Marina Abramović nata a metà degli anni ’40, a Belgrado, durante il regime comunista di Tito, rappresenta ad oggi una delle figure artistiche di spicco nella storia dell’arte contemporanea. Le sue performance art hanno sempre dialogato con la sfera antropologica e psicologica del comportamento umano, facendo risuonare le esperienze sensoriali e psicologiche profonde.
Lo studio di Bion è stato, per me, tanto complesso quanto entusiasmante. Per poter realmente comprendere il suo pensiero, ho dovuto metterlo in pratica nel momento stesso in cui scorrevo la lettura dei suoi libri.
È stato sorprendente quando ho compreso che dovevo mettere da parte la mia vorace voglia di una conclusione satura, per poter accedere realmente all’ignoto e al dubbio come elementi essenziali per una reale conoscenza (K) ed una trasformazione di essa in esperienza (O). Ho quindi provato sulla mia pelle (quella psichica) la sgradevole sensazione di un’angoscia nata dalla scomposizione dei mie costrutti, per crearne di nuovi e più maturi: trovare, nel suo pensiero, delle risposte a dei problemi che paradossalmente erano sorti dal suo studio.
Da questa affermazione, ormai divenuta una delle frasi più celebri di Freud, la psicoanalisi svilupperà una visione intrapsichica della mente e del sogno.
Nell’epoca attuale, l’arte, in tutte le sue sfumature viene considerata come un elemento marginale della società, un qualcosa di non produttivo che non merita la giusta attenzione ed il giusto investimento, sia economico che espressivo e personale.
Una frase pronunciata almeno una volta nella nostra vita, per richiamare la nostra gratitudine nel tornare in quel posto sicuro, confortante, dove sentirsi in pace con se stessi.
Può capitare, appena svegli, di ritrovare sul proprio cuscino un capello perso, oppure sognare di perdere tutti i capelli e peli dal viso, accompagnati a forti stati d’angoscia e terrore. Talvolta, invece, la perdita di peli e capelli può divenire realtà, a causa di una alopecia temporanea o definitiva, provocando forti disagi nel contatto con l’altro e con il mondo.
Per Alopecia intendiamo la caduta di peli e/o capelli che può colpire qualsiasi parte del corpo, ma più frequentemente sul capo. Esistono vari tipi di alopecia, tra qui quella totale, che implica la perdita totale di capelli e peli, o quella localizzata, con chiazze irregolari. Tra le cause dell’alopecia possiamo individuare quelle genetiche, ormonali, alimentari, chimico-farmacologiche, psicosomatica. Se dopo tutti gli esami medici, sono escluse le precedenti cause organiche allora ci si direziona verso la causa psicosomatica.
Non possiamo parlare di alopecia se non comprendiamo il simbolismo centrale che ruota intorno ai peli, e nel particolare, ai capelli, ossia il concetto di legame affettivo, connesso all’aspetto filiforme del capello, e all’energia che fluisce dal dentro al fuori (dal mondo interno al mondo esterno e viceversa). Generalmente, a prescindere dalla gravita della patologia, l’alopecia spesso insorge dopo un’esperienza affettiva traumatica per la persona.
L’insicurezza è un vissuto emotivo esperito più volte nella vita.
Generalmente ci si sente smarriti rispetto ai propri pensieri e si teme rispetto ad eventuali scelte da dover prendere. Talvolta l’insicurezza può essere più radicale, arrivando a temere un giudizio negativo verso sé stessi e la propria persona.
Di base, come ogni sensazione emotiva esistente, anche l’insicurezza porta con sé una funzione preziosa, ossia quella di entrare in contatto con realtà diverse da quelle abituali e mettere, dunque, in discussione modelli di pensiero e credenze disfunzionali o non più adattivi. In altre parole l’insicurezza è fondamentale per accedere agli stati di crisi necessari per la crescita personale e l’evoluzione del sé.
Talvolta però, l’insicurezza può diventare persistente e ci impedisce di accogliere e fare esperienza anche delle nostre competenze interne, ossia delle parti di noi strutturare.
Il termine narcisista è ormai diffuso ed utilizzato da chiunque, generalmente per indicare una persona estremamente egoista, incapace di comprendere i bisogni dell’altro. Se prestassimo ascolto a tutte le persone che definiscono gli altri, o addirittura se stessi, narcisista, inizieremmo a chiederci se non ci sia una vera e propria invasione. È innegabile che la società attuale si struttura intorno ad una modalità istrionica e narcisistica (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo “Popolarità a 5 stelle – Sono ciò che gradite di me”), esaltando l’apparire, l’involucro e dunque il falso al reale; ma è anche vero che è questa pressione all’apparire della società che crea ancor di più tale fraintendimento.
Le fiabe, i miti, le storie fantastiche, ed oggi, i film e le narrazioni animate permettono al lettore o allo spettatore di identificarsi con il protagonista, al fine di rimettere in scena i propri personaggi interni nella storia, rianimarli ed attivarne un dialogo interno. Talvolta, può, invece capitare che il processo identificatorio irrigidisca la proiezione in senso inverso: non è più il personaggio che rievoca delle mie rappresentazioni interne, ma sono io che mi identifico e mi ispiro al personaggio. In altre parole vivo attraverso il personaggio. Un esempio di narrazione seducente in tal senso è il genere isekai.
L’Isekai è un sottogenere di manga e anime solitamente di genere fantasy in cui una persona normale viene trasportata, evocata, reincarnata o intrappolata in un universo parallelo. Di solito tale universo esiste già nel mondo del protagonista come videogioco o opera letteraria, ma talvolta può essere anche sconosciuto. A volte il protagonista si ritrova in un mondo completamente nuovo mantenendo i ricordi della sua vita precedente oppure dimenticarsi completamente di quanto accadutogli fino al suo risveglio in quel mondo. In altri casi il nuovo universo può essere un mondo virtuale che si trasforma in reale.
Kerberng fu il primo, negli anni ’70, a parlare di organizzazione borderline di personalità (“…Questi pazienti al limite tra psicosi e nevrosi hanno una organizzazione patologica specifica e stabile nel tempo, e non fluttuante tra psicosi e nevrosi),I sintomi dell’organizzazione borderline vengono da Kernberg assimilati a quelli delle nevrosi e dei disordini caratteriali, ma con la presenza di episodi psicotici transitori. l concetto di Kernberg di organizzazione di personalità si distingue dalla caratterizzazione fenomenologica attuale, poiché comprende molti e diversi disturbi della personalità. Secondo l’autore, infatti, i pazienti con disturbo di personalità narcisistico, antisociale, schizoide, paranoide, infantile e ciclotimico sono tutti caratterizzati da una sottostante organizzazione di personalità borderline..Secondo il DSM, il DBP, insieme ai disturbi istrionico e narcisistico, è inserito nel cluster B e viene definito come una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé, dell’umore e da una marcata impulsività.
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