I Sette Vizi Capitali
La superbia

“O grande astro, che cosa sarebbe la tua felicità se tu non avessi coloro a cui risplendi?” Friedrich W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra

Nell’opera dantesca la leggenda di Aracne è presentata come settimo esempio di superbia punita in quanto la giovane tessitrice viene trasformata in un ragno per essere punita del proprio peccato.

Il mito narrato da Ovidio nelle ‘Metamorfosi’ sulla famigerata tessitrice nata a Ipape nella regione storica della Lidia, vede al suo interno un intreccio di tematiche quali la superbia, l’onnipotenza e limiti umani. 

La giovane utilizzava la sua arte per dare vita a creazioni meravigliose e dai colori vivaci tanto da essere ammirata da molti fino a farle credere di essere così brava da superare i suoi limiti tanto da sfidare Atena, dea delle armi e delle arti, la quale la ammonì consigliandole di non perdere l’umiltà.

Al fine di mettere la giovane tessitrice di fronte alla sua divina creatività e capacità e rimetterla nel ruolo di donna umana, decise di sfidarla. Quest’ultima accettò la sfida volendo superare i suoi limiti pur di essere riconosciuta e confermare la sua nomea. Così diede forma ad una tela perfetta dai bellissimi colori scatenando l’ira di Atena che decise di punire Aracne trasformandola in un ragno quindi condannandola a rimanere appesa a dei fili dello stesso colore per l’eternità.

La leggenda così raccontata esplica come il tentativo dell’essere umano di superarsi mostrando agli altri e sé stesso la propria perfezione porta simbolicamente ad una punizione divina. Spiegato in termini psichici ovvero a doversi scontrare con un fallimento identitario che giunge alla trasformazione di qualcosa di nettamente diverso da ciò a cui quella condotta era finalizzata. Dunque l’identità si perde senza possibilità di ritrovamento prendendo la direzione che illusoriamente ci conduce verso la perfezione fino a sfidare il divino. 

La superbia è comunemente intesa come la spropositata stima di sé nonché la percezione di essere superiori agli altri. Il desiderio del superbo è la conquista sempre di una posizione di privilegio con ogni mezzo possibile al fine di dimostrare la sua superiorità.

L’anima è mascherata da maestosità quando la reale grandiosità è un ponte e non un fine, citando di nuovo Nietzsche in Così parlò Zarathustra

Ovvero la vera potenza dell’individuo consiste nella condizione stessa di essere umano e non nell’onnipotenza di poter giungere ad un finale perfetto in quanto corrisponde ad un ideale imposto. In questo senso l’immagine sostituisce la realtà psichica e la copre e l’individuo avrà difficoltà ad accedere alle proprie verità ovvero alla sua anima creando una frattura insanabile data dall’impossibilità di ricongiungersi con l’immagine reale di sé stessi, quella da scoprire e di cui essere curiosi. Una curiosità spesso messa da parte dalla distrazione per dover aderire a convenzioni sociali e/o ideali di noi stessi spesso sovrannaturali che portano l’individuo a dover chiedere a sé stesso più di quanto i limiti glielo consentono alla stregua di una perfezione che allontana dalla ricerca un equilibrio tra il bisogno di riconoscimento e la necessità di farne a meno.

La grande salute (mentale) di Zarathustra è per Nietzsche ciò che ha contraddistinto il dionisiaco dei Greci e che caratterizzerà il superuomo: la capacità di superare ogni valore posto come eterno e universale, di passare oltre ogni limite delle conoscenze date e dalle abitudini convenzionali, di non fissare e adorare nulla come ‘ragione di vita’; ma, soprattutto, la capacità di gioire dall’incessante divenire di sé stesso e dei valori, di godere le avventure della conoscenza e la trasgressione dei costumi, di star bene nell’assenza di scopi e fondamenti rigidi. 

In questo caso il superuomo è l’uomo evoluto o in evoluzione; è ciò che ci permette di tornare a contattare ciò che è terreno, concreto, possibile dunque potenzialmente e realmente soddisfacente.

“Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di speranze ultraterrene! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no.” FRIEDRICH W. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra

Dott.ssa Ilaria Pellegrini

Riceve su appuntamento a Pomezia e Roma (zona Piramide)

(+39) 3897972535

ilariapellegrini85@gmail.com

Per approfondire: 

  • Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo. Vittorio Lingiardi, 2021
  • Le metamorfosi. Publio Ovidio Nasone, 2016
  • Così parlò Zarathustra. Friedrich W. Nietzsche, 1982
  • dalla rivista National Geographic https://www.storicang.it/a/aracne-donna-che-divenne-ragno_15305

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