Tag: psicologia

Psicodinamica degli Amori Impossibili
Relazioni di coppia tra realtà e immaginario

“Gli amori impossibili non finiscono mai, sono quelli che durano per sempre

(dal film Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek)

Gli amori impossibili sono amori rari, imperfetti, tormentati, struggenti, passionali, folli.

Sono amori indimenticabili fatti di sentimenti ambivalenti; crescono e diventano colmanti in un alternarsi di scariche di adrenalina e sofferenze. Anche chi non li ha vissuti, conosce i sentimenti che accompagnano l’esperienza di un amore impossibile: sa riconoscere l’ingiustizia come conseguenza di una scelta altrui (dell’amante o del contesto), identificarsi nella sofferenza di non poter vivere un sentimento forte e devastante e sperimentare l’illusione  di “ciò che poteva essere, ma non è stato”. In un amore impossibile possiamo sentirci vivi come mai prima e contemporaneamente fare i conti con una sempre lontana felicità,  sperimentando la sofferenza dell’irraggiungibilità di un amore sicuro (per maggiori approfondimenti si rimanda all’ articolo Reazioni patologiche e Doppi Legami – “Di relazioni ci si ammala, di relazione si guarisce”).

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La Gelosia nelle Relazioni d’Amore
Sentimento od Ossessione?

La gelosia non è altro che un contenuto psichico che può essere sia elemento di normalità che di patologia a seconda di quanto ha il potere di condizionare idee e comportamenti: può determinare, ad esempio, solo uno stato emotivo, un’idea prevalente o essere un pensiero paranoico e delirante.

Gelosia è, dunque, in primis normalità. La totale assenza di gelosia nei rapporti amorosi rappresenta un processo di congelamento emozionale, una difficoltà relazionale, il frutto di un utilizzo massiccio di meccanismi, quali rimozione e negazione (per un approfondimento si rimanda all’articolo Meccanismi di difesa- Quei garanti della sopravvivenza) consolidati in infanzia a difesa dell’io per sopperire verosimilmente all’inadeguatezza genitoriale. La gelosia è espressione sana dell’esistenza di un legame di attaccamento con il partner, possibile solo laddove ne sia stata già fatta esperienza in precedenza con le figure di accudimento primario (per un approfondimento si rimanda agli articoli Legame di Attaccamento- L’importanza del legarsi Legami di Attaccamento- Oltre l’amore di un padre).

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Riflessioni sul Carnevale
Di Maschere e di Psiche

Periodo più folle dell’anno, dove “ogni scherzo vale” ed è possibile essere e fare ciò che ci pare.  Il Carnevale è la rappresentazione di un mondo pazzo, senza regole, dove le certezze della vita, lasciano il posto alla confusione in ogni suo sfaccettatura.

Nato come espressione di un tentativo sociale di trasgressione di norme e di sovversione di ruoli sociali sovraimposti. Nella civiltà occidentale, le origini del Carnevale sono antiche e rintracciabili nei saturnali Romani, rituali pagani in cui, in un periodo limitato di tempo, non vi era l’obbligo di rispettare leggi e costumi sociali ed in cui le gerarchie erano capovolte (gli schiavi divenivano liberi ed acquisivano poteri). Il mondo, in quei giorni, girava al contrario. L’equilibrio sociale ed il perfetto ordine delle cose, tornava con la fine della festa che veniva scandita da sacrifici, nell’ottica rituale attraverso cui la morte conduce sempre ad una nuova rinascita. 

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Assertività
La Conquista dei “No”

È così semplice dire “No”?

Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un video di un bambino mentre fa il bagnetto, che parla con il papà. Durante il gioco che accompagna un momento fondamentale nella giornata di un genitore e del suo piccolo, il padre intrattiene il figlio facendo domande a raffica. Il bambino ha solo qualche mese meno di un anno, ma sembra aver già appreso la differenza fra la comunicazione verbale e non verbale. Si guarda intorno con occhi illuminati e sorride; si percepisce che sa dire ancora poche parole per via della sua età ed, infatti, nel video ne pronuncia solo una, precisa e diretta: “No”…“No”…“No”… Ad ogni domanda, risponde con “No” divertito, euforico ed inappropriato. Sembra aspettare con impazienza la fine della domanda per essere libero di pronunciare quella parolina che ci fa sorridere per la sua inadeguatezza, perché siamo socialmente spinti ad associarla all’accezione negativa del rifiuto, ma che rappresenta una scelta comunicativa forse meno ingenua di quanto immaginiamo . Dice “No”  senza pensarci troppo, senza fatica.

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La Regolazione delle Emozioni
Il regalo poco gradito

Le principali abilità emotive necessarie per interagire e relazionarsi socialmente sono tre: il riconoscimento, l’espressione e la regolazione delle emozioni.

Il riconoscimento delle emozioni, indica la capacità di etichettare e attribuire ad altri il vissuto di sensazioni emotive; esprimere un’emozione permette, invece, di trasmette un messaggio emotivo proprio in una modalità socialmente condivisa e accettabile (Si rimanda all’articolo Alessitimia- quando il corpo mette in scena le emozioni della rivista del mese di Dicembre 2014, per chi fosse interessato alle difficoltà associate a tali competenze).

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Esperienze e Terapie con Animali
Quattro Zampe e un Cuore

“Il tempo trascorso con i gatti non è mai sprecato”

(Sigmund Freud)

Gli animali, come i cuccioli di uomo, sono un’immensa fonte di amore incondizionato.

Sentiamo subito sulla nostra pelle gli effetti positivi della vicinanza di un animale domestico: lo scodinzolare di un cane ci fa sperimentare improvvisamente la felicità,  le fusa di un gatto ci rilassano e la buffa corsa di un coniglietto ci fa sorridere e intenerire.

La relazione con un animale nasce da interazioni corporee e sensoriali, di forte impatto emotivo. Costruiamo con lui  un rapporto che cresce nella quotidianità, un attaccamento in cui sperimentiamo fiducia, cura, gioco, compromessi, abitudini, affetto… e soddisfiamo il nostro innato desiderio di prenderci cura di qualcun altro che, fragile e dipendente dalle nostre attenzioni, ci permette di non sentirci inutili e migliora la nostra autostima. Sentiamo di essere incondizionatamente ricambiati nell’ affetto, perché un amico a quattro zampe è anche il facile obiettivo di importanti proiezioni. Percepiamo e sperimentiamo pensieri e stati d’animo nostri inconsapevoli, attribuendoli a lui. Facciamo esperienza di un legame sicuro, perché il suo affetto non è altro che lo specchio del nostro affetto: amiamo e quindi riceviamo amore.

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Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata
Abbuffate di Emotività

In questa sede abbiamo più volte affrontato il tema della nutrizione e delle implicazioni personali e sociali associate a tale pratica vitale. Il cibo è banalmente ciò che ci mantiene in vita, ma al contempo rappresenta significati che sono strettamente legati, in maniera differente per ognuno di noi, ad un insieme di emozioni precise e ambivalenti (per un approfondimento si rimanda all’articolo Dipendenza da cibo – Il legame tra nutrimento ed emozione  della rivista del mese di Febbraio 2015). Può essere una gratificazione o una punizione, una scusa per interagire, una scelta attraverso cui esprimere il proprio modo di essere, una difficile dipendenza da cui uscire, un piacevole conforto, un nemico da combattere..

l cibo rappresenta il pensiero ossessivo di chi mette in atto comportamenti disfunzionali nel tentativo di distruggerequell’idea di “nemico/amico”, rischiando invece solo di annientare se stesso.  È il caso dei disturbi del comportamento alimentare.

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Il ruolo del gioco nello sviluppo
da 0 a 99 anni

Da anni collaboro con un servizio scolastico, lavorando insieme ai bambini. Insieme, non con.

Dirò una cosa banale, ben chiara soprattutto ai genitori o ai professionisti dello sviluppo, nell’affermare che ogni bambino è un ottimo insegnante e un attento genitore. Un bambino ci fa sentire amati e importanti, scopre quando diciamo una bugia, ci fa rispettare quelle regole che in precedenza abbiamo dato, ci permette di cambiare prospettiva mostrandoci le cose attraverso i suoi occhi e di entrare in contatto con le sue emozioni, di viverle e di riviverne di nostre ormai dimenticate.

Un privilegio del mio lavoro è la possibilità di giocare quotidianamente insieme ai bambini: attraverso i nostri giochi, possiamo, insieme, posizionare mattoncino LEGO su mattoncino LEGO, costruendo simultaneamente i muri delle nostre identità.

Giocare è stimolante, utile, divertente e ci permette di sognare e raccontare delle favole che parlano di noi.

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L’abitudine
“Vestirsi” di sè

Settembre. A presto, Estate.
Si ricomincia.

 
È sempre bello tornare a casa. Bentornata “solita vita”. Possiamo percepire realmente il gusto di un viaggio nel momento esatto del ritorno, quando il bagaglio di nuove esperienze acquisite durante il percorso, ci dà lo spinta per affrontare con nuove ricchezze la vita di tutti i giorni (si rimanda all’articolo sul viaggio “Sul bisogno di occhi nuovi” della rivista di aprile 2015).

Al ritorno, sfogliando le foto scattate durante il viaggio e riassaporando quei momenti di libertà dagli obblighi della vita convenzionale, ci assale un sentimento di malinconia che ci spinge a a fantasticare su possibili strategie di evasione dalla routine. È in quel momento di passaggio fra il “dolce far niente” e la ripresa delle responsabilità quotidiane, che sentiamo la pesantezza del ritorno.
Settembre è, per tutti, tempo di valutazioni sul presente e di scommesse sul futuro.

Mi chiedo, a volte, cosa ci porta a scegliere una vita piatta; o meglio, non mi chiedo, contesto.” (un verso di “Quasi” – poesia di Luis Fernando Verissimo, riportata integralmente in fondo all’articolo)

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Legami Di Attaccamento
Oltre l’amore di un padre

Alla Ricerca della Felicità – Film (2006)

Il concetto di attaccamento è sinonimo di cure, sicurezza e amore.

È la relazione, a cui siamo spinti sin dalla nascita da tendenze biologiche ed innate, che istauriamo con una figura di accudimento primario, definita caregiver (“che dà cure”). Il ruolo preferenziale di caregiving nella relazione con il bambino è culturalmente e biologicamente affidato alla mamma, che segue il suo piccolo nella crescita e favorisce lo sviluppo di una personalità “sana” ponendosi come “base sicura” e rispondendo in maniera “sufficientemente buona”  ai suoi bisogni. La mamma è colei che dà cibo e amore ed è, banalmente oppure no, il primo punto di riferimento del bambino.

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