Autore: Dario Maggipinto

La sicurezza nel rinnegare Se Stessi. Metti la testa a posto!

La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore.

Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.

Carl Gustav Jung

Più di una volta nella nostra vita ci sarà capitato di imbatterci in sensazioni di inadeguatezza ed insicurezza rispetto al percorso di vita da intraprendere e alle scelte da voler attuare. Soprattutto in età post adolescenziale, quando ormai l’oscillazione tra il voler essere bambini ed il voler essere adulti propende verso quest’ultimo e ci ritroviamo a chiederci, come posso essere adulto?

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Il tango argentino. Un abbraccio terapeutico

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Dal 2009 il Tango Argentino è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. La sua storia, il suo linguaggio e le recenti scoperte sui suoi effetti terapeutici, lo differenziano da qualsiasi altro ballo.

È la danza tipica di Buenos Aires, che porta con sé delle grosse radici italiane: tra gli autori/compositori più famosi spiccano Canaro, Calo’, Di Sarli, D’Arienzo, Pugliese, Piazzolla ed altri; si è poi diffuso in modo capillare soprattutto in Europa, con una crescita esponenziale.

Il Tango trova terreno fertile nella regione del Rio de la Plata. Si sviluppò principalmente nelle città di Buenos Aires (Argentina) e Montevideo (Uruguay) dove un gran numero di comunità dalle enormi differenze sia etniche che culturali si incrociarono a seguito delle ondate immigratorie del XIX secolo, mescolando gente e culture provenienti da tutta Europa con realtà preesistenti come quelle afro-rioplatensi, indigene, gauchesche, africane e ispaniche. Il Tango si convertì in un fenomeno di portata mondiale a partire dalla seconda decade del XX secolo e da allora si è affermato e consolidato come uno dei generi musicali più apprezzati nel mondo.

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Il Colloquio Clinico. Donare senso all’esperienza del Sé

Cindy Couling, I Try To Listen

Mi chiamano psicologo. Questo è un errore. Sono piuttosto realista in un senso più alto, cioè descrivo tutte le profondità dell’animo umano.
(Fëdor Dostoevskij)

Questa frase di Dostoevskij introduce al vero senso di una consulenza psicologica; lo scopo di un colloquio clinico, infatti, è quello di andare ad indagare nella realtà psichica del soggetto.

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Analizzando la psicoterapia. Tra Psiche, Tempo e Terapia

La psicoterapia contiene tre elementi fondamentali: psiche, terapia ed il tempo.

Analizzando passo per passo questi tre elementi si scopre che la psicoterapia, apparentemente un concetto semplice e moderno, riveste di un significato più complesso ed antico.

Psiche deriva dal greco psyché, ossia spirito, anima; questa prima definizione ci permette di capire che fin dal principio dell’umanità la psiche rappresenta un concetto misterioso e mistico.

Anche ai giorni d’oggi non si riesce a dare una definizione certa del termine psiche. Facendo una rapida ricerca su internet vengono fuori le definizioni più disparate o inconcludenti.

Basti spostarsi da un approccio psicoterapeutico ad un altro per rendersi conto che lo stesso termine si connota di significati e valori diversi. D’altronde è abbastanza improbabile riuscire ad oggettivizzare un termine così astratto come la psiche, in quanto essa stessa rappresenta la soggettività di ogni individuo.

 Pertanto ritengo quasi impossibile comprendere cosa sia la mente senza sfociare nella filosofia, disposto a subire gli attacchi di coloro che sono intenzionati a rendere scientifica anche la psiche. Infatti analizzare l’evolversi della mente non è un compito facile.

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Elogio della tristezza. Ciò che la felicità non dice

“Non si può essere profondamente sensibili in questo mondo senza essere molto spesso tristi.
(Erich Fromm)”

Immagini, post, condivisioni, hashtag e tweet! La frenesia dei nostri tempi mira ad esaltare il godimento e la felicità perenne, almeno apparentemente, della persona di turno, allontanando il più possibile l’insoddisfazione e il profondo senso di vuoto. Difficilmente sui social potremo trovare post o commenti che descrivono emozioni profonde, a meno che, anch’esse, non conservano un aspetto esibizionistico.

La ricerca e l’ostentazione della felicità perenne è il fil rouge di ogni intenzione, ed ecco dunque nascere percorsi per trovare la propria felicità, strategie per allontanare pensieri negativi, fino ad arrivare a pratiche per indursi la risata, con l’idea che illudendo il corpo si possano illudere i propri pensieri.

In realtà la ricerca di una felicità soltanto immaginata e mai provata, nasconde la ricerca illusoria di qualcuno diverso da se stessi, diventare qualcuno di migliore, che non possa mai soffrire, disancorandosi dalle proprie consapevolezze psicocorporee.

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L’angoscia del cambiamento. Immergersi nell’indefinito

Più di una volta nella nostra vita abbiamo dovuto affrontare dei cambiamenti importanti, e, talvolta, a subirne le conseguenze. In realtà ogni aspetto della nostra esistenza è costellato da continui cambiamenti, ma l’idea di rimanere fedeli a se stessi e alla propria progettualità di vita, qualora ce ne fosse una, ci porta ad illuderci di poter controllare ogni cosa di sé stessi, compreso il futuro. Il cambiamento porta con sé la perdita di parti di sé, per fare spazio ad altro, a nuovi parti di sé, ancora in fase embrionale ( per un maggior approfindimento si rimanda all’articolo La paura del cambiamento – la spinta vitale dell’instabilità). Questa fase, molto critica, è una vera e propria fase di passaggio, dove l’individuo sente di non poter essere più A, ma sente ancora di non poter essere B, e allora, cos’è?

Ci ritroviamo in una sensazione di non essere ne A e ne B, all’interno di un bosco oscuro dove ci si sente sperduti, perché l’ignoto ed il nuovo vengono percepite come essenze minacciose, come entità interne sui quali non sappiamo se poterci affidare o meno e talvolta, nei sogni, vengono raffigurati come bambini, neonati, o bambole minacciosi e terrificanti.

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Vivere con la Sclerosi Multipla. Ciò che ti rende un eroe

Avviene inaspettatamente, il più delle volte. Vista offuscata, formicolio alle gambe, perdita dell’equilibro, ed ecco che il medico di turno, attento a questi sintomi specifici chiede altre analisi: “per fugare qualsiasi dubbio”. Prelievo del sangue e del liquido cerebrospinale, risonanze magnetica ed eccolo li, il medico, questa volta quello specializzato, che ti cambia la vita per sempre: “Sindrome Demielinizzante, meglio conosciuta come Sclerosi Multipla”.

La diagnosi di una patologia invalidante come la Sclerosi Multipla porta con sê molto spesso un senso di smarrimento, sconforto e terrore. La persona sente  che improvvisamente hanno strappato tutti i suoi sogni, la sua prospettiva di vita “normale”, e  caricato di una presenza che per tutta la vita porterà con se:

Lei, la Sclerosi Multipla.  

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La vecchiaia oggi. Quando l’anziano ritorna feto

Nel corso degli ultimi decenni, la società umana economicamente avanzata ha subito un enorme salto in avanti dal punto di vista tecnologico. Ogni aspetto dell’ambito umano ha dunque goduto di questa evoluzione, dalla comunicazione ai trasporti, dall’edilizia alla sanità. Questo notevole salto in avanti pone l’essere umano dinanzi ad un quesito etico, rappresentato in molti film cinematografici, ossia come la tecnica influenzi o sovrasti l’uomo. Possiamo affermare che ad oggi non è più l’uomo che ha potere sulla tecnica. Galimberti afferma che non vi è più l’utilizzo della tecnica per i propri fini, bensì il contrario: sono gli scopi che vengono modellati intorno alle nuove tecniche ( si rimanda all’articolo Psicopatologia della società moderna – Figli del materialismo). C’è dunque un crollo della finalità autentica dell’uomo, che comporta a livello generale una crisi identitaria, compensata dalle mille foto caricate online per modellare, attraverso la tecnica, un’identità fittizia, un falso sé virtuale: un avatar composto da come vorremmo essere percepiti dall’altro ( si rimanda agli articoli Il Falso Sé – Modellati nell’ambizione e Il Falso Sè – Sul sentimento di autenticità).

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Popolarità a 5 stelle. Sono ciò che gradite di me

Nella prima puntata della terza stagione di Black Mirror “Nosedive”, la sorridente Lacie vive in un mondo in cui ogni interazione sociale è soggetta ad un’immediata e normale valutazione da parte del prossimo. Ad ogni individuo corrisponde una scala di valori che va da una a cinque stelle. La media delle valutazioni ricevute continuamente restituisce un valore che definisce ogni persona nella società, nelle sue possibilità economiche, nel suo accesso ai servizi essenziali (sanità, accesso a determinati quartieri, utilizzo dei trasporti pubblici, ma non solo). Dall’alto del suo rassicurante 4.2, Lacie coltiva in ogni secondo della giornata una certa definizione di sé rispetto al mondo che la circonda, aspirando a salire sempre più nel gradimento. Emerge chiara, all’interno di questo episodio, la totale mancanza di spontaneità dei personaggi, focalizzati totalmente nella costruzione di un Sé sociale, ossia una maschera che possa renderli popolari e desiderabili (si rimanda all’articolo L’autenticità – L’arte di essere liberamente sè). La ricerca spasmodica della popolarità, o dell’essere attraente da un punto di vista superficiale viene spesso confusa come la risposta rispetto alla ricerca di qualcuno che possa amarci incondizionatamente, che finalmente ci possa accogliere nelle proprie braccia, nonostante i nostri difetti, che sono stati ben nascosti da maschere di facciata, maschere di muscoli o di chirurgia plastica.

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La società in crisi. Alla ricerca di un capro espiatorio

L’individuazione di un capro espiatorio è una dinamica caratteristica di qualsiasi gruppo, e generalmente si attiva per spostare ed attenuare la minaccia di sfaldamento del gruppo stesso: per evitare conflitti interni tra i vari membri del gruppo, generalmente viene individuato l’elemento ritenuto più disturbante, perché diverso dai valori comuni, e si accusa tale individuo di essere il portatore del malessere dell’intero gruppo. In tal modo il capro espiatorio porta con sé una duplice funzione: diviene il contenitore del malessere di tutti i membri e garantisce la sopravvivenza del gruppo stesso. Renè Girard teorizza che la dinamica del capro espiatorio è alla base della creazione dei miti d’origine, osservando come non solo nei piccoli gruppi, ma soprattutto nel collettivo e nella società di un paese o nazione, l’individuazione del capro espiatorio permetta di evacuare in parte la violenza ed il malcontento del popolo. Girard esamina la struttura tipo di un mito ed osserva come generalmente inizia con una persona che porta con sé una diversità, come l’essere uno straniero o l’avere una disabilità fisica (lo zoppo Edipo) o psichica ( il folle Dionisio).

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