Oltre che essere umani siamo anche esseri culturali. Ciò vuol dire che la nostra identità è anche culturale ovvero contenente elementi fondamentali quali l’etnia ed essa è influenzata dalla classe sociale, dall’età, dalla religione, dal genere, dall’orientamento sessuale e dalle dinamiche familiari.
Da questa affermazione, ormai divenuta una delle frasi più celebri di Freud, la psicoanalisi svilupperà una visione intrapsichica della mente e del sogno.
Conversazione tra Giove e Mercurio, Giove spiega a Mercurio cosa significhi assumere sembianze umane per fare l’amore con una donna mortale:
“Lei userà poche espressioni e questo amplierà l’abisso tra di noi…Dirà “ Quando ero piccola” o “Quando sarò vecchia” o “Mai in tutta la vita”. Questo mi colpisce profondamente Mercurio…Ci stiamo perdendo qualcosa Mercurio- il pathos della caducità- l’implicazione della mortalità- quella dolce tristezza dell’afferrare qualcosa che non si può trattenere?” tratto da Amphitryon 38 di Jean Giraudoux.
Il termine naturale di una gravidanza fisiologica è di 40, 41 settimane, lasso di tempo che garantisce la corretta maturazione di tutti gli organi del feto, ad esempio i polmoni. Altri organi, quali il cervello, proseguiranno la loro maturazione fuori dall’utero materno.
Pubblicazione a promozione del progetto “Rondini. Centro di ascolto psicologico e assistenza legale” finanziato dalla Regione Lazio con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, promosso dall’Associazione Semi di Pace OdV in collaborazione con l’Associazione Il Sigaro di Freud come soggetto terzo – www.semidipace.it/progetto-rondini/
Il gioco d’azzardo patologico (GAP), o secondo l’attuale sistema di classificazione DSM-5 il Disturbo da gioco d’azzardo (DGA), sin dalle sue caratteristica storiche, sociali, economiche e psicologiche, provoca nelle persone che ne soffrono diverse alterazioni psico-fisiche; in particolare nella figura del giocatore patologico “compulsivo”, la dipendenza è crescente e si rivela in particolare, attraverso la perdita del controllo (per maggiori approfondimenti si rimanda all’articolo Il gioco d’azzardo – l’illusione di controllare il destino).
Gli studi volti ad indagare la natura, le cause e gli effetti del maltrattamento hanno riscontrato nella personalità del maltrattante la presenza ricorsiva di un deficit empatico. Tutto ciò si traduce in una insufficiente partecipazione emotiva al dolore inflitto attraverso le condotte aggressive, da cui si origina una scarsa consapevolezza dell’agito violento unita ad una minimizzazione della responsabilità circa il medesimo e le sue dirette conseguenze.
Il soggetto maltrattante sarebbe dunque scarsamente propenso a provare pietà.
Studi neurobiologici attribuiscono questo deficit empatico a fattori di natura prettamente organica, quali una disfunzione dell’amigdala e un’alterazione di zone cerebrali come la corteccia ventromediale, la corteccia prefrontale e il lobo temporale, oltre ad una disfunzione delle strutture limbiche e paralimbiche (Singer, 2006).
Ma questa sorta di “cecità empatica”, anziché costituire una predisposizione biologica o una caratteristica innata ed immutabile, può mostrarsi il prodotto di un’infanzia affettivamente deprivata, in seguito alla quale il soggetto ha sviluppato impulsi aggressivi, esperienze traumatiche, sensazioni persecutorie e di pericolo dalle quali ha appreso a difendersi con l’attacco.
L’8 marzo 2020, il giorno dedicato ai diritti delle donne, è stato annunciato il lockdown nazionale che ha costretto la maggior parte degli italiani a vivere in casa per 3 mesi. Non esistevano zone colorate, l’Italia era un’unica macchia nera.
La doppia appartenenza nell’Affido Familiare “…non cancellarmi perché ho bisogno di rimanerti in testa il tempo di sfatare il sogno”
Accetto miracoli, Tiziano Ferro
Ben esprime Tiziano Ferro con queste parole la domanda, sempre urgente e insita nell’esperienza umana, di essere di qualcuno, di essere tenuti nella mente. Ed essere tenuti nella mente vuol dire essere visti, riconosciuti ed accettati.
Così come essere di qualcuno, vuol dire appartenere, avere una propria storia, essere inscritti all’interno di una narrazione familiare.
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