La creatività psichica
Ideazione del sé

La creatività psichica ha l’anima come opus. Opus inteso come architettura del sé attraverso ideazione ed immaginazione.

La creatività psichica differisce dalle altre in quanto il suo opus è la psiche stessa, non un suo specifico contenuto o talento; non deve necessariamente portare allo sviluppo del pensiero, di doti musicali o dell’intelligenza. 

Il creativo in psicologia non agisce solamente all’interno dei propri recinti ma si costruisce attraverso la connessione con un’altra anima, che costituisce il tratto specifico della creatività psichica.

La psicoanalisi ebbe inizio quando Freud, nell’ambito del suo rapporto con l’amico e collega Wihelm Fliess, si rivolse affascinato alla propria anima.

La psicologia fu creata nel profondo quando la libido di Freud fu attirata verso la sua psiche nell’autoanalisi. Per far ciò c’è bisogno di una interrelazione fra anime in quanto l’interdipendenza di individui può permettere lo spazio creativo dove poter isolarsi ed accedere alla possibilità di essere e dare forma alle cose: “Il mondo e la sua umanità sono la valle del fare anima.” (James Hillman). 

La creatività si va a sviluppare dal rapporto che si crea tra l’artista e l’opera in corso in una relazione interdipendente tra percezione e oggetto creato in un campo in cui si mette in scena l’atto creativo in via di formazione. 

“Non è Goethe che crea il Faust, ma il Faust che crea Goethe”, (C. G. Jung).

Il campo può essere definito come spazio potenziale dove potersi esprimere e definire sé stessi in un recinto di emozioni che possono essere esperite perché proiettate sull’opera stessa in via di creazione.

Il comportamento umano risulta comprensibile in quanto è dotato di un significato interno. Il significato interno è sofferto e sperimentato. L’opera creativa mette ordine attraverso una possibile sperimentazione di essa, ad un mondo interno di complessità. 

Per Freud la creatività è una risposta ad un bisogno infantile di rappresentare ciò che è più recondito e anche ciò che è stato nascosto o negato. 

Dunque la creatività è la sublimazione di energie negative.

Donald Winnicott, psicoanalista britannico, studia il rapporto tra gioco e atto creativo, fondamentale esperienza con cui il bambino si confronta nel suo percorso di crescita. 

Il neonato vive uno stato di fusione totale con la realtà esterna, rappresentata dalla madre di cui non è consapevole, ma da cui dipende. La madre dovrà favorire l’emancipazione del bambino dallo stato di fusione con essa, conducendolo alla transizione fra la soggettività e l’oggettività. Per compiere questo difficile percorso il bambino necessità di “oggetti transizionali”, oggetti carichi affettivamente che funzionano da ponte tra realtà interna e realtà esterna e grazie ai quali il bambino può acquisire l’autonomia nell’esplorazione di sé attraverso quella del mondo esterno.

L’uso che il bambino fa del suo oggetto transizionale rappresenta la sua prima esperienza di gioco. Il gioco è, per Winnicott, un’esperienza creativa ed è in questa area intermedia tra il soggettivo e l’oggettivo che può comparire l’atto creativo, che permette al bambino di contattare il proprio Sé.

La creatività non si concretizza con le “creazioni”, ma nell’incontro con la realtà esterna. 

L’individuo può trovarsi e ritrovarsi nelle proprie vocazioni: ci sono quadri, libri, composizioni e scienze che ne descrivono la natura. 

Nell’espressione della propria creatività e dunque del sé, ci si può certamente rifare a modelli del passato ma con la possibilità di ritoccare il modello tradizionale entrando in contatto con fantasie proprie e capacità immaginativa. 

L’alterazione dei modelli appresi è l’oggettivazione del campo entro cui la vita vissuta si concretizza e con cui si è in continuo scambio: scambio tra vita, realtà esterna e realtà interna.

Dott.ssa Ilaria Pellegrini

Riceve su appuntamento a Pomezia e Roma zona Piramide

(+39) 3897972535

ilariapellegrini85@gmail.com

Per Approfondire: 

  • Hillman, J (1972). Il mito dell’analisi
  • Jung, C. G (2009). Il libro rosso
  • Winnicott, D (1971). Gioco e realtà

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