Con il termine cancro si definisce un insieme di malattie con eziopatogenesi multifattoriale, caratteristiche cliniche e prognosi diverse, che hanno in comune un’alterazione del normale processo di riproduzione cellulare. Ci si ammala quando una “mutazione maligna” altera il regolare meccanismo di morte cellulare programmata (apoptosi) per cui i gruppi di queste “cellule impazzite” iniziano a moltiplicarsi in maniera incontrollata.
La malattia oncologica viene vissuta, inconsciamente, nella nostra cultura, come una “condanna a morte” poiché nel nostro immaginario collettivo la parola “cancro” è associata automaticamente all’idea di morte (cancro=morte è una classica equazione simbolica).
Il Ghosting è una strategia indiretta, immatura e aggressiva per porre fine ad una relazione.
Vuol dire letteralmente “rendersi un fantasma per l’altro”, sparire, dissolversi, diventare nebbia improvvisamente…
Maggiormente frequente nei rapporti di coppia, il Ghosting è un fenomeno che coinvolge relazioni di qualsivoglia natura (amorose, amicali, terapeutiche, di lavoro…); una pratica indiretta, immatura e aggressiva in quanto implica una scelta unilaterale e il rifiuto di comunicare con l’altro.
Sparire è una strategia da sempre utilizzata per chiudere le relazioni, soprattutto d’amore. Negli ultimi anni se ne registra un notevole incremento tanto che, ad oggi, si stima che circa un 80% delle relazioni vengano interrotte con un’azione di Ghosting.
Più o meno tutti noi , dunque, ne siamo stati vittime o carnefici.
Conoscere le probabilità di riuscita di un rapporto di coppia, fin dall’inizio di una nuova relazione, è un desiderio che accomuna molte persone. In tanti vorrebbero essere a conoscenza delle probabilità che la propria storia ha di proseguire nel tempo, oppure di interrompersi per diverse ragioni, tra cui un’incompatibilità di carattere o per aspettative divergenti.
Un verbo semplice che ha il potere di riportarci alla mente ricordi d’infanzia. Quei giochi bramati, attesi, pretesi come momenti di svago, come opportunità di crescita.
Nel gioco ogni bambino ha l’occasione di trasportarsi in un mondo alternativo e divertente fatto di regole e di fantasia. Attraverso le regole ha l’opportunità di sperimentare i propri limiti e riconoscersi e, attraverso la fantasia, di cedere ai desideri onnipotenti e infantili di sovraumanità, potendo controllare la realtà alternativa nell’illusione di controllare il reale (per maggiori approfondimenti si rimanda all’articolo “Il ruolo del gioco nello sviluppo- da 0 a 99 anni”). “Esiste TUTTO nella fantasia”, ripeteva mia madre quando ero piccola.
Il gioco è un bisogno primordiale che non appartiene solo ai bambini: è un’occasione desiderata e ricercata nell’intero arco di vita perché crea una rottura all’abitudine, sollecita pensieri nuovi, gratifica e sa di libertà. Dona l’opportunità – anche agli adulti – di rientrare in contatto con quei pensieri onnipotenti infantili che nella realtà-reale rimangono (nei più) sopiti, scontrandosi con troppi fattori incontrollabili.
Sai … a volte penso che permetti ai tuoi pazienti di coinvolgerti davvero troppo.” “E’ l’unico modo che conosco per guarirli”
(Dal film “Prendimi l’anima”, 2002)
Cosa avviene in quella stanza? Ci sarà il lettino? Sarà simpatico/a? Accogliente? E’ meglio scegliere un uomo o una donna?” Queste sono le domande, le perplessità, le fantasie più comuni che possono balenare nella mente dei futuri pazienti di fronte alla scelta del terapeuta o semplicemente prima della seduta iniziale, forse la prima di un lungo percorso.
L’avvento di internet e dei social media ha portato diversi cambiamenti nella nostra società.
Negli ultimi venti anni sono notevolmente aumentate la diffusione, la condivisione di conoscenze e le occasioni per noi di sperimentare il nostro diritto alla libertà di espressione. I social network, in particolar modo, rappresentano una grande opportunità di comunicazione ad ampio raggio: permettono di esprimere opinioni, sperimentare nuovi comportamenti, mostrare parti di sé, passioni e pensieri velocemente e a molte persone contemporaneamente.
Oggi desidero elogiare il mio attuale sentire: un desiderio del dolce far niente.
Mi sento riscaldata dal pensiero dei pigri, di chi (come me) brama le mattine domenicali in cui poter rimanere sul divano, avvolti in una morbida, calda coperta di lana, protetti dal proprio bozzolo, inermi ad aspettare lo scorrere delle ore, felici di non fare niente di niente…
La pigrizia è un lusso che possono (e riescono) a concedersi in pochi.
Sin da piccoli ci insegnano che dobbiamo essere attivi, raggiungere e creare perennemente nuovi obiettivi: produttività è la parola d’ordine della società moderna. L’effetto di un locus of control esterno, dunque l’attenzione maggiore verso ciò che si pensa possa essere socialmente accettabile, condiziona il nostro modo di agire e anche i vissuti associati al non-agire.
<<Pigmalione aveva rinunciato a sposarsi e passava la sua vita da celibe, dormendo da solo nel suo letto. Grazie però alla felice ispirazione dettatagli dal suo talento artistico, scolpì in candido avorio una figura femminile di bellezza superiore a quella di qualsiasi donna vivente e si innamorò della sua opera. Questa aveva l’aspetto di una fanciulla vera, tanto che la si sarebbe creduta viva e desiderosa di muoversi, se non l’avesse impacciata il pudore. L’arte era tanto grande da non apparire addirittura. Pigmalione stesso è preso dall’immagine di quel corpo e contemplandolo concepisce una passione ardente. (…) E viene il giorno della festa di Venere (…) anche Pigmalione porta il suo dono agli altari, davanti a cui si ferma sussurrando timidamente: “O dèi, se è vero che voi potete concedere tutto, io ho un desiderio: vorrei che fosse mia sposa…”. L’aurea Venere, che è presente in persona alla sua festa, percepisce il significato reale di questa supplica ed ecco che la fiamma, interprete della benevolenza della dea, tre volte si riaccende e guizza verso l’alto. Pigmalione, non appena torna a casa, si reca dalla statua della sua fanciulla e sdraiandosi sul letto accanto a lei, prende a baciarla: gli sembra di incontrare qualcosa di tiepido. Di nuovo accosta la bocca e le tocca il petto con le mani: al tocco l’avorio si ammorbidisce, deponendo la sua rigidità. (…) Il giovane resta attonito, quasi si lascia andare alla gioia ma teme di ingannarsi: pieno d’amore torna a toccare più e più volte l’oggetto dei suoi desideri: è proprio un corpo vivo! Le vene pulsano sotto la pressione del pollice. Allora sì che trabocca di gratitudine e cerca le parole per esprimerla a Venere! Finalmente preme le sue labbra su una bocca vera e dà dei baci che la fanciulla sente: arrossendo ella leva timidamente verso di lui lo sguardo e ai suoi occhi appare contemporaneamente la visione del cielo e quella dell’uomo che l’ama>> (Dalle “Metamorfosi” di Ovidio)
Sogniamo infinitamente di amare e di essere amati in amori fragili, amori indistruttibili, amori devastanti, amori appaganti… Amando mostriamo i nostri limiti, mettiamo in scena le nostre paure, abbassiamo le difese ed il controllo sulla nostra vita. Viviamo un’ esperienza soggettiva intensa e totalizzante che ci fa sentire “nudi” di fronte all’altro, ma che ci permette di assaporare il piacere nell’affidarsi senza sentirsi vulnerabili e conoscere quella dipendenza sana dell’amore ( si rimanda all’articolo La dipendenza- Vuoti di vita da colmare).
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