Qualche sera fa, all’evento “Buskers in town” svoltosi nel quartiere centocelle di Roma, un artista di strada, che si esibì con delle acrobazie su di un palo tenuto in piedi da corde tirate da otto volontari, chiuse la sua esibizione coinvolgendo una bambina…
Avere fiducia di potercela fare anche nelle situazioni più complesse
“Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza”.
J. Wolfgang von Goethe
Le fiabe sono una traccia educativa che aiutano i bambini ad avviarsi sulla strada della vita, insegnando loro le grandi trame dell’esistenza, sulle quali comincia a disegnarsi l’anima. Pongono questioni semplici ma fondanti, che lavorano sull’inconscio di ognuno, creando identità morali e modelli di comportamento. Le fiabe sono importanti perché offrono una risposta non esplicita ma simbolica al senso della vita, e questo linguaggio mediato è proprio ciò che permette il collegamento tra l’aspetto emozionale e razionalità: attraverso le fiabe i bambini hanno una prima consapevolezza del loro mondo emotivo, perché essere personificano e danno voce a sentimenti e conflitti interiori non facilmente esprimibili. Secondo Jung le fiabe sono “l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio collettivo e rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa” (Per un maggiore approfondimento si rimanda all’articolo La funzione psicologica della fiaba – Il regno del proprio inconscio).
Spesso accade che i genitori che vivono una sofferenza profonda, come ad esempio un forte trauma, un lutto, possono riuscire ad elaborare una serie di strategie e a mettere in atto delle difese psichiche facendo in modo di coprirla, mascherarla e allontanarla affinché possano continuare la loro vita, agevolando allo stesso tempo quella dei propri figli. Un gesto d’amore, questo, che tutela i figli e li tiene lontani dalla sofferenza. Tuttavia il dolore, il trauma, permane nella persona che lo ha subito e se non viene considerato, vissuto ed elaborato, esso rimane come incapsulato e può essere passato, come fosse parte del corredo genetico, alla seconda generazione che avverte e percepisce la sofferenza a livelli profondi, inconsci. Le difficoltà delle nuove generazioni derivano dalle generazioni passate, come un’eredità che viene lasciata a livello inconscio.
Come posso spiegare le mie sensazioni di fronte a questa catastrofe […] Le membra erano proporzionate e avevo scelto i lineamenti più belli . Belli ! Buon Dio ! […] la bellezza del sogno era svanita, e un orrore e un disgusto soffocanti mi opprimevano il cuore.
Ci sono quelle notti dove con gli occhi spalancati, non ci si riesce ad addormentare in nessun modo. Eppure è tardi, si ha la consapevolezza di doversi alzare la mattina dopo. C’è qualcosa nella notte che ci sveglia, soprattutto nel momento di dormire e sembra così assurdo visto che ci si è sentiti stanchi per tutta la giornata. Sarà il richiamo della luna a renderci elettrici? In realtà, siamo in pigiama supini sul letto con l’acqua sul comodino, sembra esserci davvero tutto per affrontare la grande avventura del sonno. Ma continua ad esserci un’assenza. Cosa ci tiene in allerta?
Ci sono quelle notti dove il corpo è rigido, non si distende, non riesce a lasciarsi andare. Eppure non c’è niente di particolare che ci ha turbato negli ultimi giorni, la vita sembra essere quella di sempre. A partire dal collo, non aiuta il cuscino nuovo, c’è quel punto a destra vicino alla spalla che è dolorante e l’attenzione viene catturata da ogni dolore intercostale, da ogni tensione della mandibola. Si dice che ognuno di noi ha un lato più oscuro nel senso che è buio e quindi meno conosciuto e quindi potenzialmente spaventoso. Non sarà che il buio della notte richiama il buio interiore? Buio con buio crea un’immersione nel nostro Sé più inesplorato. Certo è che questo silenzio e questo buio che dovrebbero rilassarci ci mettono in contatto col vuoto.
La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore.
Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.
Carl Gustav Jung
Più di una volta nella nostra vita ci sarà capitato di imbatterci in sensazioni di inadeguatezza ed insicurezza rispetto al percorso di vita da intraprendere e alle scelte da voler attuare. Soprattutto in età post adolescenziale, quando ormai l’oscillazione tra il voler essere bambini ed il voler essere adulti propende verso quest’ultimo e ci ritroviamo a chiederci, come posso essere adulto?
Un potente stregone, con l’intento di distruggere un regno, versò una pozione magica nel pozzo dove bevevano tutti i sudditi. Chiunque avesse toccato quell’acqua, sarebbe diventato matto.
Il mattino seguente l’intera popolazione andò al pozzo per bere. Tutti impazzirono, tranne il re, che possedeva un pozzo privato per sé e per la famiglia, al quale lo stregone non era riuscito ad arrivare. Preoccupato, il sovrano tentò di esercitare la propria autorità sulla popolazione, promulgando una serie di leggi per la sicurezza e la salute pubblica. I poliziotti e gli ispettori, che avevano bevuto l’acqua avvelenata, trovarono assurde le decisioni reali e decisero di non rispettarle.
Quando gli abitanti del regno appresero il testo del decreto, si convinsero che il sovrano fosse impazzito, e che pertanto ordinasse cose prive di senso. Urlando si recarono al castello chiedendo l’abdicazione. Disperato, il re si dichiarò pronto a lasciare il trono, ma la regina glielo impedì, suggerendogli: – Andiamo alla fonte, e beviamo quell’acqua. In tal modo saremo uguali a loro -. E così fecero: il re e la regina bevvero l’acqua della follia e presero immediatamente a dire cose prive di senso. Nel frattempo, i sudditi si pentirono: adesso che il re dimostrava tanta saggezza, perché non consentirgli di continuare a governare?
Alcuni degli articoli pubblicati sul Sigaro di Freud si sono occupati della depressione e di come gli eventi traumatici possono farci vivere dei momenti tremendamente bui fino a spingerci ad entrare in quello stato depressivo dal quale diventa sempre più difficile uscire fuori e che rientra in un quadro più prettamente patologico (per un maggior riferimento si rimanda agli articoli “La depressione – La crosta di una ferita interna”; “Nel Vortice della Depressione- la vita di coppia e la sessualità”).
Questo articolo nasce da una riflessione, a sua volta scaturita dalla lettura del commento di un utente del sito a un altro articolo che ho pubblicato precedentemente. Questo veniva definito interessante, ma, “come al solito”, troppo lungo.
Il commento mi ha portato a riflettere su una questione non di poco conto: la complessità. Cosa si intende per complessità?
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