Autore: Serena Bernabè

Anoressia. Tra narcisismo e conflitti interiori

Maria è una ragazza di 16 anni, frequenta un prestigioso liceo, i voti sono alti, pretende molto da se stessa, in realtà non le piace studiare, ma il possibile fallimento le procura un’ansia incontrollabile che la spinge a fare sempre di più. Quando finisce la scuola viene accompagnata, spesso, dalla madre a fare danza classica, apparentemente molto amata da Maria, ma in realtà con delle regole così “rigide” per la sua mentalità, che è costretta a vivere una vita che non gli appartiene fino in fondo. Ed è proprio nella palestra dove pratica danza, che Maria trascorre la maggior parte del suo tempo: si allena con costanza quasi ogni giorno, è uno sport affascinante, ma la costringe ad un alimentazione povera, molti cibi non sono permessi e il controllo della fame è fondamentale per mantenere la forma. Non ha molti amici, al di fuori di una o due compagne di classe che conosce da parecchi anni, non frequenta praticamente nessuno: ogni relazione apparentemente amicale si trasforma in competizione, ha enormi difficoltà nel fidarsi sia degli adulti che dei coetanei. 

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La maternità. Un viaggio alla scoperta del Sè

Ad un tratto la sua vita cambiò… era un mattina come tante altre, eppure c’era in lei la piccola consapevolezza che qualcosa stava cambiando… e fu così che, senza nemmeno accorgersene, Margherita passò dall’essere una giovane donna all’essere una giovane mamma. L’emozione fu grande, praticamente indescrivibile, ma assolutamente condivisibile con chi le era più caro.

E’ bastato vedere i risultati delle analisi per  realizzare in un breve, brevissimo tempo, che in lei stava prendendo forma una nuova vita, vita concepita con l’amore più grande che una donna e un uomo possano donare. 

L’esperienza della gravidanza è uno dei momenti più belli della vita, ricco di emozioni, fantasie, cambiamenti, ma anche di ansie, preoccupazioni, paure, è un bellissimo banco di prova per la donna che vede tuttavia,  dall’altra parte, sfumare in un attimo ogni suo progetto di vita; cambiano le priorità e cambiano i bisogni: tutte le cose che fino a quel momento sembravano indispensabili, in un attimo perdono la loro importanza per lasciare spazio ad altre. I cambiamenti non riguardano solo il corpo che la donna in nove mesi vede modificarsi continuamente, al di là di ogni aspettativa precedente, ma riguardano anche la sfera psicologica.

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Il bullismo. L’altra faccia della medaglia…con gli occhi del bullo.

“Bullo bastona la compagna di classe perché non va volontaria all’interrogazione”

“Suicida a 14 anni per bullismo sul web: indagati 8 minori”

“Disabile aggredito da un bullo sull’autobus”

Questi sono solo alcuni tra i numerosi titoli di cronaca che colorano le pagine dei nostri giornali. Quello del bullismo è un argomento ad oggi molto conosciuto grazie alla maggiore informazione o ai corsi di aggiornamento rivolti ad insegnanti e genitori, ma anche grazie ai progetti di sensibilizzazione rivolti ai ragazzi stessi. Ciononostante, il fenomeno non sembra essere debellato, anzi, gli episodi di bullismo sembrano moltiplicarsi in modo esponenziale, ormai al telegiornale non si parla d’altro, in alcuni programmi televisivi vengono invitati psicologi, psichiatri, sociologi, educatori e chi più ne ha più ne metta, nel tentativo di spiegare cosa scatti dentro la testa di questi giovani e quali siano le conseguenze di tali azioni sulle vittime. 

bullismo

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Legame di attaccamento. L’importanza di legarsi

Ho pensato moltissimo cosa trattare in questo articolo, ho anche buttato giù qualche riga sul tema dell’ascolto, che poco dopo ho cancellato per fare spazio a uno dei ricordi a me più cari.

In passato ho lavorato in una casa-famiglia che ospita la diade mamma-bambino. Ho trascorso con loro molti anni, di conseguenza ho visto bambini nascere e crescere lì dentro, ho visto giovani ragazze, prima alle prese con il test di gravidanza, ritrovarsi poi ad essere mamme. Ho vissuto vicino a loro  tenendogli la mano per affrontare le paure, ma anche la gioia di aver messo al mondo un figlio. La struttura accoglie giovani donne abbandonate dal proprio compagno o che comunque non hanno un appoggio su cui poter contare; ogni gravidanza ha una propria storia, frutto di una violenza,  di un atto incosciente,  di un amore patologico o di una speranza che la coppia si era data per cercare di rimanere insieme. Bambini desiderati o non voluti, ma pur sempre bambini bisognosi di amore e di accudimento.

Vivere con loro la quotidianità è stata una delle esperienze più formative di tutta la mia carriera e, oltre ad arricchirmi professionalmente, mi ha dato la possibiltà di crescere come persona e di ragionare sul  complesso ruolo  dell’essere madre.

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Identificazione con l’aggressore. Il caso di Sonia

Cristina De Biasio – Libertà verso la luce

Sonia è una ragazza di 20 anni, ha una bimba di due anni, e momentaneamente vive in casa-famiglia. La sua storia è molto complessa, il padre alcolista e maltrattante ha ripetutamente abusato di lei e dei suoi sei fratelli. La madre invece, una donna minuta di statura e dal carattere molto tranquillo, ha avuto sempre un ruolo marginale nella famiglia, anche lei vittima delle violenze di questo uomo. Violenze corporee, sessuali ma anche psicologiche.  Per anni tutta la famiglia è vissuta nel terrore della figura paterna, Sonia a soli 14 anni è andata via da casa, consapevole del male che stava subendo, ha preso le sue poche cose ed ha cambiato città con la speranza di riuscire a lasciarsi alle spalle tutte le sofferenze subite fino a quel momento.

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L’oggetto transizionale. Linus non aveva tutti i torti

Sofia è una bambina molto amata, i suoi genitori sono sempre stati attenti alle sue cure e ai suoi bisogni.

Quando è nata, ma forse ancor prima di nascere,  amici e parenti  hanno riempito la sua cameretta con peluches di ogni genere, con la speranza che uno di questi potesse rappresentare per lei  la famosa “Copertina di Linus” da portare a scuola, a casa dei nonni o semplicemente in giro.

Sofia, tra tutti quei giochi e peluches si è particolarmente affezionata a un orsetto chiamato Minù: da quando si sveglia fino a quando va a dormire, Minù è sempre accanto a lei. Lo cerca quando vuole addormentarsi la sera, la mamma glielo mette vicino nei momenti di sconforto, quando viene rimproverata da qualcuno lo cerca e lo stringe forte a sé. Con il passare del tempo Minù sembra crescere con lei, non è più così morbido come prima, in realtà sembra “invecchiato”, pochi giorni fa ha perso anche un occhio, ma per Sofia non è cambiato niente, Minù rimane comunque il suo peluche preferito.

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AUTISMO. Il mondo degli Opossum

Era una giornata come le altre, arrivata a lavoro ho salutato Luca, lui ha salutato me toccandomi le mani  e abbiamo iniziato a lavorare.

Luca era più euforico del solito, saltava da una parte all’altra della stanza, ripeteva in continuazione il dialogo di un cartone animato, batteva a terra i suoi piedini e riusciva contemporaneamente con la mano destra a scrocchiare le dita e con quella sinistra a toccarsi i capelli.

I suoi occhi erano rivolti altrove, guardava tutto, ma non guardava niente. E  sicuramente non guardava me. 

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