Nel vortice della Depressione
La vita di coppia e la sessualità

Noia. Senso di vuoto. Impotenza. Bassa autostima. Apatia. Rabbia. Tristezza..

Sono solo alcuni, i più diffusi, vissuti associati alla depressione.

Qualche volta ci capita di sperimentarli sulla nostra pelle, conosciamo questi sentimenti ed anche quando siamo sereni, può capitare, leggendo i loro nomi, di sentirli vivi dentro di noi. La depressione è infatti un’esperienza molto più “nostra” e comune di quanto immaginiamo (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “La Depressione- La crosta di una ferita interna” della rivista del mese di Gennaio 2015).

Secondo Melanie Klein, ogni individuo entra in contatto con le seguenti sensazioni nel momento di separazione primaria con la madre (“posizione depressiva normale”). Nel primo anno di vita, infatti, il bambino per la prima volta fa esperienza di quel sentimento di vulnerabilità, impotenza e tristezza che caratterizza la depressione in ogni fase di vita. È posto di fronte al dilemma di non poter bastare a se stesso, di essere dipendente da un oggetto esterno, come la mamma che ha un compito centrale nel superamento della 

posizione depressiva del figlio: le sue cure e la sua presenza permetteranno al bambino diccettare e interiorizzare la coesistenza di un proprio lato aggressivo con un altro degno di amore (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “Amore ed Odio- Bambino, oggetto e spinta alla riparazione” della rivista del mese di Maggio 2015).

Dalla relazione primaria alle altre relazioni significative di amore.

Il bambino ormai adulto fissato o regredito in una posizione depressiva, tenderà a cercare nel partner ciò che non ha potuto sperimentare nella relazione di accudimento primario: vedersi negli occhi dell’altro come una persona buona. In quest’ottica, dire “ho bisogno di te”, significa dire “ho bisogno del tuo amore perché mi fa sentire bello, buono, migliore e mi fa scoprire dei lati del mio carattere che non pensavo di avere perché nessuno mi ha permesso di vederli finora: mi fai sentire degno”.

Chi soffre di depressione ha un grande bisogno di essere gratificato e amato, poiché la sua autostima dipende da ciò che vede negli occhi del partner, ma contemporaneamente non è pronto all’amore essendo inconsapevolmente convinto di non meritarlo. Il vissuto inconscio della depressione è la perdita (reale o immaginaria) di un oggetto amato e il tentativo di investire il partner del compito di una madre si dimostrerà sempre un fallimento.

La depressione è l’uscita dal “mondo di chi merita amore”, e rappresenta una punizione che il soggetto si autoinfligge e che infligge all’altro in maniera inconsapevole, l’altro da cui si sente in un qualche modo abbandonato e non aiutato.

Il ritiro depressivo comporta la focalizzazione sul proprio stato umorale e il ritiro da ogni investimento pulsionale con la diminuzione di interesse verso il mondo esterno, le attività e le relazioni.

La depressione influisce nelle relazioni di coppia in maniera consistente. Il paziente depresso vive una relazione in cui non si sente capito, mentre sentimenti di impotenza logoranti insieme al desiderio di riuscire a guarire l’altro caratterizzano il vissuto del partner.

La vita di coppia subisce la caduta della spinta vitale nella sfera della sessualità.

Lo stato depressivo riduce l’interesse per il sesso, smorza il desiderio e il piacere sessuale. Maggiore è la gravità del disturbo depressivo, maggiori sono le conseguenze negative sulle funzioni sessuali. Il soggetto risulta disinteressato riportando difficoltà sessuali legate alla sfera del desiderio e dell’orgasmo, come ad esempio l’impotenza o l’eiaculazione precoce; di conseguenza tenderà ad inibire la libido. L’attività sessuale può anche essere ricercata in maniera compulsiva, o per mezzo di comportamenti promiscui e perversioni, con lo scopo di combattere, attraverso il piacere, le pulsioni autodistruttive che caratterizzano il vissuto depressivo, ricercando sensazioni sempre più intense per colmare il vissuto di vuoto. In entrambi i casi l’atto sessuale risulta perlopiù emotivamente poco coinvolgente e la soddisfazione scarsa.

L’effetto del sesso sulla depressione può accentuare il senso di inadeguatezza ed insoddisfazione, ma è importante accennare anche che può assumere una funzione riparatrice antidepressiva ed andare a contrastare le pulsioni autodistruttive tipiche del vissuto depressivo.

In altra sede abbiamo associato la depressione alla crosta di una ferita interna (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “La Depressione – La crosta di una ferita interna” della rivista del mese di Gennaio 2015) , apparentemente superficiale quanto indelebile e persistente. Ponendo l’attenzione alle relazioni interpersonali, proviamo qui a descrivere la depressione associandola metaforicamente ad un’altra ferita: una spaccatura nel suolo da cui ha origine un vortice che ha il potere di inglobare dentro se il paziente ed ogni aspetto della sua vita.

In conclusione, quindi, la tutela dei singoli e del benessere di coppia rende auspicabile il progetto di una terapia che prenda in considerazione gli aspetti strettamente legati al vissuto depressivo, ma anche gli aspetti legati alle dinamiche di coppia ed alla sessualità.

Dott.ssa Emanuela Gamba

Riceve su appuntamento a Roma

(+39) 389 2404480

emanuela.gamba@libero.it

Per approfondire:

Borst, U. “S.O.S. Depressione in famiglia. Vivere insieme a un partner depresso”, Ed. Apogeo, 2013 

Società italiana di Sessuologia Scientifica, “Rivista di sessuoligia clinica- 2004/2”, Ed. FrancoAngeli, 2004

“Mr. Beaver” film di Jodie Foster del 2011

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