettivamente accadere. È il solo modo per perpetuare quell’amore a cui non vogliamo rinunziare”.

Sigmund Freud, Lettera di condoglianze a Binswanger, 1929

“… sai la vita continua…”  Questo è il messaggio di una madre a sua figlia inciso, qualche anno dopo la sua morte, su quella chiara lastra di marmo…Quando la morte ci porta via una persona che amiamo, questo provoca in noi uno stato di inesorabile sofferenza che ci confina in uno stato depressivo e che ci mette a contatto con quell’incolmabile dolore determinato dal grande vuoto che tale perdita ha lasciato.
Durante il lutto noi tutti siamo in un qualche modo impegnati a proteggere la memoria del defunto e a congelare quel momento precedente la morte come per confermare dentro di noi che ciò non sia mai accaduto. Si vive così una sorta di dedizione al lutto che difficilmente lascia spazio ad altri interessi ed attività. La persona che non c’è più lascia inevitabilmente un vuoto, che difficilmente potremo colmare e che se anche dovessimo riuscirvi, come diceva Freud “resterà comunque qualcosa di diverso”.

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Dalì e l’Inconscio
Un incontro surreale

“Nel periodo surrealista desideravo creare un’iconografia del mondo interiore, il mondo fantastico, quello del padre Freud. E ci sono riuscito!”  Salvador Dalì scrisse queste parole a proposito del contributo fondamentale che la psicoanalisi diede, senza avvedersene, al surrealismo, e in occasione della mostra Dalí. Il sogno del classico, organizzata con la collaborazione della Fundación Gala-Salvador Dalí e MondoMostre, inaugurata il 1 ottobre e aperta al pubblico fino al 5 febbraio presso il Palazzo Blu di Pisa, abbiamo deciso di esplorare questo rapporto d’amore che da molti studiosi di arte è stato definito “a senso unico”. 

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L’arte della relazione. La capacità di essere soli

Ce lo insegnano da bambine, in ogni favola, che un giorno arriverà il principe azzurro e ci salverà.

Ve lo insegnano da bambini che un giorno, voi belli e dannati, verrete salvati da una brava ragazza, la ben nota crocerossina.

Ce lo insegna Platone nel “Simposio”, quando ci narra degli ermafroditi, creature in origine complete che vengono divise a metà e sono costrette a passare la vita a cercare disperatamente di ricomporsi con la propria metà.

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Il tradimento nella coppia. Cosa ti spinge nelle mani dell’altro?

A chiunque, nella propria vita, sarà capitato almeno una volta di sentirsi traditi, da amici, partner, genitori, colleghi di lavoro, dal proprio corpo o dalla propria vita. La sensazione di sentirsi traditi ci priva, in malo modo, della ovattata sensazione si sentirsi al sicuro, almeno in quel contesto, grazie alla profonda sensazione di fiducia che lega se stessi “all’altro”.

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Genitori e disturbi specifici dell’apprendimento. Tu non capisci niente!

Adesso non trovo la parola giusta. Ma trovare le parole giuste è magnifico. Trovare la parola giusta è così importante. Le parole sono come cuscini: quando sono disposte nel modo giusto alleviano il dolore

(James Hillman)

L’inserimento a scuola per i bambini e le loro famiglie non è affatto un momento facile, anzi rappresenta per il nucleo familiare un cambiamento non indifferente: i genitori realizzano che il loro bambino non è più piccolo (che abbia frequentato l’asilo o meno), la scuola dell’infanzia, in effetti, inizia tra le mura domestiche e si apre così: domani vai a scuola, sei diventato grande! Il bambino non ancora del tutto autonomo dovrà imparare a seguire le lezioni, leggere, scrivere, fare i calcoli, interagire con adulti sconosciuti (insegnanti) e altri piccoli mai visti (compagni di classe). È l’inizio di nuova storia, la sua storia, la storia della famiglia che si costruisce nel tempo, una storia dalla quale dipende la vita di tutti: bambino, mamma, papà.

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