Questo articolo nasce da una riflessione, a sua volta scaturita dalla lettura del commento di un utente del sito a un altro articolo che ho pubblicato precedentemente. Questo veniva definito interessante, ma, “come al solito”, troppo lungo.
Il commento mi ha portato a riflettere su una questione non di poco conto: la complessità. Cosa si intende per complessità?
“Ti giuro che l’attesa aumenta il desiderio, è un conto alla rovescia col tempo a rilento…però ti sto aspettando come aspetto un treno (…)
Ti aspetto come i lidi aspettano l’estate, come le mogli dei soldati aspettano i mariti, ti aspetto come i bimbi aspettano il Natale….
(“Per un milione” Boomdabash)
Scegliere un argomento per un articolo a volte non è semplice; la scelta del presente articolo deriva da una riflessione in seguito a un bellissimo scambio di idee mentre aspettavamo il treno. Siamo rimaste piacevolmente sorprese su quanto questi momenti fossero per noi, contrariamente a quanto si possa pensare, preziosi attimi di calma per immergerci gradevolmente in dolci pensieri lontani dal caotico e frenetico movimento quotidiano.
L’autunno è una stagione di passaggio che segna in maniera dolce e graduale la fine dell’estate. È una stagione che da sempre suscita un fascino malinconico quasi romantico, ed è stata celebrata con i linguaggi artistici più disparati.
In autunno si assiste al fenomeno del foliage, in cui le verdi foglie estive prima si tinteggiano di tutte le sfumature di giallo arancione e rosso, poi si lasciano cadere. Il foliage è un fenomeno tipico delle aree temperate, aree in cui esiste (o meglio, dovrebbe esistere) una stagionalità ben distinta e dove le latifoglie spoglianti rappresentano la parte più cospicua della vegetazione.
“L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso.
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.”
(Hermann Hesse)
Si definisce stalking l’insieme di comportamenti aggressivi e ripetuti ai danni di un’altra persona che si concretizzano in tentativi di interazioni non volute, avvicinamento fisico e pedinamenti tali da ingenerare nella vittima sensazioni di pericolo per la propria sicurezza.
I corsi di accompagnamento alla nascita sono una fondamentale occasione di apprendimento, esperienza e conoscenza reciproca, per le mamme dalla ventiseiesima settimana in poi. Queste importanti esperienze si articolano, generalmente, in percorsi che prevedono un incontro settimanale, per una durata complessiva di 10/12 incontri a seconda delle figure che intervengono. In ambito pubblico, in ospedale o in Consultorio, i corsi sono organizzati e coordinati dalle ostetriche, e prevedono l’intento di ginecologi, pediatri, assistenti sociali, nutrizionisti e psicologici.
L’intervento psicologico all’interno dei CAN, in base a quanto indicato dal Piano sanitario regionale 2010 – 2012, e alle Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari, allegato 1, al Decreto n°u00152/2011, ha come obiettivo fornire alla coppia la possibilità di operare una scelta consapevole riguardo le modalità di assistenza al parto, il ruolo genitoriale, l’assistenza post-parto e la promozione dell’allattamento al seno.
Di cosa si occupa lo psicologo?
All’interno dei CAN lo psicologo si occupa di fornire informazioni riguardo le fasi della gravidanza. I vissuti interni delle future mamme cambiano molto nel passaggio dal primo al secondo trimestre, e dal secondo al terzo. (Per approfondire “La maternità – Un viaggio alla scoperta del Sè” della Dott.ssa Bernabé)
Parlare di bello e di bellezza potrebbe portarci ad affrontare il tema del narcisismo di questa nostra società occidentale e della ricerca dell’apparenza perfetta dettata dai social. Potrebbe. Le domande che hanno mosso questo articolo sono in realtà legate a quei pensieri da ombrellone nell’osservare le diverse forme umane che popolano le spiagge italiane nelle domeniche di giugno. Osservando le bambine senza il pezzo di sopra del costume che giocano libere e inconsapevoli con i loro compagni maschi; Osservando le adolescenti che si scoprono sfacciate con quei corpi perfetti e costume-infradito-borsa-telo approvati da Instagram, o che si coprono pudiche per celare depilazioni non proprio perfette, accessori non proprio aggiornati, linee morbide dove il diktat è spigoloso; Osservando le donne (più o meno giovani) a loro agio con i loro corpi più o meno allenati, depilati, coperti da accessori all’ultimo grido, quasi a comunicare di aver finalmente fatto pace col proprio corpo.
Dal 2009 il Tango Argentino è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. La sua storia, il suo linguaggio e le recenti scoperte sui suoi effetti terapeutici, lo differenziano da qualsiasi altro ballo.
È la danza tipica di Buenos Aires, che porta con sé delle grosse radici italiane: tra gli autori/compositori più famosi spiccano Canaro, Calo’, Di Sarli, D’Arienzo, Pugliese, Piazzolla ed altri; si è poi diffuso in modo capillare soprattutto in Europa, con una crescita esponenziale.
Il Tango trova terreno fertile nella regione del Rio de la Plata. Si sviluppò principalmente nelle città di Buenos Aires (Argentina) e Montevideo (Uruguay) dove un gran numero di comunità dalle enormi differenze sia etniche che culturali si incrociarono a seguito delle ondate immigratorie del XIX secolo, mescolando gente e culture provenienti da tutta Europa con realtà preesistenti come quelle afro-rioplatensi, indigene, gauchesche, africane e ispaniche. Il Tango si convertì in un fenomeno di portata mondiale a partire dalla seconda decade del XX secolo e da allora si è affermato e consolidato come uno dei generi musicali più apprezzati nel mondo.
Esercitare la professione di psicologo e di psicoterapeuta in un’era digitalizzata, pone obbligatoriamente di fronte a grandi interrogati sulla funzione di internet e dei nuovi strumenti tecnologici nei percorsi di cura.
Sappiamo come internet sia un ottimo veicolo per comunicare: ci permette di sentirci vicini anche a distanza, presenti nelle relazioni anche in assenza di presenza fisica. È uno strumento che non possiamo fare a meno di impiegare quotidianamente nelle nostre relazioni significative. È dunque necessario interrogarsi sui significati che assume il suo utilizzo nella pratica clinica e che effetti determina nella relazione terapeutica.
“Il nichilismo – Non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è accorgersi di questo ospite e guardarlo bene in faccia.”
Si parla spesso della potenza dell’espressione artistica, del suo valore da un punto di vista psicologico. Freud parlava di sublimazione, quella trasformazione di contenuti interni, anche negativi, in energia creativa che da dentro va verso l’esterno e nel caso dell’arte si concretizza in un quadro, una canzone, una fotografia, una poesia…
Con l’energia psichica bisogna pur farci qualcosa che si tratti di creare, di lavorare, di sperimentarsi nella crescita individuale o relazionale. Rapportarsi con l’arte permette questo scambio tra mondo interno e mondo esterno, questo contatto. Non solo l’espressione artistica, ma anche la fruizione artistica è un fattore che permette di dare spazio ai propri vissuti emotivi. Questo aspetto risulta fondamentale in quanto l’energia psichica deve trovare spazio e modo di muoversi altrimenti rischia di implodere dentro al soggetto restituendo stanchezza psichica e fisica.
Esporsi ad un’opera d’arte che ci piace restituisce spesso un senso di nutrimento. Questa sensazione di sentirsi nutriti si può associare al rapporto con la figura della madre che si prende cura di noi bambini dandoci grande presenza tra cibo e amore incondizionato.
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