La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore.
Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.
Carl Gustav Jung
Più di una volta nella nostra vita ci sarà capitato di imbatterci in sensazioni di inadeguatezza ed insicurezza rispetto al percorso di vita da intraprendere e alle scelte da voler attuare. Soprattutto in età post adolescenziale, quando ormai l’oscillazione tra il voler essere bambini ed il voler essere adulti propende verso quest’ultimo e ci ritroviamo a chiederci, come posso essere adulto?
Un potente stregone, con l’intento di distruggere un regno, versò una pozione magica nel pozzo dove bevevano tutti i sudditi. Chiunque avesse toccato quell’acqua, sarebbe diventato matto.
Il mattino seguente l’intera popolazione andò al pozzo per bere. Tutti impazzirono, tranne il re, che possedeva un pozzo privato per sé e per la famiglia, al quale lo stregone non era riuscito ad arrivare. Preoccupato, il sovrano tentò di esercitare la propria autorità sulla popolazione, promulgando una serie di leggi per la sicurezza e la salute pubblica. I poliziotti e gli ispettori, che avevano bevuto l’acqua avvelenata, trovarono assurde le decisioni reali e decisero di non rispettarle.
Quando gli abitanti del regno appresero il testo del decreto, si convinsero che il sovrano fosse impazzito, e che pertanto ordinasse cose prive di senso. Urlando si recarono al castello chiedendo l’abdicazione. Disperato, il re si dichiarò pronto a lasciare il trono, ma la regina glielo impedì, suggerendogli: – Andiamo alla fonte, e beviamo quell’acqua. In tal modo saremo uguali a loro -. E così fecero: il re e la regina bevvero l’acqua della follia e presero immediatamente a dire cose prive di senso. Nel frattempo, i sudditi si pentirono: adesso che il re dimostrava tanta saggezza, perché non consentirgli di continuare a governare?
Alcuni degli articoli pubblicati sul Sigaro di Freud si sono occupati della depressione e di come gli eventi traumatici possono farci vivere dei momenti tremendamente bui fino a spingerci ad entrare in quello stato depressivo dal quale diventa sempre più difficile uscire fuori e che rientra in un quadro più prettamente patologico (per un maggior riferimento si rimanda agli articoli “La depressione – La crosta di una ferita interna”; “Nel Vortice della Depressione- la vita di coppia e la sessualità”).
Questo articolo nasce da una riflessione, a sua volta scaturita dalla lettura del commento di un utente del sito a un altro articolo che ho pubblicato precedentemente. Questo veniva definito interessante, ma, “come al solito”, troppo lungo.
Il commento mi ha portato a riflettere su una questione non di poco conto: la complessità. Cosa si intende per complessità?
“Ti giuro che l’attesa aumenta il desiderio, è un conto alla rovescia col tempo a rilento…però ti sto aspettando come aspetto un treno (…)
Ti aspetto come i lidi aspettano l’estate, come le mogli dei soldati aspettano i mariti, ti aspetto come i bimbi aspettano il Natale….
(“Per un milione” Boomdabash)
Scegliere un argomento per un articolo a volte non è semplice; la scelta del presente articolo deriva da una riflessione in seguito a un bellissimo scambio di idee mentre aspettavamo il treno. Siamo rimaste piacevolmente sorprese su quanto questi momenti fossero per noi, contrariamente a quanto si possa pensare, preziosi attimi di calma per immergerci gradevolmente in dolci pensieri lontani dal caotico e frenetico movimento quotidiano.
L’autunno è una stagione di passaggio che segna in maniera dolce e graduale la fine dell’estate. È una stagione che da sempre suscita un fascino malinconico quasi romantico, ed è stata celebrata con i linguaggi artistici più disparati.
In autunno si assiste al fenomeno del foliage, in cui le verdi foglie estive prima si tinteggiano di tutte le sfumature di giallo arancione e rosso, poi si lasciano cadere. Il foliage è un fenomeno tipico delle aree temperate, aree in cui esiste (o meglio, dovrebbe esistere) una stagionalità ben distinta e dove le latifoglie spoglianti rappresentano la parte più cospicua della vegetazione.
“L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso.
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.”
(Hermann Hesse)
Si definisce stalking l’insieme di comportamenti aggressivi e ripetuti ai danni di un’altra persona che si concretizzano in tentativi di interazioni non volute, avvicinamento fisico e pedinamenti tali da ingenerare nella vittima sensazioni di pericolo per la propria sicurezza.
I corsi di accompagnamento alla nascita sono una fondamentale occasione di apprendimento, esperienza e conoscenza reciproca, per le mamme dalla ventiseiesima settimana in poi. Queste importanti esperienze si articolano, generalmente, in percorsi che prevedono un incontro settimanale, per una durata complessiva di 10/12 incontri a seconda delle figure che intervengono. In ambito pubblico, in ospedale o in Consultorio, i corsi sono organizzati e coordinati dalle ostetriche, e prevedono l’intento di ginecologi, pediatri, assistenti sociali, nutrizionisti e psicologici.
L’intervento psicologico all’interno dei CAN, in base a quanto indicato dal Piano sanitario regionale 2010 – 2012, e alle Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari, allegato 1, al Decreto n°u00152/2011, ha come obiettivo fornire alla coppia la possibilità di operare una scelta consapevole riguardo le modalità di assistenza al parto, il ruolo genitoriale, l’assistenza post-parto e la promozione dell’allattamento al seno.
Di cosa si occupa lo psicologo?
All’interno dei CAN lo psicologo si occupa di fornire informazioni riguardo le fasi della gravidanza. I vissuti interni delle future mamme cambiano molto nel passaggio dal primo al secondo trimestre, e dal secondo al terzo. (Per approfondire “La maternità – Un viaggio alla scoperta del Sè” della Dott.ssa Bernabé)
Parlare di bello e di bellezza potrebbe portarci ad affrontare il tema del narcisismo di questa nostra società occidentale e della ricerca dell’apparenza perfetta dettata dai social. Potrebbe. Le domande che hanno mosso questo articolo sono in realtà legate a quei pensieri da ombrellone nell’osservare le diverse forme umane che popolano le spiagge italiane nelle domeniche di giugno. Osservando le bambine senza il pezzo di sopra del costume che giocano libere e inconsapevoli con i loro compagni maschi; Osservando le adolescenti che si scoprono sfacciate con quei corpi perfetti e costume-infradito-borsa-telo approvati da Instagram, o che si coprono pudiche per celare depilazioni non proprio perfette, accessori non proprio aggiornati, linee morbide dove il diktat è spigoloso; Osservando le donne (più o meno giovani) a loro agio con i loro corpi più o meno allenati, depilati, coperti da accessori all’ultimo grido, quasi a comunicare di aver finalmente fatto pace col proprio corpo.
Tango argentino painting tom charly biegler saatchi art jpg 770×770 Tango argetnino
Dal 2009 il Tango Argentino è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. La sua storia, il suo linguaggio e le recenti scoperte sui suoi effetti terapeutici, lo differenziano da qualsiasi altro ballo.
È la danza tipica di Buenos Aires, che porta con sé delle grosse radici italiane: tra gli autori/compositori più famosi spiccano Canaro, Calo’, Di Sarli, D’Arienzo, Pugliese, Piazzolla ed altri; si è poi diffuso in modo capillare soprattutto in Europa, con una crescita esponenziale.
Il Tango trova terreno fertile nella regione del Rio de la Plata. Si sviluppò principalmente nelle città di Buenos Aires (Argentina) e Montevideo (Uruguay) dove un gran numero di comunità dalle enormi differenze sia etniche che culturali si incrociarono a seguito delle ondate immigratorie del XIX secolo, mescolando gente e culture provenienti da tutta Europa con realtà preesistenti come quelle afro-rioplatensi, indigene, gauchesche, africane e ispaniche. Il Tango si convertì in un fenomeno di portata mondiale a partire dalla seconda decade del XX secolo e da allora si è affermato e consolidato come uno dei generi musicali più apprezzati nel mondo.
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