Autore: Dario Maggipinto

Sul pensiero di Bion
Il sogno come esperienza del Sè

Lo studio di Bion è stato, per me, tanto complesso quanto entusiasmante. Per poter realmente comprendere il suo pensiero, ho dovuto metterlo in pratica nel momento stesso in cui scorrevo la lettura dei suoi libri.

È stato sorprendente quando ho compreso che dovevo mettere da parte la mia vorace voglia di una conclusione satura, per poter accedere realmente all’ignoto e al dubbio come elementi essenziali per una reale conoscenza (K) ed una trasformazione di essa in esperienza (O). Ho quindi provato sulla mia pelle (quella psichica) la sgradevole sensazione di un’angoscia nata dalla scomposizione dei mie costrutti, per crearne di nuovi e più maturi: trovare, nel suo pensiero, delle risposte a dei problemi che paradossalmente erano sorti dal suo studio.

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L’alopecia psicosomatica. La devastazione nella perdita del Sè

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Può capitare, appena svegli, di ritrovare sul proprio cuscino un capello perso, oppure sognare di perdere tutti i capelli e peli dal viso, accompagnati a forti stati d’angoscia e terrore. Talvolta, invece, la perdita di peli e capelli può divenire realtà, a causa di una alopecia temporanea o definitiva, provocando forti disagi nel contatto con l’altro e con il mondo.

Per Alopecia intendiamo la caduta di peli e/o capelli che può colpire qualsiasi parte del corpo, ma più frequentemente sul capo. Esistono vari tipi di alopecia, tra qui quella totale, che implica la perdita totale di capelli e peli, o quella localizzata, con chiazze irregolari. Tra le cause dell’alopecia possiamo individuare quelle genetiche, ormonali, alimentari, chimico-farmacologiche, psicosomatica. Se dopo tutti gli esami medici, sono escluse le precedenti cause organiche allora ci si direziona verso la causa psicosomatica.

Non possiamo parlare di alopecia se non comprendiamo il simbolismo centrale che ruota intorno ai peli, e nel particolare, ai capelli, ossia il concetto di legame affettivo, connesso all’aspetto filiforme del capello, e all’energia che fluisce dal dentro al fuori (dal mondo interno al mondo esterno e viceversa). Generalmente, a prescindere dalla gravita della patologia, l’alopecia spesso insorge dopo un’esperienza affettiva traumatica per la persona.

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Insicurezza? 5 consigli utili per comprenderla

L’insicurezza è un vissuto emotivo esperito più volte nella vita.

Generalmente ci si sente smarriti rispetto ai propri pensieri e si teme rispetto ad eventuali scelte da dover prendere. Talvolta l’insicurezza può essere più radicale, arrivando a temere un giudizio negativo verso sé stessi e la propria persona. 

Di base, come ogni sensazione emotiva esistente, anche l’insicurezza porta con sé una funzione preziosa, ossia quella di entrare in contatto con realtà diverse da quelle abituali e mettere, dunque, in discussione modelli di pensiero e credenze disfunzionali o non più adattivi. In altre parole l’insicurezza è fondamentale per accedere agli stati di crisi necessari per la crescita personale e l’evoluzione del sé.

Talvolta però, l’insicurezza può diventare persistente e ci impedisce di accogliere e fare esperienza anche delle nostre competenze interne, ossia delle parti di noi strutturare.

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Siamo tutti narcisisti? Il censore interno contro il Sé reale

Il termine narcisista è ormai diffuso ed utilizzato da chiunque, generalmente per indicare una persona estremamente egoista, incapace di comprendere i bisogni dell’altro. Se prestassimo ascolto a tutte le persone che definiscono gli altri, o addirittura se stessi, narcisista, inizieremmo a chiederci se non ci sia una vera e propria invasione. È innegabile che la società attuale si struttura intorno ad una modalità istrionica e narcisistica (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo “Popolarità a 5 stelle – Sono ciò che gradite di me”), esaltando l’apparire, l’involucro e dunque il falso al reale; ma è anche vero che è questa pressione all’apparire della società che crea ancor di più tale fraintendimento.

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La narrazione Isekai. Mettersi nei panni di un Hikikomori

Le fiabe, i miti, le storie fantastiche, ed oggi, i film e le narrazioni animate permettono al lettore o allo spettatore di identificarsi con il protagonista, al fine di rimettere in scena i propri personaggi interni nella storia, rianimarli ed attivarne un dialogo interno. Talvolta, può, invece capitare che il processo identificatorio irrigidisca la proiezione in senso inverso: non è più il personaggio che rievoca delle mie rappresentazioni interne, ma sono io che mi identifico e mi ispiro al personaggio. In altre parole vivo attraverso il personaggio. Un esempio di narrazione seducente in tal senso è il genere isekai. 

L’Isekai è un sottogenere di  manga e anime solitamente di genere fantasy in cui una persona normale viene trasportata, evocata, reincarnata o intrappolata in un universo parallelo. Di solito tale universo esiste già nel mondo del protagonista come videogioco o opera letteraria, ma talvolta può essere anche sconosciuto. A volte il protagonista si ritrova in un mondo completamente nuovo mantenendo i ricordi della sua vita precedente oppure dimenticarsi completamente di quanto accadutogli fino al suo risveglio in quel mondo. In altri casi il nuovo universo può essere un mondo virtuale che si trasforma in reale. 

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La personalità Borderline. Un troppo pieno che diventa vuoto

Kerberng fu il primo, negli anni ’70, a parlare di organizzazione borderline di personalità (“…Questi pazienti al limite tra psicosi e nevrosi hanno una organizzazione patologica specifica e stabile nel tempo, e non fluttuante tra psicosi e nevrosi),I sintomi dell’organizzazione borderline vengono da Kernberg assimilati a quelli delle nevrosi e dei disordini caratteriali, ma con la presenza di episodi psicotici transitori. l concetto di Kernberg di organizzazione di personalità si distingue dalla caratterizzazione fenomenologica attuale, poiché comprende molti e diversi disturbi della personalità. Secondo l’autore, infatti, i pazienti con disturbo di personalità narcisistico, antisociale, schizoide, paranoide, infantile e ciclotimico sono tutti caratterizzati da una sottostante organizzazione di personalità borderline..Secondo il DSM, il DBP, insieme ai disturbi istrionico e narcisistico, è inserito nel cluster B e viene definito come una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé, dell’umore e da una marcata impulsività.

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L’ascolto attivo. Tecniche per aiutare chi aiuta

 

Una delle caratteristiche che dovrebbe possedere qualsiasi professionista nella relazione d’aiuto, compreso il volontariato, è quella di  saper partecipare in maniera attiva alla relazione con l’altro, cercando di comprenderlo e comunicargli la comprensione del punto di vista, dei sentimenti e degli atteggiamenti dell’altra persona. Questo atteggiamento può sintetizzarsi con il termine “ascolto attivo”, che enfatizza il ruolo di partecipazione attiva, adottando un atteggiamento non direttivo. L’ ascolto attivo è la capacità di porre attenzione alla comunicazione dell’altro senza formulare giudizi.  

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