La rabbia
A difesa dell’amore verso se stessi
Fronte e sopracciglia violentemente aggrottate, denti digrignati, rosso in viso, muscoli irrigiditi e paura di perdere il controllo. Ad ognuno di noi sarà capitato nella vita di riconoscersi in questa descrizione. Ad ognuno di noi sarà capitato almeno una volta nella vita di essere adirati o, nel gergo comune, arrabbiati. Ma cos’è la rabbia? La rabbia è una emozione tipica, funzionale e primitiva; essa può essere, infatti, osservata sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dell’uomo. Nasce dalla frustrazione o dalla costrizione, ossia quando un oggetto esterno ci impedisce di soddisfare un nostro bisogno. Verso tale oggetto può generarsi dunque un’intenzione ad aggredirlo, allo scopo di raggiungere il soddisfacimento del proprio bisogno. Spiegato in questi termini, sicuramente il lettore avrà immaginato un animale, un uomo primitivo o un bambino che si sferra aggressivamente verso il proprio “nemico” che gli impedisce di divorare la propria preda, oppure di divertirsi con il proprio giocattolo. Ma in un ottica più matura, la rabbia diviene funzionale anche per tutelare i propri bisogni emotivi e identitari. Ci si difende dai soprusi subiti o dai tentativi del prossimo di invaderci o “approfittarsi di noi”. Diviene quella carica emotiva che permette a se stessi di creare dei limiti, dei confini tra l’Io e l’esterno e di difendersi qualora un agente esterno invadesse tali confini.